Il Fatto Quotidiano

Hamas conferma: il “governo ombra” è finito, via libera ad Abu Mazen

Haniyeh si riconcilia con al-Fatah e i sondaggi lo premiano

- » ROBERTA ZUNINI

Le

grandi manovre per la ripresa del processo di pace israelo- palestines­e sembrano partite non solo sul campo ma nei veri centri del potere internazio­nale, questa settimana trasferiti a Palazzo di Vetro. Mentre Hamas, il movimento islamico che governa la Striscia di Gaza dal 2007 dopo la vittoria nel conflitto lampo con la milizia di Al Fatah (il partito che dalla sua costituzio­ne esprime i vertici dell'Autorità Nazionale Palestines­e, l' Anp, ndr) dichiara che i membri del governo dell'Anp “sono i benvenuti a Gaza”, a New York il rais egiziano al Sisi - deus ex machina di questa probabile riconcilia­zione annunciata domenica scorsa - ha incontrato pubblicame­nte il premier israeliano Netanyahu a margine dell'Assemblea Generale dell'Onu. Secondo il quoti- diano di Tel Aviv, Haaretz, i due leader si erano già incontrati segretamen­te in Giordania lo scorso gennaio. Ieri sera, riferisce il quotidiano, hanno parlato per circa 90 minuti, con al Sisi che ha det- to di voler sostenere il processo di pace sia a livello regionale che fra israeliani e palestines­i.

Al Sisi ha incontrato anche Mahmoud Abbas, il presidente dell'Anp noto con il soprannome di Abu Mazen. L’'egiziano ha avuto anche un incontro con un gruppo di leader ebrei americani per discutere degli sforzi di pace dell’amministra­zione Trump. Secondo persone presenti all’incontro, scrive Haaretz, al Sisi è apparso ottimista sugli sforzi del presidente americano e si è detto interessat­o a sostenerli. A suo parere il miglior approccio per rilanciare il processo di pace è tramite un processo regionale che coinvolga i paesi arabi. Ma i paesi arabi, come è a più riprese accaduto nella storia del conflitto i- sraelo-palestines­e, non sono tutti al fianco dei palestines­i e l'Egitto contempora­neo ormai è nelle mani dell'Arabia Saudita, la potenza regionale sunnita che sta usando al Sisi per accrescere il proprio potere anche nel Vicino Oriente. Da mesi, ovvero da quando Hamas ha formato una sorta di governo ombra - il Comitato amministra­tivo di Gaza - in competizio­ne con quello dell'Anp, la crisi umanitaria nella Striscia si è aggravata: Abbas ha infatti reagito bloccando il pagamento delle bollette dell'unica centrale elettrica di Gaza, sospeso il pagamento degli stipendi ai dipendenti pubblici e il trasferime­nto di fondi. Una crisi umanitaria quella di Gaza che era già diventata ingente negli ultimi due anni a causa della chiusura da parte del Cairo dei tunnel sotterrane­i sul confine. Da qui passava la maggior parte dei beni di prima necessità e per la ricostruzi­one della Striscia. Al contrario, l'embargo israeliano si è fatto con il tempo meno pressante. Ma i problemi sono lontani dall'essere risolti perché se il presidente Abu Mazen decidesse, come sarebbe tenuto per legge, di tenere elezioni generali nei Territori, Hamas potrebbe ancora spuntarla e dirigere l'Anp. Uno scenario che, se si avverasse, difficilme­nte porterebbe la pace nell'area. I risultati del sondaggio fatto da un istituto palestines­e sulle indicazion­i di voto, mostrano che Ismael Haniyeh, il leader di Hamas riceverebb­e il 50% dei consensi, mentre Abbas il 42%.

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Ansa Ismail Haniyeh

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