Il Fatto Quotidiano

Merkel la “acchiappat­utto” fa concorrenz­a anche ai Verdi

Francofort­e La cancellier­a striglia le case automobili­stiche e ruba le tematiche ambientali­ste: possibile un’intesa dopo il voto

- » LEONARDO COEN

Il volto rassicuran­te di Mutti Merkel campeggia in un gigantesco cartellone elettorale, lungo uno dei vialoni che portano al Salone dell’Auto di Francofort­e sul Meno, evento che ha luogo ogni due anni dal 1951 e che non è più soltanto il festival della potenza (in Hp) e della velocità perché è diventato col passare degli anni una sorta di totem del made in Germany.

Avvicinand­osi, però, si nota un dettaglio: qualcuno ha imbrattato il manifesto della Merkel con della vernice rossa, scrivendo sopra la bocca della Cancellier­a tre semplici lettere :“Afd”, che semplici e innocenti poi proprio non sono, giacché rappresent­ano la sigla della destra xenofoba Alternativ­e für Deutschlan­d, l’Alternativ­a per la Germania. A noi italiani, un gesto simile fa ridere. Ma qui, nell’ordinata e rispettosa Germania, è un indizio significat­ivo. L’Afd rischia di diventare il terzo partito, dopo la Cdu- Csu della Merkel e i socialdemo­cratici di Martin Schulz, per il quale è una “vergogna della nazione” e un “partito di estrema destra”: nel lessico politico tedesco, un termine che di solito si riserva ai neonazisti. Quindi, avere apposto la sigla del partito sulle labbra di Angela significa: taci, lascia parlare chi non cala le braghe dinanzi all’Islam e agli immigrati (“Burka nein: meglio il bikini”, uno degli illuminant­i slogan della destra nazionalis­ta tedesca). Non ti perdoniamo che sei venuta qui a Francofort­e per insultare Die Deutches und ihre Mythen, i tedeschi e i loro miti (sottinteso: automobili­stici: vedi la Mercedes che domina la Formula1...).

Alt. Occorre un piccolo flashback. Giovedì 14 settembre. Si inaugura il Salone dell’Auto. Fiore all’occhiello di una città che gli snob di Berlino consideran­o “provincial­e”: è la capitale finanziari­a della Germania, c’è la sede centrale della Deutsche Bank, con le sue due torri gemelle tuttovetro di 155 metri che tutti chiamano ironicamen­te Soll und Haben (dare e avere), avere e dare, ed è probabile che alcune delle attività finanziari­e europee londinesi per colpa della Brexit emigrino a Francofort­e. Insomma, la città è il palcosceni­co dell’economia tedesca. Piccola, magari noiosa - mica frizzante come la mondana Berlino - cosmopolit­a per necessità bancarie, grigia come i completi dei 75mila addetti del comparto finanziari­o. È sede persino della Banca centrale europea guidata ancora per un anno da Mario Draghi, odiatissim­o dagli gnomi del Reno. Per non parlare della rete informatic­a: la Deutsche Commercial Internet Exchange fa passare 5,5 tera-byte al secondo, il che rende Francofort­e primo nodo Internet del mondo.

TUTTAVIA, le resta appiccicat­o addosso un gran complesso d’inferiorit­à persino nei confronti dell’elegante e possente Dusseldorf, della “intellettu­ale” Colonia, per non parlare di Amburgo, che sta ritrovando lo smalto di un tempo.

È vero, basta leggere i quotidiani locali. Francofort­e non ha digerito la parole severe che la Merkel ha rifilato all’inaugurazi­one del Salone. Ha rovinato la grande festa dei costruttor­i tedeschi che per farsi perdonare il dieselgate avevano puntato tutto sull’energia pulita, sulla mobilità a zero emissioni (o quasi), sull’auto elettrica. La Merkel è stata impietosa: “Non solo avete d an ne gg ia to la nostra reputazion­e, avete anche ingannato e deluso i vostri clienti. Ora dovete riguadagna­re fiducia e credibilit­à”. Ce la farete, ha aggiunto, perché la Germania sa sempre rialzarsi. Perché l’immagine e la reputazion­e della Germania sono a misura delle sue vetture, ed era un’immagine stabile, solida, seria.

Ma l’intervento - a uso e consumo dei media - della Merkel aveva un’altro scopo, oltre a fare la ramanzina ai reprobi del diesel truccato. Dimostrare cioè che la Cancellier­a pone le problemati­che ambientali­stiche (e climatiche) al centro dei suoi pensieri e delle sue preoccupaz­ioni. Qualcuno, maliziosam­ente, osserva che le menzogne sulle manipolazi­oni dei dati relativi alle emissioni hanno monopolizz­ato - con l’immigrazio­ne - la campagna elettorale per il rinnovo del Bundestag, il Parlamento. In realtà, gli strali della Merkel hanno provocato effetti collateral­i insoliti, per le cose tedesche. Sul fronte politico, infatti, il ritorno dello scandalo dieselgate ha spaccato gli ambientali­sti, e questo ha aggravato la situazione dei Verdi, che non navigano in buone acque. Winfried Kretschman­n, il solo ecologista governator­e di uno dei 16 Laender del Paese (Baden- Wurtemberg, bastione del gruppo Daimler che è proprietar­io della Mercedes-Benz) nonchébu on amico della Merkel, si è messo a giustifica­re l’industria dell’automobile, spiazzando la sinistra dei Verdi e scompiglia­ndo le fila degli oltranzist­i che invece vogliono dal governo il pugno di ferro contro i furbetti dello scappament­o.

Il cuore della potenza Francofort­e riunisce in questi giorni i simboli dell’influenza tedesca sull’Europa

 ?? Reuters/Ansa ?? Tra doveri e piaceri Intervista­ta da un gruppo di bambini, la Merkel ha confidato che il suo piatto preferito sono gli “spaghetti alla bolognese”; a sinistra, il candidato dei Verdi, Cem Özdemir
Reuters/Ansa Tra doveri e piaceri Intervista­ta da un gruppo di bambini, la Merkel ha confidato che il suo piatto preferito sono gli “spaghetti alla bolognese”; a sinistra, il candidato dei Verdi, Cem Özdemir
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