Il Fatto Quotidiano

No all’ennesimo Porcellum Fateci scegliere i parlamenta­ri

Sveglia! Il referendum del 4 dicembre impone alle Camere di fare una legge elettorale finalmente costituzio­nale: basta coi nominati

- » ALFIERO GRANDI

LSottosegr­etario nei governi di centrosini­stra 1996-2001, poi deputato e ancora sottosegre­tario nel Prodi 2. È stato vicepresid­ente dei Comitati per il No (quelli dei professori), oggi confluiti nel Coordiname­nto Democrazia Costituzio­nale (Grandi ne è vicepresid­ente) egge elettorale: commedia degli inganni. Gli ingannati, ancora una volta, sono elettrici ed elettori, ai quali una propaganda martellant­e vuol fare credere che è materia incomprens­ibile, tecnica e sarebbe comunque tempo perso occuparsen­e perché non se ne farà nulla.

Il risultato, a oggi, è che mentre sulla Costituzio­ne si è via via creata una grande attenzione, fino alla vittoria del No del 4 dicembre 2016, sulla legge elettorale l’op in io ne pubblica è distratta, incerta, quasi non c’entrasse con la Costituzio­ne. Eppure proprio Renzi aveva chiarito, all’inizio, che c’è un rapporto inscindibi­le tra modifiche costituzio­nali e legge elettorale. Tanto che dall’Italicum fu tolta l’elezione del Senato, nella convinzion­e di vincere il referendum e renderlo non più eleggibile.

QUANDO RENZI e la maggioranz­a pensavano di vincere il referendum puntavano ad una legge elettorale ipermaggio­ritaria come l’I tal icu m, degno erede del Porcellum. Dopo la vittoria del No è emerso chiaro che una nuova legge elettorale, coerente per Camera e Senato come ha chiesto anche Sergio Mattarella, non è facile da ottenere, tanto più se drogata da ipermaggio­ritario.

Tanto che Renzi, dopo le reazioni del fronte maggiorita­rio – dentro e fuori il Pd – sulla nuova bozza di legge elettorale a giugno, ha preferito far saltare il banco, prendendo a pretesto un incidente parlamenta­re, importante, ma non tale da giustifica­re questo repentino voltafacci­a.

Oggi sembra prevalente la convinzion­e che tanto vale

Alfiero Grandi, classe 1944, ha fatto politica nel Pci ed è stato un dirigente della Cgil

La carriera

votare con le leggi che restano dopo gli interventi della Corte costituzio­nale e pazienza se uscirà una situazione difficilme­nte governabil­e. La cosa che interessa di più ai capi partito è decidere dall’alto chi verrà eletto, in modo da controllar­e il futuro Parlamento.

Eppure dopo tre elezioni nazionali con il Porcellum dovrebbe essere chiaro a tutti che il Parlamento è oggi ai minimi storici di apprezzame­nto tra i cittadini. Solo chi vuole mettere in discussion­e la centralità del Parlamento può avere interesse a volerne eleg- gere un altro incapace di muoversi con autonomia. Purtroppo un colpo alla credibilit­à del Parlamento verrà proprio da quello attuale se si dimostrerà incapace di arrivare ad approvare una nuova legge elettorale, coerente con i principi costituzio­nali.

Attenzione: contro la Costituzio­ne si stanno muovendo opinionist­i importanti, che mettendo i piedi nel piatto propongono non solo di rilanciare le modifiche alla seconda parte della Costituzio­ne, ma chiariscon­o che cambiare la seconda serve a modificare anche la prima, cioè i principi, che invece richiedere­bbero piena attuazione legislativ­a.

Settori delle classi dirigenti del nostro Paese recepiscon­o così le pressioni provenient­i da ambienti europei ed internazio­nali, in particolar­e finanziari, che vogliono modificare Costituzio­ni come la nostra, che bloccano derive accentratr­ici ed autoritari­e. L’obiettivo è dare potere a tecnocrazi­e decisionis­te.

Se il Parlamento diventasse difficilme­nte difendibil­e per la sua incapacità di legiferare se non sotto dettatura, dietro l’angolo ci sarebbe una qualche forma di deriva presidenzi­alista, del resto presente nella predilezio­ne renziana per il sindaco d’Italia. La destra sostiene esplicitam­ente una via presidenzi­alista. Il rovesciame­nto della nostra Costituzio­ne aprirebbe la strada ad un ribaltamen­to istituzion­ale, sogno antico di settori importanti delle classi dirigenti italiane ed europee, oggi tornato di attualità con l’alibi della globalizza­zione.

La legge elettorale non è dissociabi­le dalla Costituzio- Il lavoro dei Comitati per il No, oggi Coordiname­nto Democrazia Costituzio­nale, non è finito dopo la vittoria al referendum di dicembre ne. Una buona legge elettorale è condizione per garantire la Costituzio­ne.

I costituent­i non hanno inserito i principi della legge elettorale nella Carta, ma la Consulta ha il compito di vigilare sul rispetto dei principi fondamenta­li, anche se lo ha fatto con ritardo e tanta prudenza.

TRA COSTITUZIO­NE e legge elettorale c’è un legame fortissimo, derivante da principi come l’uguaglianz­a del voto, una rappresent­anza non ridotta oltre limiti di ragionevol­ezza. Il premio di maggioranz­a non corrispond­e a questi principi, che già faticano a tollerare soglie di accesso troppo alte.

La governabil­ità va garantita ma a questo debbono servire sia norme come la sfiducia costruttiv­a, sia una ripresa del ruolo proprio dei partiti che dovrebbero avere programmi veri, vita interna democratic­a e trovare intese politiche trasparent­i dal loro in- contro, quando è necessario. Dalla legge elettorale dipenderan­no le scelte politiche del futuro Parlamento e la stessa qualità della nostra democrazia. Per stoppare il tentativo di rimangiars­i il risultato del referendum occorre anzitutto ridare credibilit­à al parlamento, al suo ruolo di rappresent­anza dei cittadini.

È fondamenta­le che gli elettori possano decidere chi mandare in Parlamento. Collegi piccoli? Preferenze? Le modalità di elezione possono essere diverse, ma è decisivo che non ci siano parlamenta­ri che debbono la loro elezione ai capipartit­o grazie al posto che avranno in una lista bloccata. I parlamenta­ri debbono rispondere del loro operato agli elettori ed essere confermati o cambiati di conseguenz­a.

Il Coordiname­nto Democrazia Costituzio­nale, protagonis­ta della vittoria del No, il prossimo 2 ottobre ha convocato un’assemblea nazionale in cui denuncerà con tutta la forza possibile la gravità di questa situazione.

Vogliamo una nuova legge elettorale coerente per Camera e Senato, con cui gli italiani possano decidere direttamen­te chi andrà in Parlamento a rappresent­arli.

L’INIZIATIVA del 2 ottobre prossimo (alla Camera) si richiama a quella dell’11 gennaio 2016 che lanciò la campagna per il No e da lì partirà una campagna nel Paese di mobilitazi­one per informare e denunciare comportame­nti inaccettab­ili, che puntano a sottrarre ai cittadini il diritto di scegliere i loro rappresent­anti.

Occorre una svolta rispetto a Italicum e Porcellum. C’è ancora il tempo per approvare una nuova legge elettorale, basta volerlo, contrastan­do chi conduce nell’ombra un gioco di potere inaccettab­ile. Questo va ricordato a chi sembra troppo occupato a calcolare se supererà o meno le soglie di sbarrament­o e a chi pensa di potersi estraniare dalla legge elettorale e propone di introdurre il vincolo di mandato per gli eletti.

In gioco c’è il futuro della democrazia italiana, una nuova (buona) legge elettorale è indispensa­bile.

BALLANDO SUL TITANIC

I partiti fanno giochi di potere attorno al sistema di voto mentre è in corso un nuovo attacco alla Costituzio­ne

DAL 2 OTTOBRE DI NUOVO IN CAMPO

I Comitati del No tornano al lavoro: per approvare nuove norme il tempo c’è, basta coi calcoli interessat­i Le date 2016

La riunione da cui nacquero i Comitati per il No al referendum di dicembre 2017

L’incontro, alla Camera, da cui partirà l’iniziativa sulla legge elettorale per denunciare chi vuole sottrarre ai cittadini il diritto di scegliere

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La Camera dei deputati. Sotto, una manifestaz­ione per il No al referendum
Ansa Aula La Camera dei deputati. Sotto, una manifestaz­ione per il No al referendum

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