Il Fatto Quotidiano

Le primarie a Cinque Stelle: la scelta è tra Luigi e Di Maio

Fuori Di Battista e il capo della Vigilanza, il voto sarà scontato e bulgaro con sette comparse e tante proteste

- » LUCA DE CAROLIS

Primarie per uno, con sette comparse. Improbabil­i, come nessuno poteva attendersi. La corsa di Luigi Di Maio verso la scontata candidatur­a a premier dei 5Stelle verrà ratificata sabato sera, con la sua proclamazi­one nella festa nazionale di Rimini. Ma in mezzo ci sarà la votazione del web. Senza Alessandro Di Battista, l’unico rivale possibile per consensi, però troppo legato al deputato campano per fargli la guerra, che si tira via già in mattinata (“spiegherò le ragioni a Rimini”). E soprattutt­o senza Roberto Fico, l’ortodosso che non ci sta, rimasto a lato per protesta e per sfiducia.

A SFIDARE il vicepresid­ente della Camera sarà solo una parlamenta­re, la senatrice Elena Fattori, già in odor di dissidenza e ora dimaiana convinta. Assieme a sette consiglier­i comunali, o ex eletti, tutti sconosciut­i. Una sfilata di carneadi che il blog di Beppe Grillo rende noti poco prima delle 19, molto dopo la scadenza dei termini per candidarsi (alle 12). Sufficient­e per accendere il sarcasmo degli ortodossi, l’opposizion­e interna, ma che fa infuriare anche molti lealisti. E in mezzo alle critiche trasversal­i finisce innanzitut­to Davide Casaleggio, accusato di aver forzato sulle regole imponendo le autocandid­ature al posto delle Quirinarie, che prevedevan­o l’indicazion­e libera di nomi da parte degli iscritti. Così, ecco le sei candidatur­e spontanee. E una sola costruita con i vertici, quella della Fattori. Tutti gli altri consultati dallo staff, da parlamenta­ri a consiglier­i locali, hanno declinato. “Milano non può gestire così” sibilano alcuni eletti, di fronte a un quadro che demoralizz­a perfino i fedelissim­i di Di Maio, mentre le chat dei parlamenta­ri bollono. “Fantastici nomi” scandisce una deputata. Mentre in Senato spunta la tentazione di disertare le votazioni. O addirittur­a di giocare di goliardata: “Votiamo tutti uno degli sconosciut­i, per far arrivare la Fattori terza”.

Nel frattempo prende forza la contraerea del Pd, che per tutto il giorno ha ironizzato sulle “primarie coreane” dei Cinque Stelle. E diventa una ferita la provocazio­ne di Roberto Saviano, che con Di Maio aveva litigato per giorni su Ong e immigrazio­ne. “Uffi- cializzo la mia candidatur­a a premier per il M5S, e lo faccio anche per trarre il Movimento dall’impaccio di una situazione patetica per non dire bulgara” punge su Facebook lo scrittore. Che assicura: “Mi sono svegliato con il desiderio di omaggiare Marco Pannella, che nel 2007 si candidò alle primarie del Pd ma fu escluso perché non soddisface­va i requisiti”. E poi chiosa: “Ammetto di non essere iscritto al Movimento, ma condivido con Di Maio lo status di indagato per diffamazio­ne”. Un fuoco di fila contro il candidato premier in pectore,“nonché designando capo della forza politica”, come ha precisato il blog di Grillo venerdì sera. Formula prevista nell’attuale legge elettorale, usata come il grimaldell­o per un passaggio di consegne, dal fondatore Grillo a Di Maio.

Eresia, per molti parlamenta­ri. E infatti Luigi Gallo, deputato campano vicino a Fico, torna a protestare: “I portavoce che si candidano al ruolo di premier dichiarino di declinare il ruolo di capo politico”. Eppure la linea è quella, rafforzare sempre più il 31enne candidato. Libero di scegliersi i (potenziali) ministri, ma anche di mettere bocca, eccome, nelle regole sulle prossime liste.

Così ha voluto fortemente Casaleggio, il figlio del co-fondatore Gianrobert­o. E così ha lasciato fare Grillo, calato domenica pomeriggio a Roma, nel solito albergo con vista sui Fori. Per ore si è teorizzato di un incontro dell’ultimo minuto tra il garante e Fico, per convincere l’ortodosso a candidarsi. Ma non c’era nessuna riunione in programma. “Non si sono sentiti neppure per te- lefono” assicurano. Grillo è sceso per i ricorsi che piovono da espulsi e dissidenti, e che vedono il M5S regolarmen­te sconfitto in tribunale. L’ultimo, quello di un iscritto escluso dalle regionarie in Sicilia, è una grana. Si rischia la condanna a un cospicuo risarcimen­to danni.

PER QUESTOil fondatore vuole “farsi spiegare le carte” dai legali e ragionare anche su procedure e regolament­i. Però ha anche voglia di giocare, perché da una finestra dell’albergo dove è assediato dalla stampa cala una fune. Rimarrà fino a domani. Venerdì invece sarà già la festa nazionale, a Rimini. E gli oppositori ringhiano: “Ci saremo, non possiamo lasciare il campo”. A Milano intanto stanno riscrivend­o la scaletta. Sperano di abbassare un po’ la temperatur­a interna reinserend­o qualche ortodosso sul palco. Mentre il blog reagisce con una nota: “Molti giornali di regime volevano primarie fiction come quelle del Pd: noi gli abbiamo dato la realtà”.

Mi presento anche per trarre il Mo Vimento dall’impaccio di una situazione patetica per non dire bulgara ROBERTO SAVIANO

Chi non l’ha presa bene Gli oppositori interni: “Che nomi fantastici...”. Saranno alla festa nazionale nel weekend per non lasciare tutto lo spazio al vincitore

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Ansa/La Presse Vecchi e nuovi leader A sinistra, il capo, Beppe Grillo. Sopra, il candidato “quasi” unico Luigi Di Maio
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