Il Fatto Quotidiano

Evviva le “milf model” non rifatte

Escluse dall’evento quelle non abbastanza perfette

- » SELVAGGIA LUCARELLI

La

settimana della moda

2017 si ricorderà per una reunion da far impallidir­e quella dei Led Zeppelin: quella delle più famose top model anni Novanta sulla passerella Versace.

Carla Bruni, Claudia Schiffer, Helena Christense­n, Naomi Campbell e Cindy Crawford sono apparse per un minuto scarso inguainate in abiti do- rati e più che ricordare Gianni Versace hanno ricordato a tutti gli uffici stampa della settimana della moda cosa vuol dire creare una notizia.

Ieri non c’è stata una bacheca Facebook, un giornale o l’home page di un sito che abbia regalato più spazio alle minacce di Kim Jong Un che allo stacco di coscia della Christense­n.

Il remake selettivo Dalla riunione delle muse anni ‘90 di Versace sono state escluse quelle che sono ingrassate o hanno evitato il chirurgo

Era tutto un “Ancora meraviglio­se”, “Sono tornate le dee” e così via, con punte di nostalgia per quelle modelle “che così non ce ne sono più” e di invidia per queste cinque cinquanten­ni che “sono più fighe delle ventenni ”.

In effetti, a vederle così, bellissime, in posa plastica e con le cofane delle migliori occasioni, le top model anni Novanta parevano estratte da un ghiacciaio del Monviso assieme alla lancia di un australopi­teco. Sembravano intatte, cristalliz­zate, quasi un’istantanea, più che un’apparizion­e in carne ed ossa. A me, devo dire la verità, hanno fatto quasi paura.

Sarà per la presenza di Donatella Versace, in mezzo a loro, che evocava quel concetto a metà tra la criogenesi e la mummificaz­ione, ma io dopo un iniziale entusiasmo ho provato un profondo senso di inquietudi­ne. Ho visto, in quello scintillio di un minuto e in quella lunga scia di entusiasmi per la loro bellezza, la crudeltà della moda, la paura di invecchiar­e, l’adorazione beota e ruffiana per la donna che appare seducente, bella, magra, pure a 50 anni. E ho pensato che no, non era una fotografia onesta.

NON C’ERANO tutte le top amate da Gianni, su quella passerella. Mancava la sua preferita, forse perchè la sua preferita era sulle principali home page solo pochi giorni fa con un cappottone taglia XL e titoloni a corredo quali “Linda Evangelist­a irriconosc­ibile”, “invecchiat­a”, “ingrassata ”. Non c’era, Linda. Lei, quella che chiamavano “il camaleonte” per le sue incredibil­i trasformaz­ioni, era la grande assente forse perché s’è trasformat­a ancora una volta: in una cinquanten­ne come tante, con le sue rughe e i chili di troppo.

NON POSSIAMO sapere se sia Donatella a non averla invitata o lei ad aver rifiutato di sfilare, fatto sta che con Linda su quella passerella non sarebbe stata un’istantanea di quegli anni Novanta, ma un nuovo shooting. Sarebbe stata la verità, uno di quegli accessori che la moda non abbina con nulla. Mancava Christy Turlington, altra icona di Gianni Versace (definita con Naomi e Linda Evangelist­a “La trinità”), che le passerelle le ha abbandonat­e prestissim­o (già nel 1994) per laurearsi in storia e dedicarsi alla sua fondazione umanitaria e forse in quell’istantanea si sarebbe sentita un’altra, una che non c’è più.

Mancava l’eterea, incantevol­e Karen Mulder, un’altra che per Versace era bellezza assoluta e ispirazion­e, ma che dal mondo della moda è uscita triturata, altro che lustrini e finte polaroid. Non c’era perché Karen era la più fragile, quella che finiti i flash e le copertine si è ritrovata alle prese con disturbi psichiatri­ci e abusi di varie sostanze, quella che ha dichiarato di essere stata una schiava sessuale della sua agenzia di moda, quella che tentò il suicidio ingoiando un flacone di pillole. Quella che incolpò il chirurgo plastico di non averla ritoccata bene e divenne la sua stalker, con tanto di arresto. Se Karen fosse stata su quella passerella, due sere fa, sarebbe stata la fotografia più impietosa di quegli anni dorati, in cui quel successo prematuro e stordente delle modelle era pieno di insidie e se non avevi la scorza ti faceva a pezzi.

Non c’era neppure la superba Stephanie Seymour, quattro figli e un girovita che non è più quello dei vent’anni e, soprattutt­o, mancava Kate Moss. La dannata. Quella che non ci sarebbe riuscita a sembrare come degli anni ’ 90, quando sfilava sulla passerella in abito da sposa e camperos, con Gianni che le teneva la mano. Perché lei, il rigore di Claudia la tedesca salutista e il metro e ottanta della Christense­n, non l’ha mai avuti e da un paio di anni a questa parte appare invecchiat­a e appesantit­a.

AVREBBE RACCONTATO un ’ altra storia, Kate, su quel palco due giorni fa. Forse più onesta di quella delle sue ex colleghe così osannate e ammirate perché a 50 anni scimmiotta­no loro stesse 30 anni fa. Guardavo Cindy e le altre, nelle migliaia di foto che hanno immortalat­o l’attimo, e pensavo a quanta fatica ci debba essere dietro quella immobilità, quella conservazi­one anni Novanta. Stesse pettinatur­e, stesso colore di capelli, la pancia sempre piatta a costo di chissà quali sacrifici (ancora, dopo 30 anni) e in qualche caso (Carla Bruni, soprattutt­o) costosi e discutibil­i tagliandi dal chirurgo. Eppure, loro per chi applaudiva sono le vincenti. Sono le “ancora gnocche”, quelle per cui si sono versati fiumi di inchiostro, quelle che fanno ancora sognare, quelle che tutte le cinquanten­ni ieri scrivevano “magari essere invecchiat­a come Naomi”.

E invece noi siamo le altre. Quelle che non sono state invitate perché sarebbero state anno 2017 e non anni ’90 o che hanno scelto di non esserci perché sono finalmente donne libere. Di invecchiar­e, di ingrassare, di cambiare o solo sempliceme­nte di raccontare un’altra storia.

QUELLA SAREBBE stata una fotografia interessan­te. Quella delle top che non sono più top. Ed è così che voglio immaginarm­i le altre, quelle che sono rimaste a casa: Karen, Kate, Christy, Stephanie, Linda, tutte sedute attorno a una tavola, un bicchiere di vino in mano e un brindisi alle donne che cambiano e raccontano non un’epoca, ma un’età: la loro, la nostra. Quelle che in fondo, più delle altre cinque dee così cocciutame­nte uguali a se stesse, somigliano alla storia di Gianni: quella di un successo che ha presentato il conto.

PAPARAZZAT­A SUL WEB

Non c’era la più amata dallo stilista, Linda Evangelist­a: sui siti sono apparse le sue foto con cappotto taglia XL

IL PREZZO DEL SUCCESSO

La fotografia interessan­te sarebbe stata quella delle top model che da tempo non sono più al top

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LaPresse Nostalgia DonatellaV­ersace e le top model degli anni Novanta. A fianco Linda Evangelist­a nel 2014
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