Bollette gonfiate su 13 mesi, le multe non fermano i rincari occulti
E io pago Le compagnie telefoniche mandano la fattura ogni 28 giorni. Ieri ennesimo richiamo inutile dell’Agcom. Serve una legge
Un anno composto da 13 mesi. È racchiusa in questo sgambetto al calendario gregoriano la questione delle bollette a 28 giorni, anziché a cadenza mensile, che fa sborsare l’ 8,6% in più all’anno ai clienti di Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb. Da alcuni anni, e in modo progressivo, tutti gli operatori di telefonia hanno infatti aggiornato il sistema di fatturazione che, in pratica, si traduce in una bolletta in più a ll ’ anno. Modifica che ora ha spinto il garante delle Comunicazioni (Agcom) ad avviare “procedimenti sanzionatori” nei confronti dei big telefonici che non hanno rispettato la delibera ( 121/ 17/ CONS) pubblicata lo scorso marzo dalla stessa Autorità che gli ordinava, invano, di tornare entro 90 giorni a una cadenza mensile per le fatture della telefonia fissa, delle offerte fisso più Internet più mobile e per il rinnovo di quelle commerciali.
UN RICHIAMO disatteso: la bolletta continua ad arrivare ogni 28 giorni non permettendo al cliente di avere la corretta percezione del prezzo offerto da ciascun operatore e di valutarne il costo annientando così la concorrenza. Come è stato possibile? Contro il provvedimento dell’Agcom, l’A s st e l (l’associazione che rappresenta le compagnie telefoniche) è ricorsa al Tar del Lazio, che ha fissato l’udienza per il febbraio 2018. Ma se i gestori dovessero ricevere un giudizio negativo, si appelleranno sicuramente anche al Consiglio di Stato.
Agli utenti, intanto, non resta che mettersi le mani in tasca e pagare: anche se decidessero di cambiare operatore, non hanno nessuna possibilità di risparmio. Tutti i gestori più grandi, infatti, non solo hanno ignorato la richiesta dell’Agcom, ma hanno fatto anche da apripista: il trucchetto contabile, degno dei migliori illusionisti, sta per essere utilizzato anche da Sky dal prossimo primo ottobre. E, giusto per non farci ca- pire nulla, nello spot della pay tv trasmesso in questi giorni non viene specificato che il prezzo fisso che promuovono per i prossimi 12 mesi tra meno di due settimane non sarà più calcolato su base mensile ma ogni 28 giorni.
“Questo tipo di bolletta è un trucchetto tutto italiano per mascherare l’aumento delle tariffe e il cartello che hanno fatto”, ha commentato non meno di due settimane fa la vice capogruppo del Pd alla Camera, Alessia Morani. Ma la dem è andata oltre: “La mia preoccupazione maggiore – ha detto – è che anche le compagnie di gas ed elettricità possano accodarsi. Per questo la norma, che vorremmo fosse inserita nella prossima legge di Bilancio, deve essere inattaccabile”.
E allora il governo che fa? Almeno a parole, si dice pronto a “un intervento normativo” per porre un freno al fenomeno delle fatture a 28 giorni. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, nel Question time di mercoledì ha, infatti, spiegato che “nella condotta degli operatori te- lefonici e di Sky si legge un comportamento scorretto verso i consumatori che pagano queste iniziative in prima persona” e che andrebbero meglio “perseguite azioni di maggiore tutela”. Tradotto: si dovrebbe andare verso un termine unico, valido per tutti, magari su base mensile, in modo da agevolare i consumatori e mettere fine al caos.
UN INTERVENTO CHE, tuttavia, sembra l’ennesimo spauracchio nei confronti degli operatori telefonici e della pay tv e che ha spinto sul piede di guerra le associazioni dei consumatori. “Non ci limiteremo a plaudere all’in iz ia ti va dell’Agcom di sanzionare le compagnie – afferma Federconsumatori – ma avvieremo un’azione inibitoria per chi non applica la delibera dell’Autorità”. L’Unione nazionale consumatori, invece, propone di “fissare per legge la cadenza mensile della fatturazione e cambiare gli importi delle sanzioni, eliminando i tetti attuali e prevedendo che le multe debbano essere sempre superiori all’illecito guadagno ottenuto con pratiche commerciali scorrette o in violazione delle delibere delle autorità di regolazione”. Il Codacons si dice infine pronto a una class action e chiede “una maxi sanzione per i gestori telefonici e delle pay-tv, perché solo intaccando le loro casse sarà possibile ottenere il rispetto delle norme”. Del resto i numeri lo dimostrano. I primi di agosto, l’Antitrust ha multato Wind per 500 mila euro proprio per aver ridotto unilateralmente il periodo di rinnovo delle offerte da 30 a 28 giorni, prevedendo costi aggiuntivi per chi decideva di esercitare il diritto di recesso dal contratto (entro 30 giorni). Ma il gestore era già stato sanzionato un anno fa, insieme a Telecom, sempre per la rimodulazione tariffaria sulle offerte di telefonia mobile. E pochi mesi prima la multa da un milione era arrivata a Vodafone. Importi che, tuttavia, fanno il solletico a questi big dai fatturati miliardari per cui il gioco vale sempre la candela.
La preoccupazione maggiore è che anche le compagnie di gas ed elettricità possano accodarsi 01 settembre 2017