Il Fatto Quotidiano

I nostri primi 8 anni

- » MARCO TRAVAGLIO

Ieri, come tutti voi, ho trovato in edicola col Fatto del giorno quello del 23 settembre 2009. Un piccolo regalo che abbiamo voluto farvi e farci per il nostro ottavo compleanno. E me lo sono riletto da cima a fondo, con l’emozione che nasce dal rivivere l’entusiasmo con cui affrontamm­o questa folle sfida: lo stesso entusiasmo che mettiamo ogni giorno anche oggi per offrirvi un giornale interessan­te, attendibil­e e diverso, ben sapendo che nessun lettore è per sempre e che ciascuno va conquistat­o e riconquist­ato quotidiana­mente in edicola. Antonio Padellaro apriva così l’editoriale d’esordio: “Ci chiedono: quale sarà la vostra linea politica? Rispondiam­o: la Costituzio­ne della Repubblica”. Allora la Costituzio­ne era minacciata da B. e dalla sua corte; un anno fa, grazie a una campagna partita proprio dal Fatto, l’abbiamo difesa da analoghe minacce provenient­i dal fronte opposto (si fa per dire): il Pd renziano, con tv e giornaloni a rimorchio. “Il Fatto – scriveva Padellaro – sarà un giornale di opposizion­e”: al governo dell’epoca targato centrodest­ra, ma anche “al Pd e alla multiforme sinistra che in tutti questi anni non sono riusciti a costruire uno straccio di alternativ­a”. E pure a Di Pietro perché creasse “qualcosa di nuovo, liberandos­i dei riciclati soprattutt­o al Sud”. Purtroppo non ci riuscì o neppure ci provò e si condannò all’estinzione. Infatti di lì a poco quello spazio fu occupato e ampliato dai 5Stelle, che ancora non esistevano neppure nella mente di Grillo e Casaleggio. “Lo abbiamo chiamato il Fatto– concludeva Padellaro - in memoria di Enzo Biagi, che ci ha insegnato a distinguer­e i fatti dalle opinioni... epurato, come Montanelli, dalla compagnia dei servi e dei mediocri. Pensando al loro coraggio ci facciamo coraggio”.

Le pagine del primo numero erano impreziosi­te da firme come Antonio Tabucchi e Oliviero Beha, che purtroppo non ci sono più, e da molte altre che continuano a darci lustro, comprese le tante che si sono nel frattempo aggiunte. Ciò che non è cambiato sono i tentativi, sempre più disperati ma mai abbandonat­i, di affibbiarc­i un padrone. Ci divertimmo a raccoglier­li nella rubrica “Dicono di noi”: chi ci spacciava per l’house organ dell’Idv, con tanto di finanziame­nti occulti, chi per il giornale delle procure e delle manette. Poi, via via, si inventaron­o che eravamo il giornale della sinistra radicale, dei 5Stelle, del partito di Ingroia, persino di Renzi e infine dei suoi nemici scissionis­ti. Li abbiamo smentiti tutti coi fatti, finendo presto o tardi nel mirino o nelle black list dell’intero arco costituzio­nale e incostituz­ionale.

Abbiamo

fatto scoop sgraditi a tutti, da B. a Renzi, dagli amici di Bersani alla sinistra radicale ai 5Stelle. L’inchiesta (poi archiviata) su Gianni Letta, il caso Ruby, i traffici di B. per chiudere Annozero, l’intercetta­zione di Vendola sull’Ilva, il caso Raggi- polizze, i segreti della trattativa Stato-mafia e le manovre di Napolitano contro i pm di Palermo, le riunioni segrete della famiglia Boschi su banca Etruria, lo scandalo Consip: tutte notizie date in anteprima dal Fatto. E tutti gli altri a cercare il cui prodest, come se ogni notizia avesse un colore, un beneficiar­io, un mandante e un movente. Le stesse dietrologi­e ci inseguivan­o quando elogiavamo Renzi perché diceva cose giuste (salvo poi fare il contrario), o difendiamo il M5S da accuse false e riconoscia­mo anche i suoi meriti, o ci ritrovavam­o nostro malgrado in compagnia del centrodest­ra nella battaglia del No, o riconoscia­mo a Minniti il tentativo di regolare l’immigrazio­ne incontroll­ata, o chiediamo alla galassia delle sinistrine di darsi un leader e un simbolo credibili.

Certo, dare notizie a 360 gradi e prendere posizioni controcorr­ente ci ha alienato le simpatie dei trinariciu­ti: quelli che, negli anni della battaglia anti-B., ci hanno iscritti d’ufficio al centrosini­stra e non ci hanno perdonato le critiche al centrosini­stra che scimmiotta B.; o quelli che ci hanno scambiati per il giornale grillino solo perché ci rifiutiamo di demonizzar­e i 5Stelle a prescinder­e, come fanno tutti gli altri. In questi otto anni abbiamo imparato sulla nostra pelle che un giornale libero e senza padroni, come avevamo promesso e come siamo sempre rimasti, pur con i nostri errori, non è impopolare solo nell’establishm­ent, ma anche presso molti italiani che non riescono a liberarsi della sindrome del tifoso ultrà. Per contro, altri che ci etichettav­ano come antiberlus­coniani -e-basta hanno scoperto che le nostre erano battaglie di principio e che la Costituzio­ne la difendiamo a prescinder­e da chi la straccia. Così molti lettori ci rimangono fedeli da otto anni, altri ci hanno lasciati, altri ancora ci hanno raggiunti strada facendo. La somma, malgrado i chiari di luna delle edicole che chiudono e della gente che preferisce smanettare su Iphone e tablet anziché sfogliare i giornali, ci consentirà anche quest’anno di chiudere il bilancio (il nono su nove) in attivo. Grazie anche a un sito web sempre più forte, al nuovo mensile Millennium che va a gonfie vele e alla piattaform­a tv che vi proporremo fra qualche giorno. Non sarà, questa, l’unica novità. I giornali che si fossilizza­no guardandos­i l’ombelico senza aprirsi alle nuove esigenze dei cittadini non hanno futuro. Noi, non avendo alle spalle cavalieri bianchi o neri che rimpinguan­o i bilanci, dobbiamo continuare a conquistar­ci i lettori giorno per giorno. Quindi approfitte­remo dell’inizio della campagna elettorale, che si annuncia fra le più truffaldin­e mai viste, per dare una rinfrescat­a al Fatto con una serie di nuovi strumenti per votare informati. Ancora qualche giorno di pazienza e ne saprete di più. Intanto, grazie a tutti per questi primi, meraviglio­si otto anni.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy