Aeroporto da fare: la Libia “caccia” le imprese italiane
Rapporti difficili Il governo di Tobruk straccia il contratto voluto da quello di Tripoli e accusa: “Clima di corruzione. Non c’è stata gara”
L’aeroporto internazionale di Tripoli non sarà ricostruito dal consorzio italiano che si era aggiudicato, in base a criteri tutti da chiarire, il contratto. A mettere la parola fine, almeno per ora, è stato il governo libico di Tobruk, con un documento firmato da Munir Ali Asr, ministro dell'Economia e dell'industria. Il governo di Tobruk, appoggiato dall esercito del generale Khalifa Haftar, controlla la maggior parte del territorio libico e contende la leadership del Paese al governo di Tripoli, guidato dal premier riconosciuto dall'Onu, al-Serraj, il cui ministro dei Trasporti aveva affidato il lavoro agli italiani. Nel documento pubblicato nei giorni scorsi dal giornale Libya Herald, si dice che nessun contratto verrà d'ora in poi riconosciuto ad aziende italiane e quelli in essere saranno sospesi. L'Iniziativa rientra nella campagna anti italiana del governo di Tobruk inaspritasi quest'estate con la minaccia di bombardare le navi della Marina italiana mandate a presidiare le coste libiche per contrastare la tratta dei migranti. Coinsiderata la situazione libica, e i problemi di sicurezza connessi, secondo gli addetti ai lavori, il decreto del governo di Tobruk significa la fine dell’affare.
CHE LA RICOSTRUZIONE dell'aeroporto internazionale di Tripoli, distrutto nel 2014 durante la guerra civile, sarebbe andata a imprese italiane lo aveva annunciato nel dicembre scorso il ministro dei trasporti libico, senza specificare a chi sarebbe stata assegnata la commessa. Lo si è saputo il 5 luglio scorso quando a Tripoli il contratto, da 79 milioni di euro, è stato firmato dal consorzio Aeneas. Costituito il 28 giugno scorso, Aeneas conta cinque imprese: Escape srl, Lion Consultung srl, Axitea spa, Two Seven srl e Ing. Orfeo Mazzitelli spa. A parte il gruppo edile barese Mazzitelli (noto anche per aver costruito il mega abuso edilizio dell'Hotel Fuenti, sulla Costiera amalfitana, poi demolito), si tratta di piccole imprese, di cui la più degna di nota è l'Axitea. Quest’ultima, controllata dalla società anonima lussemburghese Sscp security parent, che a sua volta fa capo a un fondo d'investimento con base a Londa, Stirling Sqauare Capital, ha avuto infatti tra il 2011 e il 2012, insieme alla Selex Management del gruppo Finmeccanica, la gestione della sicurezza informatica del governo italiano. Appalto poi affidato ad altri.
Il 7 luglio scorso, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, durante un forum italo-libico ospitato nella sua Agrigento, aveva descritto il contratto come “una testimonianza degli ottimi rapporti che intercorrono tra Italia e Libia”. I lavori sarebbero dovuti iniziare a settembre e concludersi in 10-18 mesi. Ma le cose stanno andando diversamente.
A criticare l’appalto agli italiani sono stati sin da subito la stampa locale e i politici di Tobruk. Rujban Salah Suhbi, influente membro del parlamento libico ha affermato: “Questo sembra il risultato dello spirito di corruzione nel governo di Tripoli. Quando è stata annunciata una gara pubblica? Quando sono state ricevute le offerte e confermata la trasparenza del processo di assegnazione?”. A fine luglio era stata la volta del Libya Businessmen Council, una sorta di Confindustria libica, con sede a Misurata e Tripoli: un esposto all'Audit Bureau, organismo di controllo sui conti pubblici, in cui si denunciavano le modalità di affidamento del contratto.
L’APPALTO ad Aeneas suona strano anche ad Arnaldo Guidotti, a capo di Emaco, impresa di costruzioni che lavora da decenni in Libia: “A fine 2016 il ministro dei Trasporti libico si rivolse a noi, che siamo specializzati e con esperienza nel Paese. Abbiamo fatto sopralluoghi per due settimane con 14 tecnici, ma poi non c'è stato detto più nulla”. Fonti locali avrebbero riferito a Guidotti che un ruolo nell'assegnazione dell'appalto a Aeneas l’avrebbe avuto l'Enav, la società pubblica italiana che si occupa di traffico aereo, già impegnata nella costruzione della torre di controllo dell'altro aeroporto di Tripoli, Mitiga. Circostanza di cui ha parlato anche dalla stampa libica. “Abbiamo quindi scritto cinque email all'Enav, ma non ci ha mai risposto”.
Al mega contratto, peraltro, puntava anche Aeroport de Paris (Adp). La società era infatti a capo di un raggruppamento internazionale di imprese che aveva ottenuto un appalto per l’ammodernamento dell’aeroporto e cominciato parte delle opere, prima della rivoluzione. Il nuovo governo di Tripoli aveva assicurato alla società francese che il contratto sarebbe stato riconfermato. Non è stato così e Adp ha comunicato quest’estate che avrebbe cercato di ricorrere contro l’assegnazione ad Aeneas. Ora, probabilmente, si riapriranno i giochi e i francesi sono in prima fila.
79 Milioni La commessa data al consorzio Aeneas Ora favoriti i francesi