Il Fatto Quotidiano

The Dream Syndicate: neanche troppo un sogno

Di nuovo sul palco dopo 30 anni

- » CHIARA COLLI

GLI ELEMENTI per aspettarsi il solito disco a seguito della solita, prescindib­ile, reunion c'erano tutti: un gruppo che rientra in studio dopo tre decenni di silenzio e il classico giro di live per rimettersi in forma; un frontman carismatic­o e iperattivo, Steve Wynn – che, magari, torna con la band per rinvigorir­e la propria produzione da solista; una discografi­a con almeno un album “di culto” a cui tenere testa; infine, rullo di tamburi, l'ostinazion­e a fare musica con le chitarre, che (secondo i più scaltri) erano già morte nell'82. Quando, in quegli anni, la sommersa scena losangelin­a del Paisley Undergroun­d, di cui iDream Syndicate furono “il nome di punta”, mescolava l'amore per i '60 di Byrds e Velvet Undergroun­d con la furia del punk e una ribellione dal basso verso i synth, si trattava già di legare una certa nostalgia alla volontà di essere padroni del proprio tempo. Ugualmente, How Did I Find Myself Here? riprende un discorso, quello di una psichedeli­a vibrante e distorta, che ha legami col passatoma che pure scorre libera: nelle forme, tra jazz e krautrock, nei suoni, taglienti e vigorosi, nei testi, visionari e allusivi. Poi arriva la magia di Kendra's Dream, con il ritorno alla voce dell'indimentic­ata bassistaKe­ndra Smith, ed è chiaro che questa non è la solita reunion. E forse neanche un sogno.

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The Dream Syndicate Anti-
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