Il Fatto Quotidiano

Nei monasteri della Catalogna si preparano le urne per il voto

Molti i religiosi che si sono pronunciat­i a favore

- E.M.B.

Ne

ll’ Assemblea Nacional Catal ana c’è un’area cristiana che si batte per l’indipenden­za proprio a partire dalla dottrina sociale ecclesiast­ica che afferma il diritto all’autodeterm­inazione in nome della giustizia e della dignità delle persone. Si chiamano Cristians per la independèn­cia, hanno convocato una preghiera per il referendum il 28 di settembre e hanno chiesto alle parrocchie e ai monasteri di mettere a disposizio­ne i loro locali dove poter votare il 1° ottobre nel referendum catalano sull’indipenden­za, nel caso fosse impedito il voto nei collegi ordinari. Juan José Omella, nominato vescovo di Barcellona nel 2015 da papa Francesco e nel 2017 cardinale, prova a tenersi in disparte nella contesa, appellando­si al dialogo per evitare lo scontro degli uni con- tro gli altri.

Anche se nella società catalana non è a rischio la convivenza come talora erroneamen­te si sostiene, c’è discussion­e ma non scontro e ben l’80% della popolazion­e vorrebbe poter decidere il futuro del proprio paese in un referendum di autodeterm­inazione, meglio se concordato con il governo spagnolo.

ALTRI PRELATI, INVECE, sono più possibilis­ti di Omella e sarebbero intenziona­ti a partecipar­e al voto del 1° ot- tobre e per quanto non ci sia alcuna decisione della chiesa catalana favorevole a cedere i locali per la votazione, qualche monastero sembra si sia mostrato disponibil­e a farlo in caso di necessità.

Non hanno dubbi, invece, Lucía Caram, monaca do- menicana, originaria di Tucumán in Argentina e volto noto del piccolo schermo, e Teresa Forcades, teologa, femminista e monaca benedettin­a che, assieme all’economista Olivares, è fondatrice del movimento indipenden­tista Procés Constituen­t. Non vicine ideologica­mente, la prima di area convergent­e e la seconda della sinistra sovranista, entrambi scommetton­o però sull’indipenden­za e perciò voteranno l’1 di ottobre. Perché votare in democrazia è normale, sostiene sor Caram. Perché, afferma Forcades, è un referendum unilateral­e ma convocato da un Parlamento legittimo e apre reali possibilit­à di cambiament­o.

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I manifestan­ti attorno al ministero delle Finanze di Barcellona si confrontan­o con la polizia
Reuters Barriera umana I manifestan­ti attorno al ministero delle Finanze di Barcellona si confrontan­o con la polizia

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