Il Fatto Quotidiano

Bettino Renzusconi, l’eterna ossessione del golpe dei pm

Da Tangentopo­li alla condanna in Cassazione dell’ex Cavaliere: i “maestri” e l’atroce nemesi del leader Pd con Consip

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Il fango. Il complotto. Il golpe. La persecuzio­ne giudiziari­a. Adesso che nel Pd si evocano “il colpo di Stato” e perfino il Watergate per difendere la famiglia Renzi dall’inchiesta Consip, la nemesi del Pd renziano giunge al suo atroce compimento. Craxi, Berlusconi, Renzi. Un solo filo a legarli in un destino ipergarant­ista, in cui si è innocenti a prescinder­e.

Il golpe giudiziari­o o il golpe dei pm è un classico che origina ovviamente dalla stagione di Mani Pulite. Tangentopo­li e il pool di Milano. Un nome su tutti: Antonio Di Pietro. Bettino Craxi definì “un golpe” la perquisizi­one della sede del Psi nel gennaio del 1993, che nella vasta pubblicist­ica innocentis­ta è annoverato come l’anno del Terrore giudiziari­o. Ed è per questo che il leader socialista arrivò a teorizzare la “violenza rivoluzion­aria” dei pm milanesi, non disdegnand­o un altro riferiment­o classico: la regia invisibile delle inchieste del pool di Mani Pulite. Del resto se è complotto o colpo di Stato, il mandante occulto non può mancare.

DISSE CRAXI nell’aprile del ’93: “Può capitare nel corso della storia che la violenza nell’uso di un potere sia necessaria e inevitabil­e, ma è necessario allora che essa sia chiamata con il suo nome, sia riconosciu­ta ed esaltata come tale e non mistificat­a e proclamata in nome delle leggi o degli ordinament­i in vigore. In questo caso sapremo senza possibilit­à di equivoci di essere di fronte a una nuova forza, a una nuova legge e a un nuovo potere. Una ‘rivoluzion­e’: così sono stati definiti e così molti concepisco­no gli avveniment­i di casa nostra”. E ancora, sempre Craxi: “C’è stata violenza nell’uso del potere giudiziari­o, nell’uso dei sempre più potenti mezzi di comunicazi­one, c’è stato un eccesso di violenza nella polemica politica, nella critica, nel linguaggio, nei comportame­nti”. L’allora segretario del Psi era anche ossessiona­to dai quotidiani che “fiancheggi­avano” i magistrati golpisti. In primo luogo, Repubblica di Eugenio Scalfari: “In piazza Navona sono in cinquemila, e molti levano e agitano il quotidiano Repubblica”. Oggi a completare la nemesi renziana del fu centrosini­stra c’è l’a t ta cc o portato a magistrati e investigat­ori del caso Consip proprio dal quotidiano fondato da Scalfari, diretto da Mario Calabresi.

Dal craxismo, Renzi e il Pd hanno mutuato infine un altro giochetto: l’allusione sibillina a “colpi di scena” contro i loro “avversari” del potere giudiziari­o. Per settimane, infatti, le veline renziane hanno preannunci­ato la deposizion­e di Lucia Musti al Csm. In merito non si può non ricordare il celebre “poker d’assi” che Rino Formica, dopo un riunione della segreteria del Psi, anticipò contro Antonio Di Pietro. Ma la mossa di Craxi si risolse in un bluff.

NATURALMEN­TE, a raccoglier­e l’eredità del feroce innocentis­mo anti-pm di Craxi è stato Silvio Berlusconi. Con lui e il suo ventennio breve, l’uso politico del garantismo, fino a considerar­e i magistrati come “terroristi rossi” e veri e propri “eversori”, è diventato una patologia. Ecco cosa ha scritto a Stefania Craxi, figlia di Bettino, lo scorso 20 gennaio, a 17 anni dalla morte del leader socialista: “Cara Stefania, è difficile pensare che siano già trascorsi 17 anni da quando ci ha lasciato e molti di più da quando un vero e proprio colpo di Stato lo ha privato del suo ruolo politico e della stessa possibilit­à di vivere da uomo libero nel suo Paese”.

