In salvo i soldi trasferiti a “Noi con Salvini”
Il Congresso del 2015, dopo il rinvio a giudizio di Bossi, cambiò il profilo fiscale del Carroccio
Non
è andato in tribunale a Genova, come aveva annunciato domenica, ma a Porta a Porta. Nel capoluogo ligure ha inviato tre legali ma non per presentare ricorso, come annunciato sempre da Pontida, ma per parlare con il procuratore capo, Francesco Cozzi. Insomma, le parole di Matteo Salvini si confermano sabbia al vento. Opporsi al sequestro preventivo di quasi 49 milioni di euro disposto dal tribunale non è fra l’altro una questione che si risolve in poche settimane.
I LEGALI HANNO dieci giorni per presentare ricorso al tribunale del Riesame, ma la cifra deve essere coperta. Salvini è a corto di tempo oltre che di soldi. Finora sono stati sequestrati appena 1,8 milioni di euro. Tra mille difficoltà per la Guardia di Finanza che sta cercando di individuare beni e liquidi riconducibili al fu movimento padano. Difficoltà dovute anche ai cambiamenti fiscali voluti da Salvini dopo il rinvio a giudizio a carico dell’ex tesoriere, Francesco Belsito, e del senatur, Umberto Bossi, poi condannati per truffa ai danni dello Stato con altri.
Nel 2015 il leader in felpa convocò un Congresso che cambiò radicalmente l’assetto fiscale del Carroccio: fino ad allora ogni conto corrente di ogni sezione veniva registrato con il codice fiscale della Lega Nord, con sede legale in via Bellerio. Venne deciso invece di rendere autonome (almeno fiscalmente) le diverse realtà territoriali e ad alcune (Toscana, Umbria, Marche e altre) vennero anche trasferiti dei fondi dai depositi del federale, cioè del partito. Soldi che potrebbero essere stati così messi in salvo.
Nel dispositivo del Tribunale di Genova è infatti ordinato “il sequestro preventivo di somme di denaro depositate su conti correnti bancari, libretti di risparmio, depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”. Quindi sono esclusi tutti i comitati del movimento “Noi per Salvini”, tra l’altro. Il procuratore capo di Genova, dopo aver incontrato ieri i legali del Carroccio, si è detto possibilista sul poter svincolare alcune somme ma, ovviamente, solo con delle garanzie: “Una fideiussione o un immobile”. Da parte della procura, ha aggiunto, c’è “la piena consapevolezza della funzione essenziale che svolge un partito politico che deve poter svolgere la propria attività”.
Il presidente della Regione Lombardia, nonché ex segretario del Carroccio, Roberto Maroni ha rubato il tempo a Salvini e commentato: “Da parte della procura non c’è stato quell’intervento politico per distruggere la Lega”, di cui da giorni invece parla il leader felpato. E lo ha ripetuto ancora ieri sera, dal salottino di Vespa: “È una sentenza politica”.
In realtà è semplicemente la legge e la procedura penale. Fu Salvini, fra l’altro, nel 2015 a ritirare la costituzione di parte civile della Lega presentata dal suo predecessore, Maroni, nei confronti degli imputati al processo sullo sperpero di denaro tra diamanti in Tanzania e lauree in Albania.
I PROBLEMI, se possibile, non finiscono qui per Salvini. All’interno del partito aumentano le divisioni a seguito della sua decisione di non far parlare Bossi domenica a Pontida. Ieri il senatùr ha festeggiato il suo compleanno a Gemonio coi familiari e pochi amici fidati. Non ha voluto parlare né ricevere nessuno. Nei prossimi giorni dovrebbe incontrarsi con Berlusconi anche nel tentativo di risolvere i guai di Salvini. Sul piatto la candidatura a premier: il leader in felpa dovrà sacrificarla all’altare di Arcore, seppure continui a proiettarsi verso Palazzo Chigi. Ieri da Vespa, il Matteo padano, ha detto: “Sarò premier con i voti del Cavaliere”. Ma si sa, parole: sabbia al vento.
Caccia ai fondi
I giudici hanno ordinato solo di bloccare i conti della Lega: sono esclusi i comitati del movimento