“Vogliamo decidere pacificamente il nostro destino”
RaulRomeva Il “ministro degli Esteri” catalano: democrazia ko
Raul Romeva si potrebbe definire il “ministro degli Esteri” della Catalogna, o più sommessamente consigliere per gli Affari esterni della Generalitat de Catalunya. Professore universitario di Politica europea e Affari internazionali, 46 anni, ex europarlamentare ed esponente dei Verdi catalani, Rueva ricopre l’incarico ministeriale dal 2016 nel governo indipendentista di Carles Puigdemont. È sotto in- chiesta da parte del Tribunale Superiore di Giustizia per l’annunciato referendum indipendentista del 1º ottobre. Lo abbiamo contattato mentre si trovava in missione a Madrid. Consigliere, si sente in una capitale “straniera”?
Sono nato a Madrid e qui ho parte della mia famiglia. La scorsa domenica, a Madrid, centinaia di cittadini hanno manifestato a favore del diritto a decidere del popolo catalano.
Qual è la sua versione sul conflitto politico tra Madrid e Bar-
cellona?
Il governo della Catalogna è stato oggetto di un’a gg r es s i on e coordinata delle forze di polizia del ministero dell’interno del governo spagnolo con l’obiettivo di impedire ai catalani di esprimersi il primo ottobre, e con il proposito di sospendere l’attività del governo eletto democraticamente lo scorso 27 settembre del 2015. Il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa mettendo in discussione diritti e valori democratici.
Secondo Madrid state agendo al di fuori della legge. Su quale base di diritto appoggiate le vostre rivendicazioni separatiste?
Il governo della Catalogna prenderà sempre le proprie decisioni nell'ambito della legittimità conquistata alle urne nelle elezioni del 27 settembre 2015. E sarà fedele al proposito della legislatura e di un programma di governo approvato dal Parlamento che nessuno tribunale ha mai sospeso. Non si tratta di una questione di indipendenza, ma di democrazia: l’80% dei catala- ni è favorevole a votare.
Se il voto del 1º ottobre verrà impedito con la forza, come agiranno le autorità catalane? Intanto restiamo fermi, denunciando gli abusi e le illegalità messi in atto da parte dello Stato spagnolo. Il 1° ottobre usciremo di casa portando con noi una scheda elettorale e la utilizzeremo. Questa azione deve contrastare con quella di chi parla solamente la lingua dell’autoritarismo che ha condizionato così a lungo la politica dello Stato. Perché chiedete di separarvi dal resto della Spagna, non avete già un grado molto alto di autonomia?
Perché non possiamo decidere democraticamente e pacificamente del nostro futuro? Passata la Brexit, l’Unione europea tenderà verso una maggior unificazione. Voi al contrario, volete disgregare. Perché?
Al contrario, la Catalogna è profondamente europeista.
La Scozia, nel 2014, ha votato contro l’indipendenza. E se i catalani facessero lo stesso?
Il referendum è anche per chi vuole votare “no” e se vince il “no” noi accetteremo la volontà del nostro popolo.