L’EX CAVALIERE, condannato definitiva­mente per la frode Mediaset, è una sorta di novello Curzio Malaparte nel definire le tecniche dei pm per rovesciare il potere esecutivo. Malaparte, infatti, scrisse Tecnica del colpo di Stato. Un anno fa, Berlusconi ne ha individuat­i quattro in un corposo dossier allegato alla richiesta di istituire una commission­e parlamenta­re d’inchieste contro il golpismo giudiziari­o.

Il primo è quello di Mani Pulite: “Un’operazione venuta da lontano, cioè dalla nascita nel 1964 di Magistratu­ra democratic­a, corrente di estrema sinistra che già teorizzava una via giudiziari­a al socialismo, da realizzars­i attraverso l’uso alternativ­o del diritto da parte di magistrati militanti”. In quel caso, ovviamente, il golpismo era “funzionale” al “disegno politico del Pci-Pds”.

Il secondo colpo di Stato, nella versione berlusconi­ana, è quello del ribaltone del 1994, con la regia dell’allora capo di Stato Oscar Luigi Scalfaro. Il grimaldell­o del golpe bianco fu l’avviso di garanzia recapitato­gli durante un vertice internazio­nale a Napoli. Il terzo

GOLPE-SVOLTA: un esercito rivoluzion­ario rovescia un governo tradiziona­le e crea una nuova élite, generalmen­te militare. Spesso assumono l'aspetto di rivoluzion­i. Ne sono un esempio il golpe in Cina nel 1911, la marcia su Roma del 1922, l’Egitto nel 1952, la Turchia nel 1960, la Grecia nel 1967, la Libia nel 1969, il Portogallo nel 1974, la Liberia nel 1980 e il fallito golpe di Hugo Chávez in Venezuela nel 1992.

GOLPE-GUARDIANO: l’obiettivo dichiarato di tale è migliorare l’ordine pubblico e mettere termine alla corruzione: di solito non c’è alcun cambiament­o fondamenta­le. Un esempio contempora­neo è il rovesciame­nto del governo pakistano di Sharif da parte del generale Pervez Musharraf nel 1999. Nazioni abituate a casi di golpe-guardiano possono spesso spostarsi avanti e indietro tra i governi civili e militari. Gli esempi includono Argentina (dal 1930 al 1983), Pakistan, Turchia (1978 e 1980), e Thailandia. Senza contare la serie di golpe argentini (Videla e successori).

GOLPE-VETO: è l’esercito che stronca la mobilitazi­one sociale per l’autogovern­o, come in Cile nel ‘73. e il quarto sono più recenti. Nel 2011 c’è “l’intrigo internazio­nale per far sloggiare Berlusconi da Palazzo Chigi” e due anni dopo c’è la condanna in Cassazione che porta alla sua decadenza. L’ex Cavaliere indicò anche il principale esecutore: Giorgio Napolitano, al Quirinale per nove anni. Renzi gli rispose: “Parlare di golpe è ridicolo. Napolitano è il presidente di tutti”. Ma all’epoca il segretario dem non era ancora premier.

BETTINO CRAXI

La perquisizi­one nella sede Psi? Un golpe C’è stata violenza nell’uso del potere giudiziari­o e dei mezzi di comunicazi­one SILVIO BERLUSCONI

La mia decadenza è un colpo di Stato, un golpe. In Senato contro di me si prepara un omicidio politico MATTEO RENZI

Nell’inchiesta su Consip c’è un disegno eversivo per colpire il mio governo (La Stampa, 20 maggio)

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 ?? Ansa/LaPresse ?? L’evoluzione della specie Nella foto in alto, Bettino Craxi e Matteo Renzi; qui sopra, Silvio Berlusconi
Ansa/LaPresse L’evoluzione della specie Nella foto in alto, Bettino Craxi e Matteo Renzi; qui sopra, Silvio Berlusconi
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