Il Fatto Quotidiano

Lucrezia-Celimene fa soffrire Alceste, l’abbonata e l’intero bar

- » ALESSIA GROSSI

L’A MATERA LA FESTA DI RADIO 3 Parte domani e prosegue fino a domenica la tradiziona­le festa di Radio Tre, quest’anno nella cornice dei Sassi di Matera (che sarà Capitale della Cultura nel 2019). Tema di questa settima edizione sarà “Radici e percorsi”. Il filo rosso dei tre giorni è affidato alle parole dello scrittore Tiziano Scarpa abbonata viene invitata ad accomodars­i al bar, al piano superiore. Lei, ligia alle regole del teatro, con sguardo infantile e cuore rigonfio di attesa, si avvia verso la scalinata. Comincia a salire i gradini ricoperti di moquette, mentre, con spirito d’avventura gira il capo a destra e sinistra. Da ogni lato, la sorpassano altri ospiti. Donne eleganti, ma non troppo. Ognuna con la sua aria impegnata, chiacchier­ando distratte. Tutte sanno tutto. Lei, l’abbonata, no, arriva fin su, al bar-ristorante. Si accomoda, così come le fanno segno le mascherine, su una sedia kartell.

NIENTE VELLUTO rosso. Si appoggia le mani conserte sul ventre, appoggia il mento sulle mani e aspetta. Il teatro si aspetta. “Mi hanno detto che è qui che si svolge stasera, che gli attori gireranno tra i tavoli. Lei è un’attrice, per caso?”, domanda tutto d’un fiato alla dirimpetta­ia di tavolino. Un desk sociale, dove ognuno si siede dove vuole, come in una sala teatrale a posti non assegnati. Ma no, gli attori ancora non sono entrati in scena. La scena è però apparecchi­ata, è il caso di dirlo. Noccioline davanti a ogni spettatore, e cameriere pronto a prendere le ordinazion­i. “Prosecco, crodino o cocktail”, indicazion­i dalla regia. “Vorrei un caffè d’orzo”. Richiede secca l’abbonata. Va bene, si lascia convincere il cameriere. Un piccolo lamento sulle luci blu “un po’ forti”, un brindisi alla serata e si ricomincia con il rituale dell’attesa della pièce. “Inizia tardi, come tutte ultimament­e, perché sa, da quando hanno posticipat­o l’i ngresso delle discoteche, tutti si sono dovuti adeguare ai nuovi standard orari”, chiarisce l’abbonata, evidenteme­nte ispirata dalla presenza del Dj set di Antonello Aprea che mixa testi e musica dietro al bancone.

SIAMO all’Eliseo, il teatro di via Nazionale a Roma e va in scena Il Misantropo di Molière. Ecco perché al bar si palesa un Filinte (il molto presente Francesco Zecca) in guisa di hipster- intellettu­ale impegnato, subito a battibecca­re con Alceste (Arcangelo Iannace). La storia è quella che conosciamo, ma ci siamo dentro tutti (anche l’abbonata): il mondo è ipocrita e Alceste non ci sta. Ma non siamo alla corte di Francia, questo è il vernissage dell’artista Oronte ( Vincenzo De Michele, “non per forza si devono scrivere versi”, cit. Alceste). Un covo di serpi pronto a pettegolar­si addosso, salvo poi sbaciucchi­arsi e fingersi amici. “Ma quali amici?”. Il mondo è crudele, soprattutt­o con Al- ceste, follemente innamorato di Celimene.

E qui si aprono le danze. La superba presenza scenica di Lucrezia Lante della Rovere (è lei l’amata del Misantropo), travestita da guerriera con tanto di casco oplita, svela l’inganno, il sortilegio della superficia­lità dell’esistenza. Celi (per gli amici) balla sinuosa, capelli rossi in aria, abito scivoloso rosa carne, promette e si promette, senza mai concedersi. Alceste soffre. Il pubblico sa. Lui intuisce, ma si autoingann­a. L’abbonata attende risposta, bocca aperta. Celimene è una donnaccia? Alceste fa bene a rincuorars­i tra le braccia della bionda e docile amica Eliante (Miriam Galanti, in parte )? Aprea stona intanto l’abbonata di musica da post-vernissage, da “festa esclusiva in un ex pollaio”. Intanto quasi ogni cattivo pensiero viene al pettine: Arsione (la brava Silvia Salvatori), segretamen­te innamorata di Alceste cerca di far traballare le certezze di “Celimene la più amata”: tutto il mondo sparla di lei, tra cene e vernici non si parla d’altro che della sua morale lasciva. Peccato che non si dica meglio di lei, di Arsione la “casta”, che invece “se la gode”.

LA TENSIONE SALE, con la calma di uno spritz. Non c’è scontro, non c’è sangue. A svelare finanche all’abbonata chi sia davvero questa Atena in abito da sera, sono lettere. Vergate a mano dall’amante Celi, che a ognuno dei suoi amori scrive male dell’altro. Le leggono come poesie un bambino, dall’alto delle scalinate, Acaste (Matteo Quinzi) e Clitandro ( Gilles Rocca). Ne muore Alceste, non meno dell’abbonata. Impallidis­ce Lucrezia-Celimene, che prova in ultimo a irretire l’amato con le fauci della vittima, incastrata da un mondo crudele. Ma è nuda. Lei, l’abbonata, il pubblico e i barmen dietro al banco. La festa è finita, gli amici se ne vanno. Celi si dispera, ma impettisce. È così lei, e ne va follemente fiera. Il misantropo non ha tutti i torti ad avercela col mondo. Il regista, Francesco Frangipane non è andato lontano a pescare le incongruen­ze della realtà. L’abbonata è soddisfatt­a. C’è speranza. “Anche se le luci erano un po’ forti”.

IN SCENAAll’Eliseo di Roma, nel foyer, per la serie “nuove forme espressive”, fino al 24 settembre il “Misantropo” di Molière con Lante della Rovere. Scritto e adattato da Francesco Fringipane

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