Rajoy oltre la linea rossa: “prigionieri politici” e Franco
Escalation 14 arresti tra i funzionari catalani e manifestazioni bloccate: Barcellona si mobilita in piazza e c’è chi ricorda i tempi del “caudillo”
Nelle prime ore di ieri mattina, la Guardia Civil è entrata negli edifici che ospitano i dipartimenti della Generalitat – Economia, Internazionale, Lavoro e Affari sociali e l’Agenzia Tributaria Catalana – alla ricerca di materiale sul referendum del 1° ottobre, arrestando 14 persone tra alte cariche e tecnici, tra cui il numero due del vicepresidente Junqueras, Josep María Jové ed entrando perfino nelle abitazioni private di alcuni di loro. La prima volta in democrazia. La polizia ha agito sotto l’ordine del giudice di Barcellona Juan Antonio Ramírez che da tempo stava indagando sui preparativi del referendum, in barba al Tribunal Superior de Justicia de Catalunya, più alto in grado.
Il governo spagnolo ha così oltrepassato quella “li nea rossa” nelle parole del presidente Puigdemont, che lo converte “in una vergogna per la democrazia”. Un’a ggressione “senza copertura legale. Perpetrata colpendo lo stato di diritto e tutte le garanzie costituzionali, violando la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea”. “Oggi si sono attaccate le istituzioni catalane, l’autogoverno e la dignità del popolo catalano”, gli ha fatto eco la presidente del Parlamento Forcadell, “siamo davanti all’applicazione di uno stato di eccezione di fatto”.
Lo aveva detto il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy “non ci sarà alcun referendum il 1° ottobre” e aveva aggiunto, “ci faranno arrivare dove non vorremmo”. Ed è vero che nelle ultime due settimane era stato un crescendo di atti a detrimento delle libertà d’informazione, di espressione e di riunione, con la polizia nelle redazioni di giornali e radio, la proibizione di manifestazioni pubbliche, le minacce e le querele a sindaci, componenti del governo, deputati e semplici cittadini, con l’obiettivo d’impedire la celebrazione del referendum. Ma era difficile immaginare che, nell’E u ro p a del XXI secolo, si sarebbe arrivati a tanto, come un ritorno al passato, con l’uso di mezzi e forme più proprie di una dittatura che di una democrazia. Operato che Rajoy ha difeso ieri, senza esitazioni, dando mostra di non conoscere nulla del popolo catalano.
Che è sceso in piazza pacifico e determinato fin dalle prime ore del mattino in difesa delle istituzioni catalane e della democrazia. Offrendo sorrisi e garofani ai poliziotti, ma senza arretrare di un mil- limetro sulla volontà di votare. E i meno giovani tra i manifestanti ricordavano addirittura i tempi del ca u d il l o Francisco Franco.
AL PRINCIPIO alcune centinaia, sulla Rambla de Catalunya davanti al dipartimento d’Economia, convocati dall’Assemblea Nacional Cat al a n a e Òmnium Cultural; oppure in via Laietana, dove è stata interrotta la strada in u- na manifestazione in difesa della democrazia, o dove un altro gruppo si posizionava sotto la sede della delegazione del governo spagnolo. O ancora in Plaça Sant Jaume, autoconvocati, dove sono i palazzi del governo catalano e del comune di Barcellona.
Poi, attorno alle 20, diventati un fiume in piena, ad occupare tutta la Rambla fino a Plaça Catalunya. Ostinati e decisi a non andarsene prima della polizia militare dello Stato che, a quell’ora, si trovava ancora all’interno del dipartimento economico.
E la risposta democratica è arrivata anche dal resto della Spagna: in una ventina di città, della Galizia, Andalusia, Asturia, a Saragozza, a Madrid, si sono tenute concentrazioni in solidarietà con il popolo e le istituzioni catalane. La condanna è arrivata anche dalla squadra del Barcellona. A Madrid ieri era giorno di Parlamento e i partiti indipendentisti catalani hanno abbandonato l’emiciclo alla volta di Barcellona. Podemos e il suo gruppo confederale sono usciti all’esterno e hanno improvvisato una manifestazione di protesta. Iglesias ha detto di non volere “che in Spagna ci siano prigionieri politici”.
Confusione politica
I partiti spagnoli sempre più divisi sulla linea da tenere nei confronti dei “ribelli”
Q UE ST’AREA POLITICA ha promosso per domenica a Saragozza l’assemblea di parlamentari e sindaci contro la repressione del governo spagnolo. Il leader dei socialisti catalani ha fatto un appello alla serenità e alla calma, “le istituzioni democratiche hanno l’obbligo di trovare un’uscita al conflitto aperto”. Il giorno prima il Psoe aveva rotto l’unità costituzionale votando contro la mozione di Ciudadanos che approvava l’operato del governo spagnolo. Ma ieri chiedeva alle autorità catalane di annullare il referendum e aprire al dialogo.
La sindaca Colau ha detto che Rajoy “troverà tutto il catalanismo unito nella sua diversità difendendo diritti e libertà”. “Tutto questo - come dice Forcadell - per impedire di mettere una scheda elettorale in un’urna”.