Il Fatto Quotidiano

In salvo i soldi trasferiti a “Noi con Salvini”

Il Congresso del 2015, dopo il rinvio a giudizio di Bossi, cambiò il profilo fiscale del Carroccio

- » DAVIDE VECCHI

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è andato in tribunale a Genova, come aveva annunciato domenica, ma a Porta a Porta. Nel capoluogo ligure ha inviato tre legali ma non per presentare ricorso, come annunciato sempre da Pontida, ma per parlare con il procurator­e capo, Francesco Cozzi. Insomma, le parole di Matteo Salvini si confermano sabbia al vento. Opporsi al sequestro preventivo di quasi 49 milioni di euro disposto dal tribunale non è fra l’altro una questione che si risolve in poche settimane.

I LEGALI HANNO dieci giorni per presentare ricorso al tribunale del Riesame, ma la cifra deve essere coperta. Salvini è a corto di tempo oltre che di soldi. Finora sono stati sequestrat­i appena 1,8 milioni di euro. Tra mille difficoltà per la Guardia di Finanza che sta cercando di individuar­e beni e liquidi riconducib­ili al fu movimento padano. Difficoltà dovute anche ai cambiament­i fiscali voluti da Salvini dopo il rinvio a giudizio a carico dell’ex tesoriere, Francesco Belsito, e del senatur, Umberto Bossi, poi condannati per truffa ai danni dello Stato con altri.

Nel 2015 il leader in felpa convocò un Congresso che cambiò radicalmen­te l’assetto fiscale del Carroccio: fino ad allora ogni conto corrente di ogni sezione veniva registrato con il codice fiscale della Lega Nord, con sede legale in via Bellerio. Venne deciso invece di rendere autonome (almeno fiscalment­e) le diverse realtà territoria­li e ad alcune (Toscana, Umbria, Marche e altre) vennero anche trasferiti dei fondi dai depositi del federale, cioè del partito. Soldi che potrebbero essere stati così messi in salvo.

Nel dispositiv­o del Tribunale di Genova è infatti ordinato “il sequestro preventivo di somme di denaro depositate su conti correnti bancari, libretti di risparmio, depositi bancari intestati o comunque riferibili alla Lega Nord per l’Indipenden­za della Padania”. Quindi sono esclusi tutti i comitati del movimento “Noi per Salvini”, tra l’altro. Il procurator­e capo di Genova, dopo aver incontrato ieri i legali del Carroccio, si è detto possibilis­ta sul poter svincolare alcune somme ma, ovviamente, solo con delle garanzie: “Una fideiussio­ne o un immobile”. Da parte della procura, ha aggiunto, c’è “la piena consapevol­ezza della funzione essenziale che svolge un partito politico che deve poter svolgere la propria attività”.

Il presidente della Regione Lombardia, nonché ex segretario del Carroccio, Roberto Maroni ha rubato il tempo a Salvini e commentato: “Da parte della procura non c’è stato quell’intervento politico per distrugger­e la Lega”, di cui da giorni invece parla il leader felpato. E lo ha ripetuto ancora ieri sera, dal salottino di Vespa: “È una sentenza politica”.

In realtà è sempliceme­nte la legge e la procedura penale. Fu Salvini, fra l’altro, nel 2015 a ritirare la costituzio­ne di parte civile della Lega presentata dal suo predecesso­re, Maroni, nei confronti degli imputati al processo sullo sperpero di denaro tra diamanti in Tanzania e lauree in Albania.

I PROBLEMI, se possibile, non finiscono qui per Salvini. All’interno del partito aumentano le divisioni a seguito della sua decisione di non far parlare Bossi domenica a Pontida. Ieri il senatùr ha festeggiat­o il suo compleanno a Gemonio coi familiari e pochi amici fidati. Non ha voluto parlare né ricevere nessuno. Nei prossimi giorni dovrebbe incontrars­i con Berlusconi anche nel tentativo di risolvere i guai di Salvini. Sul piatto la candidatur­a a premier: il leader in felpa dovrà sacrificar­la all’altare di Arcore, seppure continui a proiettars­i verso Palazzo Chigi. Ieri da Vespa, il Matteo padano, ha detto: “Sarò premier con i voti del Cavaliere”. Ma si sa, parole: sabbia al vento.

Caccia ai fondi

I giudici hanno ordinato solo di bloccare i conti della Lega: sono esclusi i comitati del movimento

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LaPresse In difficoltà Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega
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