Il coraggio e l’angoscia della lotta partigiana
Antidoto al neofascismo
QUANDO si parla di antifascismo, non è raro – è successo anche in questi giorni in Parlamento – sentirsi ripetere l’obiezione standard: “Basta, sono storie di settant’anni fa, pensiamo al presente”. Peccato che nel nostro presente il fascismo sia ancora in ottima salute, anche se non porta il fez e la camicia nera e forse non si definisce neanche più fascismo. Raccontare ancora quelle storie del secolo scorso, dunque, è necessario. Come un antidoto. O, per usare le parole degli Havah, un Contravveleno. Pensato come una raccolta di istantanee prese dalla memoria di un partigiano, o come una sorta di oral historyin musica, il nuovo disco della band romagnola guidata da Michele Camorani fa rivivere attraverso una pluralità di punti di vista tutta l’epica – spogliata di qualunque retorica sloganistica e impregnata di umanità , di coraggio e di angoscia – della lotta partigiana. Materiale narrativo che siamo abituati ad abbinare al folk più stantio, ma che qui viene invece immerso in dense e claustrofobiche atmosfere post-punk che attingono tanto da Joy Division e Bauhaus (ma anche dai CCCP, riferimento certo non casuale) quanto da band più contemporanee anche se sempre devote al lato oscuro della new wave. Un album impegnativo dal punto di vista testuale e sonoro, tra i più evocativi della musica italiana recente.