L’ennesimo dietrofront: Ius soli torna a dicembre
Gentiloni promette: “L’impegno ad approvarlo entro l’autunno rimane”
Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, prima si è arrabbiato moltissimo con Graziano Delrio, reo di aver bollato come “mancanza di coraggio” la scelta di rimandare la legge sullo Ius soli, poi si è messo le mani nei capelli, dopodiché ha ricominciato a fare i conti dei voti possibili per un’eventuale fiducia: perché sulla riforma della legge sulla cittadinanza – e più in generale sui temi dell’immigrazione – si confrontano (e si pesano) i protagonisti di questo scorcio di legislatura tra i democratici. S’intende Paolo Gentiloni, Marco Minniti, Graziano Delrio e Matteo Renzi.
COSÌ, IL GIORNO dopo la decisione della capigruppo di Palazzo Madama di non inserire nel calendario di settembre lo Ius soli, il ministro delle Infrastrutture ha attaccato: “Il dietrofront è un atto di paura grave”. Lì per lì con lui si sono irritati tutti, a partire da Renzi, che ha tenuto la linea: si fa il possibile, stando al fianco del governo.
La faccenda della cittadinanza è problematica non solo per la difficile aritmetica del Senato, ma anche per quella – non meno complessa – del consenso: detto in parole povere, secondo i sondaggi quella legge fa perdere voti. E ancora: oggi il segretario del Pd non si può permettere di non mostrarsi allineato a Gentiloni, un premier in costante salita nel gradimento degli italiani. Il presidente del Pd, Matteo Orfini ha pungolato Delrio: “Il governo si impegni per la fiducia”. E alla fine, lo stesso Gentiloni a Corfù per un bilaterale con Tsipras (accompagnato da Delrio e da mezzo governo) s’è impegniato “ad approvare lo Ius soli in autunno”.
L’autunno, com’è noto, finisce a dicembre. L’unica fine- stra possibile nel calendario sarebbe a inizio ottobre, prima della legge di Bilancio: il rischio di cadere prima della manovra non è però tra quelli prendibili.
IN SENATO raccontano, invece, che non è escluso che si provi ad approvare il nuovo diritto di cittadinanza con la fiducia in fondo alla legislatura, quando pure se il governo andasse sotto il danno sarebbe limitato. Trovare i voti non sarà facile: gli alfaniani sono spaccati e destra e M5S non faranno da salvagente su una legge “scaccia-voti”. Il risiko dello Ius soli è complicato dal fatto che è sul tema immigrazione che i big del Pd si giocano un bel pezzo del loro futuro e del loro rispettivo posizionamento.
Gentiloni, rassicurante, prudente, sembra in pole position per succedere a se stesso. Ma le quotazioni di Minniti, l’uomo dal pugno duro che ha fermato gli sbarchi dalla Libia, il ministro dell’Interno dem che piace anche alla destra e sembra quasi un tecnico, sono cresciute esponenzialmente in questi ultimi mesi. E Delrio, cattolico, ex sindaco dai modi gentili, è considerato un’opzione per ricucire a sinistra: nelle ultime settimane sono più d’una le foto che lo ritraggono con Giuliano Pisapia; i due hanno fatto svariati dibattiti insieme e il ministro già renziano andrà alla festa di Articolo 1 - Mdp, a Napoli. Insomma, la netta posizione sullo Ius solirappresenta anche la difesa di temi cari a quel che si muove a sinistra del Pd e bissa quella a favore delle Ong della primavera scorsa. Il titolare del Viminale all’epoca minacciò le dimissioni, meritandosi la pubblica difesa di Gentiloni e del Quirinale.
E RENZI? In questa partita è quasi defilato, cerca di ritagliarsi il ruolo (abbastanza inedito) di mediatore. Per il futuro, sa benissimo che Gentiloni a Palazzo Chigi è un’opzione molto concreta. Non potendo far altro che appoggiarlo in questo momento spera che i voti al Pd siano abbastanza da permettergli di giocarsi la partita della premiership. E punta sul fatto che sarà lui, come segretario, a fare le liste del Pd per poter poi controllare i gruppi in Parlamento.
Per stare all’oggi (e allo Ius soli), oltre alle parole del premier contano quelle del ministro dello Sport, Luca Lotti: “Dobbiamo cercare di capire come possiamo portare a casa questo importante risultato”.
Voti ballerini Ricorrere alla fiducia dopo aver approvato la manovra sarebbe un rischio accettabile