Il caso Ryanair e un piccolo problema di fallacia logica
Negli ultimi due giorni ci siamo imbattuti in notizie clamorose riguardo la compagnia aerea Ryanair: non ci riferiamo alla cancellazione dei voli, ma al fatto che ciò capiti perché – pare, si dice, si mormora – quella società paga poco i suoi dipendenti. Letteralmente inaudito. Ma come? La tratta Dublino-Cassiopea costa ben 83 euro e pagano poco i dipendenti? È dura da credere, ma è così. Ce lo ha detto, tra gli altri, pure Il Sole 24 Ore:“Dietro quel presunto miracolo (quello della redditività di Rya- nair, ndr) c’era il trucco che ora è venuto a galla prepotentemente col blocco dei voli per mancanza di personale. Quel trucchetto si chiama volgarmente ‘dumping sociale’. Buona parte degli utili prodotti, ben sopra la media del comparto, vengono infatti da una politica dei costi, soprattutto quelli del lavoro, che più sparagnina non si può”. Roba da matti! Questo Michael O’Leary, il signor Ryanair, deve essere veramente un cattivone: paghe da fame, turni massacranti, attitudine da vecchio padrone delle ferriere e il tutto riuscendo a tenere all’oscuro la libera stampa fino a oggi. Pazzesco. Una notizia buona almeno c’è: pare che siamo tutti d’accordo che aumentare la redditività comprimendo i salari non va bene,che fare un’aggressiva politica dei prezzi affamando i lavoratori è “dumping sociale” e alla fine distrugge il sistema. Bene, e allora viva la santa alleanza contro la deflazione salariale. Solo una domanda: ma allora a che vi servono il Jobs Act e le altre “riforme strutturali” targate Bce?