5Stelle: Di Maio si candida Fico giù dal palco a Rimini
Ora medita di correre anche il presidente della Vigilanza
■Do■o la presentazione delle regole per le parlamentarie che sceglieranno il candidato a Palazzo Chigi e il “capo della forza politica”, gli ortodossi temono l’esclusione dalle liste
Il prescelto che presto sarà il nuovo capo si presenta ufficialmente come candidato premier, pronto a prendersi ciò che era già suo. Gli ortodossi temono epurazioni nelle future liste e ragionano di rivolta. E dai piani alti hanno già ordinato di mettere la mordacchia all’antagonista, a Roberto Fico, che a oggi non è previsto nella scaletta degli interventi dal palco per Italia5Stelle a Rimini: la festa nazionale, dove sabato prossimo Luigi Di Maio verrà proclamato candidato del Movimento alla Presidenza del Consiglio. Ma proprio lui, Fico, medita a sorpresa se candidarsi alle primarie, cambiando i suoi piani.
Irritato dall’ulteriore svolta, con Di Maio sempre più leader. E preoccupato dalla possibile accusa di non averci messo la gamba, in una fase che è comunque uno snodo per il Movimento. Anche se non potrà mai vincere contro il vicepresidente della Camera, per troppe ragioni. La certezza è che i vertici lo temono. Hanno paura che a Rimini Fico possa seminare parole incendiarie, come fece alla festa di Palermo l’anno scorso, urlando contro “il vippame” che a suo dire ha infettato il Movimento.
E ALLORA vogliono togliere il microfono all’ortodosso degli ortodossi, contrario alla svolta “pragmatica” e alle primarie nel segno di un uomo sempre più al comando. Ossia Di Maio, che parlerà già sabato sera, e poi domenica, nella conferenza stampa da vincitore. E che ieri si è ufficialmente candidato alle primarie on line del M5S, per cui ci si potrà presentare fino a mezzogiorno di domani. “Ora dobbiamo completare l’opera: andiamo a Palazzo Chigi e facciamo risorgere l’i t al ia ” scrive su Facebook Di Maio. Dal Pd continuano a sparargli contro perché il regolamento consente di candidarsi anche agli indagati: proprio come il vicepresidente della Camera, indagato a Genova per diffamazione su querela di Marika Cassimatis, la vincitrice delle comunarie locali poi rimossa da Beppe Grillo. Ma all’Ansa Di Maio ribatte: “Chi è indagato per reati gravi non è candidabile. Se poi si è indagati come atto dovuto per una denuncia del Pd o ti becchi una querela come è accaduto a me, è evidente a chiunque sia un minimo onesto intellettual- mente che la cosa cambia, che dite?”. Ma il vero nodo, soprattutto dentro il Movimento, è un altro. È quella formula all’inizio del post sulla regole, “candidato premier e designando capo della forza politica”, che di fatto segna un passagio di conse- gne, da Grillo, “capo politico” secondo lo statuto, a Di Maio. Ormai investito dei pieni poteri di scelta.
Non solo sui potenziali ministri, come era già noto da tempo, ma anche sulle liste per le Politiche, su cui deciderà sentendo lo stesso Grillo, d’ora in poi un padre nobile da consultare, e Davide Casaleggio: il vertice operativo, e principale fautore del rafforzamento del candidato premier. “Dovevamo svincolarlo da possibili correnti, portarlo sopra tutti” ripetono dai piani alti del Movimento. Dove già pensano a regole e modalità del nuovo corso. Con una griglia di selezioni plurime, per scegliere i futuri parlamentari. E con un aumento delle votazioni sulla piattaforma web Rousseau, sui temi principali, per fidelizzare sempre più gli iscritti (anche se c’è il tema dei costi).
Ma in cima ci sarà sempre Di Maio, “e ci rimarrà anche se non vinceremo le Politiche”, giurano. Poi però c’è la protesta, per ora silente, degli ortodossi: tanti, e in gran parte affini a Fico. Si va da un senatore di peso come Nicola Morra a un deputato come Carlo Sibilia, ex membro del Direttorio. Per arrivare a molti dei parlamentari campani. Come il deputato Luigi Gallo, ieri l’unico a mettere nero su bianco su Facebook il suo disappunto: “Si passa dal Movimento di Grillo al Movimento di Di Maio”. E in serata lo ripete all’Adn Kronos: “Grillo deve rimanere il capo politico, perché ha svolto un ruolo di garanzia e di indipendenza. Auspico che tutti i portavoce che si candidano dichiarino di declinare il ruolo di capo politico e di concentrarsi sul ruolo di candidato presidente del Consiglio”. E la tesi è quella di tutta la minoranza: il capo deve rimanere lui, perché è un non eletto, una figura terza.
ALCUNI PROVANOa chiamarlo, Grillo. O gli mandano sms. E il fondatore risponde, provando a tranquillizzare. Di certo Grillo ha lasciato fare. Mentre l’opposizione riflette sul da farsi. E il cattivo pensiero di alcuni è chiaro: aspettare le Regionali in Sicilia del 5 novembre, e poi presentare a Di Maio il conto dell’eventuale sconfitta. Ma ora ci sono le primarie. E in una fuga generalizzata dalla consultazione già scritta ora torna a circolare l’ipotesi Fico. Tentato dalla sfida simbolica. Per non lasciare il campo a chi sta cambiando tutto. E sfidarlo anche dopo, all’opposizione.
La protesta
Il deputato Gallo:
“Il capo deve restare Beppe Grillo, è lui che ci garantisce” LUIGI DI MAIO
Accetto di candidarmi a premier, facciamo risorgere l’Italia Io indagato? Mi sono beccato una querela, è solamente un atto dovuto