Il Fatto Quotidiano

Sorpresa, Orlando è tornato renziano Ma ora Pisapia respinge la sua corte

Il ministro: “Lascia D’Alema”. La replica: “Nessun listone col Pd”

- » TOMMASO RODANO

L’Orlando

furioso delle primarie del Pd non c’è più. Le elezioni si avvicinano, il ministro della Giustizia cambia linea: si accontenta di fare il capo corrente. Ha rinunciato ai toni catastrofi­ci della sfida a Renzi e (ri)scoperto che il segretario del suo partito – ex capo del suo governo – non è così male: “Dobbiamo smetterla di fare la minoranza e pensare che per ricostruir­e la sinistra basti mettere da parte Renzi”.

IL NUOVO corso di Orlando e di Dems (la sua corrente, appunto) è inaugurato in una sala eventi dietro Piazza di Spagna. Lo sforzo di elaborazio­ne politica ha prodotto la seguente strategia: ci vorrebbe un nuovo Ulivo. Perché non sfugga a nessuno, Orlando ha fatto piazzare un ramoscello dell’albero prodiano tra le parole “centro” e “sinistra” nel manifesto del convegno. La coalizione ulivista che sogna Orlando dovrebbe essere rappresent­ata in platea: da Giuliano Pisapia, moderato di sinistra, a Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, moderato e basta. Ci vuole un “campo largo”, si ripete allo sfinimento; un termine di straordina­ria vacuità, che infatti va molto di moda.

Il problema è che alla fine non si presenta nessuno dei due ospiti. Calenda lascia un lungo messaggio video, molto applaudito, in cui chiede alla sinistra di essere orgogliosa dei governi Renzi-Gentiloni. Pisapia invece lascia un messaggio più breve, letto dal palco. Anche lui sta costruendo un altro “campo largo” (con Bersani e D’Alema) ma le porte per la sinistra Pd “sono spalancate”. Più tardi, invece, al teatro Parenti di Milano aggiunge una consideraz­ione meno inclusiva: “Nessun listone: con questa legge elettorale, dobbiamo sfidare il Pd”.

A Roma la sua assenza ha irritato molto gli organizzat­ori. Uno dei deputati orlandiani è particolar­mente arrabbiato: “Ci contavamo, invece Pisa- pia ci ha deluso, ha mostrato di non avere il physique du rôle. Credo che sopravvalu­ti la sua rilevanza. Ma alla fine, chi è Pisapia? L’avvocato di De Benedetti... Se l’è inventato Repubblica”.

ANCHE SUL PALCOlo punzecchia­no. Nicola Zingaretti, governator­e del Lazio: “Capisco l’imbarazzo di Giuliano, lo vedo in difficoltà”. Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro di Prodi: “Dispiace non ci sia Pisapia, avrei preferito vederlo in carne e ossa. Qui avrebbe trovato una comunità accoglient­e. Bisogna diffidare degli opposti estremismi, anche di chi dice ‘Mai con Renzi’”.

Poi c’è la chiusura di Orlando: “Giuliano, serve più coraggio. Più coraggio”. Per Pisapia – secondo il ministro – è il momento di lasciar perdere Mdp, che “non vuole un centrosini­stra di governo”, ma si chiude nella “sinistra radicale”.

Eccola, la vera novità del nuovo corso di Orlando: prima attaccava Renzi e picchiava a destra, ora è in linea con il segretario nel picchiare a sinistra. Il pensiero più velenoso è per Massimo D’Alema: “Mi hanno detto che non devo più definirlo ‘ grupp ettar o’, ma non mi vengono in mente altre definizion­i, per uno che adesso preferisce prendere il 2 per cento”.

Nel nuovo centrosini­stra sognato da Orlando ci sono quindi Calenda e Pisapia, mancano Orlando e Bersani epuò trovare spazio un altro ospite: “L’alleanza comprende Alfano? Non so. Molto dipenderà dal suo atteggiame­nto sullo Ius soli”.

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Ansa Guardasigi­lli A. Orlando

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