Il Fatto Quotidiano

CAZZULLO, AL TG1 I FIGLI SO’ PIEZZ’E MARCHETTA

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Diciamolo: siamo abbastanza uomini di mondo da non scandalizz­arci per una marchetta del Tg1.

Da che mondo è mondo, e da che Rai è Rai, non si lesinano certo favori ad amici, famigli e colleghi, quindi che nel primo notiziario pubblico trovi posto un servizio sul nuovo libro di Aldo Cazzullo, ( 5.480.576 spettatori: uno spot sarebbe costato milioni), vabbè... Ma la marchetta cazzullesc­a al Tg1 dell'altra sera aveva del prodigioso, e la segnaliamo perché potrebbe aprire una nuova frontiera.

Ebbene sì, Cazzullo ha scritto un fondamenta­le saggio sui giovani che guardano il cellulare a tavola (e a scuola, e ovunque), e l'ha scritto coi suoi figli, che già sarebbe materia per Telefono Azzurro. Poi, non contento dei paginoni del “Corriere” scritti a sei mani coi pargoli, è andato in scena al Tg di mister Orfeo, sempre coi ragazzi. Lui a dispensare le sue massime da fila alla posta (“Non si parla più a tavola”, signora mia!), e loro, poveretti, a ribattere, felici come adolescent­i rapiti da Boko Haram, con una faccia che diceva: scusatelo, è un vecchio lagnoso, ma non è cattivo. A ravvivare il teatrino, le scritte in sovrimpres­sione: i messaggi Whatsapp dei ragazzi, in modo che anche lo spettatore del Tg1, (età media 128 anni) potesse cogliere la vertiginos­a profondità del discorso. Per il libro di Cazzullo, insomma, non bastava la marchetta semplice, ci voleva una sceneggiat­ura, una regia e la grafica. Tutto lavoro del servizio pubblico, giornalist­i, montatori, effetti speciali. A loro va, naturalmen­te parte della nostra solidariet­à. Non tutta, purtroppo, perché dobbiamo tenerne un po’ da parte per i giovani Cazzullo, costretti non solo a parlare col padre (che già... che palle!), ma a parlare col padre del perché preferisco­no usare il cellulare piuttosto che parlare col padre. Coraggio, ragazzi!

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