Servizi, il Copasir convocherà Del Sette Casson vuole ascoltare anche De Caprio
Oltre al comandante dell’Arma potrebbero sentire il maggiore inquisito
Il
Copasir, l’organo parlamentare che controlla l’operato dei Servizi segreti, entra – limitatamente ai propri poteri – nel vivo dell’inchiesta Consip. Tra una decina di giorni è fissata la convocazione del comandante generale dell’Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, indagato in un filone dell’inchiesta romana per rivelazione di segreto d’ufficio, insieme al ministro dello Sport Luca Lotti e al generale della Legione Toscana Emanuele Saltalamacchia.
DOPO DEL SETTE, il senatore Felice Casson ha chiesto di convocare anche il maggiore Giampaolo Scafarto e il colon- nello Sergio De Caprio. Per que st’ultimo ieri è arrivata un’ulteriore richiesta dei componenti M5S. La volontà è quella di chiarire come siano girate le informazioni all’Aise, dopo che Scafarto ha inviato a due suoi ex colleghi, poi passati nei Servizi, alcune informazioni sull’inchiesta Consip. Per questo, il maggiore è accusato anche di rivelazione di segreto istruttorio. Due email ri- salgono al settembre 2016 e contenevano intercettazioni e pedinamenti. I due file si chiamavano “Mancini.doc”, ossia Marco Mancini, ora al Dipartimento informazione e sicurezza (Dis). Il 3 marzo, invece – mentre a Roma veniva interrogato come indagato per traffico di influenze Tiziano Renzi –, Scafarto avrebbe inviato sempre ai suoi due ex colleghi un’altra email con parti dell’informativa Consip del 3 febbraio. Un errore nell’invio, si giustifica il maggiore. Adesso su questo fronte entra in scena anche il Copasir, che vuole capire come siano circolate nei Servizi quelle informazioni. “Le email non sono mai arrivate direttamente a De Caprio”, ha puntualizzato Francesco Romito, legale del colonnello che non è indagato. Chi è stato avvisato nell’Aise? De Caprio sapeva? E i suoi superiori? Domande alle quali il Copasir cerca una risposta.
INTANTO a Roma potrebbero essere chiusi a breve alcuni filoni di indagine sulla principale stazione appaltante, come quello che riguarda il pm napoletano Henry John Woodcock accusato di rivelazione di segreto d’ufficio nei confronti del vicedirettore del F a tt o Marco Lillo (che ha negato la circostanza) e di falso. Potrebbe arrivare una richiesta di archiviazione.
Nel caso del concorso in falso nella parte dell’informativa del 9 gennaio che riguarda i servizi segreti, a inguaiare Woodcock sono stati pure alcuni sms di Scafarto. Il 7 aprile, quando sa dell’avviso di garanzia, l’ufficiale dei carabinieri chiama il magistrato e accenna alle accuse dei pm romani quando gli contestano di non
L’iniziativa Deputati e senatori vogliono capire chi sapeva dell’indagine tra gli 007
aver inserito nell’informativa gli accertamenti fatti su un’auto, prova che non si trattava di 007. Dice Scafarto: “...perché nell’informativa ho omesso di riferire di quello del Cherokee, che insomma facemmo gli accertamenti e vedemmo che insomma non c’entrava niente (...) Ve lo ricordate?”. Woodcock risponde: “Eh, me lo ricordo che lo avete detto…”. I due parlano anche dello scambio di persona tra l’imprenditore Alfredo Romeo (indagato di corruzione) e Italo Bocchino (accusato di traffico di influenze) sul presunto incontro con “Renzi”. Il pm si dice in difficoltà nei panni del presunto “ingannato” ma ritiene in buona fede il suo investigatore. In quelle stesse ore, Scafarto in chat con un collega di- ce che l’omissione sarebbe stata “una scelta investigativa precisa, condivisa con Woodcock”. Circostanza che il pm smentisce. I falsi per il maggiore sono “errori”. E tramite il suo legale Giovanni Annunciata, nei prossimi giorni depositerà una perizia fonica sulla conversazione del 6 dicembre scorso, quando è stata intercettata la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”, attribuita falsamente a Romeo. In realtà era stata pronunciata da Bocchino.
“Ho commesso degli errori, certo – dice Scafarto al Fatto–. Ma perché ero esausto, ho lavorato 16 ore al giorno. Il 23 dicembre mi hanno detto che l’informativa era da consegnare improcrastinabilmente, così mi fu detto, entro il 9 gennaio. Termine concordato tra le Procure di Roma e Napoli”.