SALVINI-PICASSO È NEL PERIODO BLU, MA LA LEGA RIMANE VERDE
Colpo di scena, all’improvviso è tutto blu. Chi ha avuto la pazienza (e lo stomaco) di seguire la tradizionale sagra di Pontida, ha potuto constatare con un rapido colpo d’occhio la svolta cromatica della Lega. Palco blu, cartelli blu con scritto “Salvini premier”, striscioni blu sul palco. Divertente, perché quando ( raramente) le telecamere facevano un controcampo sulla folla leghista, si vedeva chiaramente che quella era ancora verde, dalle camicie ai berretti, alle bandiere, ai simpatici cartelli contro neri, terroni, comunisti, giudici, eccetera.
INSOMMA, la base di Pontida non è stata avvertita per tempo della svolta cromatica imposta al partito dal Salvini aspirante premier. Sull’invito non c’erano indicazioni per il dress code del militante del nuovo corso, che si è presentato verde mentre il capo diceva blu.
Come andare in bermuda e maglietta dei Ramones a un ricevimento all’ambasciata. Comunque sia: blu.
Un blu potente e denso, piuttosto scuro, diverso (ma sono sfumature) dal classico blu berlusconiano, che è più un azzurro scuro. Lì, dalle parti di Silvio, le abbiamo viste tutte, le sfumature del blu: l’azzurrino cilestrino con le nuvolette tipo salvaschermo di Windows, poi l’azzurro al neon e lustrini stile pomeriggio Mediaset, poi un blu più presidenziale, quasi solenne, à la Macron, che però, a essere onesti, col blu è arrivato un po’ dopo.
Del resto pare che quella per il colore blu sia un’attrazione fatale e qualcuno ha riso un bel po’ (come si fa quando c’è poco da ridere) allorché i buontemponi del Pd di Milano si presentarono alla manifestazione del 25 aprile con berretti e bandiere blu, delirando giustificazioni come “la Resistenza è europea” e cose così. Al netto degli incidenti dettati dall’ignoranza (un cartello blu inneggiava a Coco Chanel, collaborazionista dei nazi, Signore
perdonali, ma anche no) fu chiaro a tutti che si trattava di uno smarcamento ideologico sottolineato da svolta cromatica.
Niente rosso per carità, blu, mi raccomando, il blu sfina, signora mia. Sfina soprattutto appartenenze, identità e ideologie: non impegna, ecco.
Inutile dire: ho cominciato febbrilmente a consultare siti specializzati in cromoterapia, cose a metà tra lo pseudoscientifico e il santone indiano, per scoprire cose interessanti. Oo oh mm
m mm: ti poche il blu rilassa, ed è associato alla meditazione e al pensiero. E questo escluderebbe Salvini. Però ho scoperto anche che il blu sarebbe il colore dell’anima, associato al secondo cha
kra, che si trova nella regione pubica, guarda un po’. E questo spiegherebbe Berlusconi.
Interessante, ma resta la sostanza politica. Il blu fa presidenziale e responsabile. Il blu è affidabile, solido, e al tempo stesso rassicurante. Soprattutto, il blu è un colore abbastanza neutro, non associato a particolari ideologie, come il rosso e (nella recente storia italiana) il verde leghista tanto usato per camicie, cravatte, fazzoletti da taschino. Insomma, chi passa al periodo blu vorrebbe farci intendere che ripudia le vecchie nuances , le sfumature, l’antico pantone delle idee e della storia, e ricomincia da capo.
DI PIÙ: che si impone di presentarsi come una forza tranquilla, equilibrata e credibile. Insomma, se aspiri a governare è meglio che ti metti qualcosa di blu, almeno la cravatta. E se al vecchio Bossi è stato vietato il palco di Pontida è perché è stato valutato troppo verde-vintage, démodé, superato e impresentabile.
Quanto al gentile pubblico, sarebbe meglio avvertire: è gradito il gadget blu. Al 25 aprile di Milano il Pd cittadino lo fece: si vendevano berretti e pettorine blu, geni del marketing. A Pontida (sarà l’improvvisa crisi di liquidità) non ci hanno pensato e il Salvini blu parlava ai leghisti ancora verdi, non aggiornati, forse colpevolmente non abbonati a Vogue Padania.
CROMO-POLITICA Il nuovo colore del leader leghista è indispensabile se aspiri a governare
A Bossi è stato vietato il palco perché troppo vintage