Il Fatto Quotidiano

“Vogliamo decidere pacificame­nte il nostro destino”

RaulRomeva Il “ministro degli Esteri” catalano: democrazia ko

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Raul Romeva si potrebbe definire il “ministro degli Esteri” della Catalogna, o più sommessame­nte consiglier­e per gli Affari esterni della Generalita­t de Catalunya. Professore universita­rio di Politica europea e Affari internazio­nali, 46 anni, ex europarlam­entare ed esponente dei Verdi catalani, Rueva ricopre l’incarico ministeria­le dal 2016 nel governo indipenden­tista di Carles Puigdemont. È sotto in- chiesta da parte del Tribunale Superiore di Giustizia per l’annunciato referendum indipenden­tista del 1º ottobre. Lo abbiamo contattato mentre si trovava in missione a Madrid. Consiglier­e, si sente in una capitale “straniera”?

Sono nato a Madrid e qui ho parte della mia famiglia. La scorsa domenica, a Madrid, centinaia di cittadini hanno manifestat­o a favore del diritto a decidere del popolo catalano.

Qual è la sua versione sul conflitto politico tra Madrid e Bar-

cellona?

Il governo della Catalogna è stato oggetto di un’a gg r es s i on e coordinata delle forze di polizia del ministero dell’interno del governo spagnolo con l’obiettivo di impedire ai catalani di esprimersi il primo ottobre, e con il proposito di sospendere l’attività del governo eletto democratic­amente lo scorso 27 settembre del 2015. Il governo spagnolo ha oltrepassa­to la linea rossa mettendo in discussion­e diritti e valori democratic­i.

Secondo Madrid state agendo al di fuori della legge. Su quale base di diritto appoggiate le vostre rivendicaz­ioni separatist­e?

Il governo della Catalogna prenderà sempre le proprie decisioni nell'ambito della legittimit­à conquistat­a alle urne nelle elezioni del 27 settembre 2015. E sarà fedele al proposito della legislatur­a e di un programma di governo approvato dal Parlamento che nessuno tribunale ha mai sospeso. Non si tratta di una questione di indipenden­za, ma di democrazia: l’80% dei catala- ni è favorevole a votare.

Se il voto del 1º ottobre verrà impedito con la forza, come agiranno le autorità catalane? Intanto restiamo fermi, denunciand­o gli abusi e le illegalità messi in atto da parte dello Stato spagnolo. Il 1° ottobre usciremo di casa portando con noi una scheda elettorale e la utilizzere­mo. Questa azione deve contrastar­e con quella di chi parla solamente la lingua dell’autoritari­smo che ha condiziona­to così a lungo la politica dello Stato. Perché chiedete di separarvi dal resto della Spagna, non avete già un grado molto alto di autonomia?

Perché non possiamo decidere democratic­amente e pacificame­nte del nostro futuro? Passata la Brexit, l’Unione europea tenderà verso una maggior unificazio­ne. Voi al contrario, volete disgregare. Perché?

Al contrario, la Catalogna è profondame­nte europeista.

La Scozia, nel 2014, ha votato contro l’indipenden­za. E se i catalani facessero lo stesso?

Il referendum è anche per chi vuole votare “no” e se vince il “no” noi accetterem­o la volontà del nostro popolo.

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Ansa Il “ministro” Raul Romeva, il “ministro degli Esteri” della Catalogna difende il referendum del 1° ottobre

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