Il Fatto Quotidiano

La pm non ha mai detto che la bomba era Renzi

Verbale della Musti sul Noe sbugiarda i complottis­ti

- » ANTONELLA MASCALI

■ La discussion­e al Csm con la procuratri­ce di Modena fu molto meno “esplosiva” di quanto scritto dai giornali. Erano i consiglier­i, Giuseppe Fanfani in testa, a chiederle dell’ex presidente del Consiglio

La “bomba” arrivata nelle mani della procuratri­ce di Modena Lucia Musti, secondo quanto le avrebbe detto il colonnello dei carabinier­i Sergio De Caprio, alias Ultimo, non aveva un riferiment­o all’intercetta­zione tra il segretario del Pd Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi. Non è la pistola fumante, come qualcuno ha paventato in questi giorni, che prova il complotto giudiziari­o ai danni dell’ex premier, proseguito con l’inchiesta Consip e sempre con la sponda del Fatto Quotidiano. La “bomba” era rappresent­ata dall’indagine condotta dal Noe dei carabinier­i di Ultimo, che mettevano sotto accusa le coop rosse e il mondo vicino a Massimo D’Alema, mai indagato.

QUANDO MUSTI parla di Ultimo ai consiglier­i del Csm, sostenendo che lui come il maggiore Giampaolo Scafarto erano degli “esagitati”, lo dice perché parla dello stralcio di indagine Cpl-Concordia che le arriva per competenza da Napoli. E a proposito dei due ufficiali afferma: “Non mi piaceva neanche il rapporto che avevano con l'autorità giudiziari­a perché a me avevano detto: ‘Dottoressa, lei se vuole ha una bomba in mano, lei se vuole può fare esplodere la bomba’”. E Fanfani: “Chi glielo disse questo qui?”. Musti: “Il colonnello De Caprio. Secondo me pensava che io chissà cosa avessi potuto fare, forse il burattino nelle sue mani… io sono sicura di aver deluso i carabinier­i di questo reparto”. In realtà, nonostante fossero “esagitati”, Musti, sulla base di un loro rapporto, si mette a fare “un'attività di intercetta­zione anche delicata, a livello di Cpl erano in contatto con persone importanti per corrompere”, ma siccome non stavano emergendo elementi per un processo e le “intercetta­zioni costano”, stacca i microfoni e archivia.

Che non ci sia l’ossessione Renzi lo dimostra anche un altro passaggio dell’audizione in cui Musti a proposito dell’informativ­a “fatta con i piedi” elenca i capitoli e indica “il capitolo ottavo, rapporti tra Cpl Concordia e D'Alema Massimo”. Ma i consiglier­i vogliono sapere dell’i nt er c e t t a z i o n e Renzi-Adinolfi, pubblicata dal Fatto il 10 luglio 2015. Non l’aveva letta, la apprende “quan- do è scoppiata quella che per me è stata una bomba (la pubblicazi­one sul Fatto , ndr)” e subito scrive una nota al suo procurator­e generale sollecitat­o dal capo degli ispettori ministeria­li, Cesqui. È preoccupat­o anche il procurator­e di Roma Giuseppe Pignatone, che aveva ricevuto un altro stralcio di Cpl. E i due si sentono: “Mi telefonò Pignatone, ‘Lucia come rispondi?’ Io rispondo in un certo modo eccetera. Lui mi disse: ‘Ci tocca rispondere, dobbiamo rispondere tutti e due’. Allora dissi: ‘Diremo le cose come stanno’”. Anche Woodcock chiama Musti: “Quello che gli volevo dire me lo sono tenuto per me perché tanto era già arrabbiato così, cosa lo faccio arrabbiare di più, a che serve?”.

I consiglier­i insistono, come se non ci fosse stata già un’indagine a Napoli che ha ricostruit­o i fatti: l’intercetta­zione, depositata, uscì dal Consiglio degli avvocati. È sempre il presidente Fanfani che le chiede ancora dell’in- tercettazi­one Renzi-Adinolfi: “Con Pignatone avanzaste ipotesi su come poteva essere sfuggita?”. Musti: “Certo che sì. E quando salta fuori la notizia del capitano del Noe (Scafarto indagato per falso, ndr) a me è venuto un colpo, perché ho detto: ‘Uno più uno fa due, finalmente l'hanno preso’, perché il modo di fare di que- sto capitano era spregiudic­ato”. E racconta di Scafarto “come il prezzemolo” che insiste per incontrarl­a e quando a settembre 2016 la vede, le avrebbe detto: “Succede un casino, arriviamo a Renzi”. Una frase che non avrebbe dovuto dire a un pm di un’altra Procura per opportunit­à. Ma che non ci fossero rilievi penale lo prova il fatto che Musti non lo indaga e anche se pensa che Scafarto e Ultimo siano pessimi, quando a fine maggio 2015 a Roma c’era stata una riunione di coordiname­nto con i pm della capitale e con quelli di Napoli su Cpl non disse nulla: “Non mi metto a questionar­e sui metodi di lavoro dei colleghi”.

Il racconto

I pessimi giudizi sui Noe, le telefonate con Pignatone e il caso Adinolfi La nuova accusa Woodcock risponderà per non aver indagato il renziano Vannoni insieme a Lotti

DALL’AUDIZIONE del procurator­e generale di Napoli Luigi Riello, invece, si è venuto a sapere che il procedimen­to disciplina­re pendente alla Procura generale della Cassazione su Woodcock non è solo per l’articolo di Repubblica­in cui si riportano, non autorizzat­e, alcune riflession­i del pm su Con-

sip, ma anche per la mancata iscrizione di Filippo Vannoni, ex consiglier­e economico di Palazzo Chigi, per violazione di segreto e favoreggia­mento, a differenza del ministro Lotti, del comandante dei carabinier­i Del Sette e del comandante in Toscana Saltalamac­chia. Tutti i personaggi erano stati chiamati in causa dall’ex ad di Consip, Luigi Marroni, come presunti responsabi­li della catena di “spiate” che lo portarono a togliere le cimici dall’ufficio. Vannoni fu interrogat­o da Woodcock e Carrano (anche lei “incolpata”) il 21 dicembre scorso come testimone e quindi senza difensore.

 ?? LaPresse/Ansa ?? Intreccio Perquisizi­one in sede Consip. A destra, la pm Lucia Musti. In basso, Henry John Woodcock
LaPresse/Ansa Intreccio Perquisizi­one in sede Consip. A destra, la pm Lucia Musti. In basso, Henry John Woodcock
 ??  ??
 ??  ??
 ?? Ansa ?? Lucia Musti
Ansa Lucia Musti
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy