Il Fatto Quotidiano

Caos Ryanair: “Soldi se rinunci alle tue ferie”

La compagnia promette bonus per fermare la fuga di piloti. In Italia cancellati 700 voli, primi disagi

- » ROBERTO ROTUNNO

In pieno caos per i voli cancellati e con i primi disagi negli aeroporti anche italiani, Ryanair piazza la mossa del giorno dopo: un bonus promesso ai dipendenti che accetteran­no di non godere delle ferie.

IL PREMIO – emerso da una mail aziendale rivelata dalla tv irlandese – varrà 12 mila euro per i piloti e 6 mila per i primi ufficiali; lo otterrà chi avrà volato più di 800 ore nei prossimi 12 mesi e rinunciato a 10 giorni di riposo nel periodo critico. L'assegno scatterà solo dopo il 31 ottobre 2018; chi si licenzia prima, anche con i requisiti, rimarrà senza. La clausola sembra svelare lo scopo di questa scelta: arrestare la fuga di piloti in atto verso i vettori concorrent­i, che offrono stipendi migliori.

Lunedì Ryanair ha comunicato la soppressio­ne di 2.100 viaggi nelle prossime sei settimane (702 per o dall'Italia; 17 solo ieri), lasciando a terra 400 mila passeggeri, per “problemi con turni e ferie”. In realtà, sembra che il guaio stia nell'esodo di addetti. Ryanair ha provato a smentire, ammettendo l'esistenza di frequente turn-over che tuttavia non genererebb­e carenza di piloti. Secondo un'analisi del sindacato Ialpa, sono stati in 700 nel 2017 a dire addio a Ryanair. Tanti giovani accettano di muovere i primi passi nell'azienda irlandese, ma pochi poi costruisco­no una lunga carriera all'interno: il tempo medio di permanenza è infatti solo 4 anni e l'età media degli addetti non supera i 34.

Ogni pilota – per legge - non può volare più di 900 ore tra il 1 gennaio e il 31 dicembre dello stesso anno. Ryanair ha sempre fatto partire i 365 giorni dal 1 aprile, traendone molti vantaggi, e ora sostiene che i disagi sono in parte dovuti alla necessità di adeguarsi al calendario classico. Motivazion­e che però non convince i sindacati italiani e irlandesi. “Il discorso delle ferie – ha detto Emiliano Fiorentino di Fit Cisl - non può essere imputabile ai dipendenti perché è un diritto dei lavoratori e va rispettato”.

Ad alcuni piloti, però, le ferie non sono mai state retribuite: si tratta dei contractor, che lavorano con una sorta di partita iva. Uno di loro ha raccontato in anonimato la sua esperienza: “All'inizio guadagnavo 20 euro all'ora - ha detto - poi ho raggiunto circa 7 mila euro al mese. Avevo obblighi da dipendente, turni prestabili­ti ma niente diritti. In Irlanda le tasse erano quasi zero, perché i compensi risultavan­o rimborsi spese. In Italia, solo perché ero corretto, dichiaravo con il modello unico. Chi vuole fare il furbo, però, può risultare nullatenen­te”.

LA CORTE di Giustizia europea ha stabilito che le regole da applicare ai piloti sono quelle della base di impiego. Chi opera in aeroporti italiani può appellarsi appunto alle norme italiane che non contemplan­o piloti a partita iva. L'Unione europea è intervenut­a, ora tocca al ministro dei Trasporti Graziano Delrio mettere in pratica quanto deciso in Lussemburg­o per garantire diritti ai dipendenti Ryanair.

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Ansa A terra Ryanair nel mirino per i voli cancellati

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