Crac da 50 milioni, Farina finisce in manette
Torino L’editore avrebbe sottratto fondi alla Ilte, la società di Moncalieri che stampava Pagine Gialle e molti quotidiani
Ai
finanzieri che ieri mattina nella sua casa di Segrate lo hanno arrestato per bancarotta fraudolenta aggravata non ha mostrato segni di reazione, anche se era un po’ sorpreso: pensava di aver risolto tutti gli obblighi verso i suoi creditori. Invece è finito nel carcere di Torino Vittorio Farina, 62 anni, imprenditore ed editore a lungo socio d’affari ( immobiliari) di Luigi Bisignani, il faccendiere della P4. Farina, presidente del gruppo editoriale Dmail ( ora Netweek, in concordato preventivo) era stato anche tra gli uomini d’affari interessati a rilevare da Rcs alcuni periodici tra i quali il settimanale economico Il Mondo e alcune ri- viste di gossip come Novella 2000, ma quei progetti non sono andati in porto.
NON SONO andati bene neanche gli affari con la Ilte, una grossa tipografia industriale di Moncalieri (Torino) che un tempo apparteneva all’Iri e dove, una volta, venivano stampate le Pagine Gialle recapitate nelle case degli italiani. Era una commessa importante, quella degli elenchi telefonici, ma quando il settore è andato in crisi i conti sono via via peggiorati e l’azienda è stata dichiarata fallita a febbraio 2016. Il fallimento, però, non sarebbe stato causato soltanto da questo fattore, anzi. Per il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Torino, coordinato dal sostituto procuratore Valerio Longi, sarebbe una bancarotta fraudo- lenta aggravata: l’imprenditore avrebbe sottratto dal patrimonio dalla Ilte risorse per oltre 50 milioni di euro, aggravandone il dissesto di circa 25 milioni.
Secondo gli investigatori, i soldi sottratti all’azienda, tra cui il ricavato dalla cessione dello stabilimento (60 milioni), sarebbero andati a favore di una quindicina di società a lui riconducibili tramite la concessione di finanziamenti mai restituiti, la cessione di rami di azienda a prezzi inferiori di quelli reali e l’acquisizione di partecipazioni di società decotte. Sembra che l’Ilte venisse utilizzata come una cassa da cui sottrarre denaro per poi sanare i conti di altre aziende di Farina, editore di una miriade di testate locali del Nord Italia. L’imprenditore, per ritardare il dissesto della tipografia, avrebbe anche fatto predisporre bilanci falsi.
E FALSA era stata anche la fideiussione consegnata al Tribunale di Torino per ottenere il concordato preventivo della Ilte. Farina aveva proposto di salvare l’azienda facendola rilevare da un’altra sua società e per farlo aveva presentato al giudice una garanzia che poi si è rivelata fin- ta: a quel punto il tribunale non poteva che dichiarare il fallimento della Ilte. E non è tutto. Dopo la sentenza, per evitare richieste di risarcimento da parte dei creditori, Farina ha versato al curatore fallimentare una grossa somma di denaro che, dopo gli accertamenti della Finanza, è risultata essere stata sottratta da un’altra sua società. “Ci riserviamo di vedere gli atti e di studiare l’ordinanza”, commentano i suoi difensori, gli avvocati Davide Papuzzi e Valentina Ramella.
Il personaggio Legato a Bisignani e proprietario di testate locali del Nord, usava i soldi per tappare buchi di altre ditte