Valente, la candidata a sua insaputa
Sentita sulle liste coi nomi fasulli, risponde ai pm con tanti “non so”
La
candidata sindaco Pd di Napoli Valeria Valente poteva non sapere. E niente sapeva. Sentita l’8 febbraio dal pm Stefania Buda come teste dell’inchiesta sulle nove candidature fasulle in “Napoli Vale”, la deputata orfiniana risponde alle domande come una che sembrava trovarsi nel comitato elettorale di piazza Bovio quasi per caso: “Non ricordo tutti i nomi delle mie liste, complessivamente 11 o 12, non so dirle esattamente il numero dei candidati di ciascuna lista, non so dirle in che modo i candidati venivano inseriti materialmente nella lista, chi del comitato da me composto – Ciro Cacciola, Ciro Accetta, Gennaro Mola – li decideva, se autonomamente o collegialmente”.
E poi: “Non sapevo chi era il presentatore della mia lista, non so dirle il ruolo svolto da Francesco Marra (uno dei due delegati con Cacciola a presentare la lista, ndr).”. Con queste premesse, non stentiamo a crederle quando Valente mette a verbale: “Ancora oggi non riesco a capire come possa essere accaduto l’inserimento di persone inconsapevoli”.
POI RACCONTA una storia: “Il giorno che è uscito sulla stampa il caso della ragazza svantaggiata (si riferisce a un articolo del 28 gennaio del Mattino che svela la candidatura a sua insaputa di una 23enne con sindrome down, ndr) ero a Rimini e sono rientrata. In serata mi sono incontrata a casa mia con Renato Vardaro (indagato, si occupava delle procedure amministrative, ndr), Paolo Persico (un dirigente Pd, ndr), Mola (compagno della Valente, indagato, ndr) e Marra. Cacciola aveva subito un lutto, Accetta non l’ho chiamato”. Si presume che la riunione sia stata tesa: bisogna stanare il responsabile di un pasticcio che sta gettando in profondo imbarazzo il Pd partenopeo, perché, come ricorda Valente in altra parte del verbale, “Napoli Vale” è sta- ta formata dalla deputata “insieme ai miei colleghi parlamentari Leonardo Impegno e Marco Di Lello”. Eppure, dice Valente, dalla riunione “non è uscita alcuna ricostruzione concreta della vicenda, tutti si sono mostrati sorpresi ed increduli, ma nessuno è riuscito a individuare chi può avere deciso e poi inserito materialmente le persone inconsapevoli”.
Dalle carte spunta un verbale di Marra che racconta il panico al comitato nella notte di chiusura delle liste “e si erano raggiunti solo 25, 26 candidati” (ce ne volevano minimo 27, ndr), e poco dopo “arrivò Mola con altri moduli di accettazione di candidature, firmati”. Più verbali indicano in Mola il “dominus” delle candidature.
DUE CONSIGLIERI comunali e un ex consigliere Pd, Salvatore Madonna, Aniello Esposito e Antonio Borriello, sono indagati per irregolarità varie nelle autenticazioni. Solo Madonna ha autenticato le nove candidature fasulle. Interrogato dal pm il 13 febbraio, afferma di averle ricevute da Mola ed è inferocito con lui: “Venne coi modelli già compilati che sottoscrissi velocemente e senza leggere. Se l’ho contattato dopo? Volutamente no, perché ho avuto timore di una mia incontenibile reazione violenta”. Poi insinua il sospetto che Valente fosse già a conoscenza di più casi quando sulla stampa ne era uscito solo uno. Lo fa sulla base di una sua congettura. Mola nega tutto.