Consip, arriva la prima sentenza: Gasparri patteggia 1 anno e 8 mesi
Arriva
la prima sentenza in uno dei filoni dell’inchiesta Consip: Marco Gasparri, dirigente della stazione appaltante, ha patteggiato una pena di un anno e otto mesi di reclusione con l’accusa di corruzione. È stato lo stesso Gasparri ad ammettere davanti ai pm di aver incassato denaro da Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano arrestato a marzo proprio per questa vicenda e ora tornato libero dopo 168 giorni tra carcere e domiciliari.
IL PROCESSO in primo grado per questo episodio di corruzione per Romeo inizierà il 19 ottobre. Intanto le ammissioni di Gasparri sono state cristallizzate nell’incidente probatorio, quando il dirigente ha ripetuto davanti al gip quanto detto ai magistrati, ossia di aver ricevuto in tre anni circa cento mila euro da Romeo. In cambio, secondo l’accusa, avrebbe fornito informazioni riservate sulle gare. Se il patteggiamento segna, per i pm capitolini, il primo punto nell’inchiesta Consip, restano aperti molti altri filoni.
A partire dalla presunta turbativa d’asta nell’ambito della gara Fm4 da 2,7 miliardi di euro. Poi c’è il capitolo fuga di notizie: in estate la Procura ha prorogato per altri 6 mesi le indagini a carico del ministro dello Sport, Luca Lotti, del comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Tullio del Sette, e del comandante della Legione Toscana Emanuele Saltalamacchia. Sono tutti e tre accusati di rive- lazione di segreto d’ufficio.
Ancora aperto anche il filone d’inchiesta che vede coinvolti il padre dell’ex premier Tiziano Renzi e il suo amico Carlo Russo per traffico di influenze. E poi c’è il capitolo Noe: indagato per falso e rivelazione di segreto istruttorio il maggiore Gianpaolo Scafarto, mentre è accusato di depistaggio il vicecoman- dante del Noe, Alessandro Sessa.
Intanto ieri la prima commissione del Csm, che sta conducendo un’i st r ut to ri a su eventuali irregolarità commesse nell’ambito delle indagini Consip e Cpl Concordia, ha trasmesso alla Procura di Roma atti del fascicolo Cpl-Concordia. Secondo i consiglieri del Csm ci sarebbero possibili profili penali per ufficiali di polizia giudiziaria che si sono occupati della trasmissione da Napoli a Modena dell’indagine in questione. In sostanza, la polizia giudiziaria avrebbe solo in parte omissato i verbali di trascrizione della telefonata - pubblicata dal Fatto Quoti
diano - tra Matteo Renzi e il generale Michele Adinolfi.