Un Malagò è per sempre: resterà al Coni altri 4 anni
Approvata la legge che fissa un limite di tre mandati per le Federazioni sportive, ma per il Comitato olimpico il precedente era di due: così nel 2021 potrà ricandidarsi di nuovo
Un presidente è per sempre. Specie se si chiama Giovanni Malagò: vederlo alla guida del Coni fino al 2025 adesso non è più impossibile. Il merito è di una legge firmata dal Partito democratico ma approvata con una maggioranza trasversale, che avrebbe dovuto introdurre un limite di mandati nelle federazioni sportive, dove il potere è sempre in mano ai soliti noti e ci sono dirigenti in carica da decenni. Invece, dopo un lungo iter, il provvedimento finisce per concedere la possibilità di un mandato “extra” a tutti i numero uno federali. A partire, ovviamente, dal presidente dei presidenti: tutti d’accordo, dal Pd a Forza Italia, a regalargli altri quattro anni da signore dello sport.
LA QUESTIONE dei dirigenti attaccati alle poltrone delle 44 Federazioni sportive (enti privati che però ogni anno ricevono oltre 400 milioni di euro di contributi pubblici) si trascina da tempo. Più volte si era parlato di stabilire un tetto massimo. Dopo l’ennesima tornata di elezioni caratterizzate da riconferme controverse e rinnovamento quasi nullo (solo in 7 casi il presidente uscente non è stato rieletto), il governo ha deciso di accelerare sul ddl Ranucci, che giaceva da oltre un anno alla Camera dopo la prima approvazione del Senato. Il ministro dello Sport, Luca Lotti, se n’è fatto carico in prima persona, in accordo proprio con Malagò.
Il provvedimento stabilisce per tutte le Federazioni un limite di tre mandati, dopo cui i presidenti saranno costretti a farsi da parte. Il periodo temporale è ispirato allo statuto dal Cio, il Comitato internazionale. Pec- cato, però, che fino a ieri il Coni avesse un tetto di due mandati: Malagò, riconfermato lo scorso maggio con percentuali bulgare per il suo secondo, nel 2020 avrebbe dovuto lasciare. Adesso avrà la possibilità di farsi rieleg- gere ancora, e rimanere al Foro Italico fino al 2025.
Ma sarebbe riduttivo bollarla come “legge salva Malagò”, come hanno fatto Alessandro Di Battista e o il capogruppo e responsabile “Sp o rt ” del Movimento 5 Stelle, Simone Valente, che avrebbero voluto un limite più stringente e soprattutto retroattivo. Ad esempio anche Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico, ora che il Cip è diventato ente pubblico probabilmente avrebbe dovuto fare un passo indietro essendo in carica da oltre 12 anni, e invece avrà la possibilità di fare un ulteriore mandato. Proprio come Malagò, ammesso che ne siano interessati.
Entrambi, infatti, hanno altre ambizioni per il futuro. Malagò lavora per entrare nel Cio ( il Comitato olimpico internazionale), accarezza la tentazione di proseguire la sua opera nel mondo del calcio, o – perché no – di buttarsi addirittura in politica. Pancalli potrebbe essere proprio il suo successore al Coni. Ma la leggina del Pd regala un paracadute prezioso: nel caso qualcosa dovesse andare storto, fra quattro anni potrebbero comunque restare a coltivare il loro prezioso orticello.
SONO TUTTIi presidenti federali a tirare un sospiro di sollievo. Apparentemente la legge voluta dal Pd rappresenta un passo avanti rispetto al recente passato, quando nelle Federazioni non esisteva un tetto. In realtà, grazie alle “disposizioni transitorie” i dirigenti in carica, pure quelli che sono magari già al settimo mandato, avranno a disposizione un ulteriore quadriennio. Se la legge riceverà il via libera definitivo anche del Senato (dove deve tornare in seconda lettura, ma l’accordo a Palazzo Madama pare blindato), Luciano Rossi e Sabatino Aracu, rispettivamente grandi capi di Fitav e Fisr (Tiro al volo e Sport rotellistici), potranno raggiungere il record di 32 anni in sella alle loro discipline; il decano Franco Chimenti, numero uno della FederGolf e ora anche vice di Malagò al Coni, può arrivare a festeggiare i suoi 86 anni da presidente della Fig. Il regalo, a tutti, lo ha fatto il Parlamento.
Tutti contenti Tra i presidenti c’è chi festeggerà il record di otto quadrienni e chi resterà in carica fino a 86 anni