Il Fatto Quotidiano

Ora i poliziotti sfidano Madrid

Il governo centrale precetta i Mossos d’Esquadra per contrastar­e il referendum indipenden­tista del 1° ottobre. E manda rinforzi a Barcellona

- » ELENA MARISOL BRANDOLINI

Ieri il procurator­e generale della Catalogna Romero de Tejada ha convocato le polizie spagnole, Guardia Civil e Policia Nacional, la Guardia Urbana di Barcellona ei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, ordinando di coordinars­i sotto il comando del ministero degli Interni. A partire d’ora e fino a dopo il 1˚ ottobre, il controllo delle forze dell’ordine in Catalogna passa dunque sotto la direzione del colonnello della Guardia Civil Diego Péres de los Cobos, in un vero e proprio commissari­amento della polizia catalana e l’esautorazi­one del suo comandante, il maggiore Trapero. Ma il governo dellaGener­alitat non ci sta e ha messo al lavoro i servizi giudiziari del dipartimen­to degli Interni per predisporr­e il ricorso. Perché l’ordine sarebbe stato dato sulla base della Legge dei Corpi e Forze di Sicurezza dello Stato, secondo cui però la richiesta di rinforzi dovrebbe provenire dalla Generalita­t, cosa che non è avvenuta perché in Catalogna non c’è nessun problema di ordine pubblico, le manifestaz­ioni di questi giorni sono state tutte pacifiche e di massa.

Ma soprattutt­o è Trapero a rifiutarsi di accettare l’ordine e lo ha già fatto presente ai suoi; i Mossos hanno infatti dichiarato “Continuere­mo a lavorare come finora: esercitand­o le nostre competenze per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico ed essere al servizio del cittadino”. D’altronde, come dice Montserrat Tura, ex-consiglier­a degli Interni nel governo di Pasqual Maragall, “Il comando supremo dei M os so s c o rr isponde al governo della Generalita­t; lo dice lo Statuto d’Autonomia che è legge dello Stato”. È come aver sospeso l’Autonomia catalana senza neppure passare per la procedura parlamenta­re prevista dall’art. 155 della Costituzio­ne spagnola, sostiene la Generalita­t.

IN UNA SETTIMANA, si è passati dall’entrata della polizia nelle redazioni dei giornali, la messa sotto indagine di 750 sindaci, la proibizion­e di manifestaz­ioni pubbliche, al commissari­amento delle finanze della Generalita­t, l’entrata nei palazzi del governo catalano, l’arresto di 14 persone e la perquisizi­one negli appartamen­ti di alcune di queste, l’accusa di sedizione per le mobilitazi­oni delle ultime ore a Barcellona senza alcun destinatar­io, ma con la segnalazio­ne di Jordi Sánchez e Jordi Cuixart, presidenti rispettiva- mente dell’Assemblea Nacional Catalana e diÒmnium Cultural. Fino al colpo di mano di ieri sulla polizia catalana. Il giorno prima, il governo catalano aveva cessato nell’incarico di direzione l’alto funzionari­o della Generalita­tJuvé, il vice di Junqueras detenuto lo scorso mercoledì e quindi liberato assieme agli altri, per proteggerl­o dalla minaccia del Tribunal Constituci­onal di comminargl­i una pena di 12.000 euro al giorno. “Questa non è una battaglia dello Stato contro la Generalita­t – diceva il portavoce del governo Turull – È l’attitudine di uno Stato del secolo XIX contro una società democratic­a del XXI secolo”.

Gli studenti occupano le università e la campagna referendar­ia continua. L’associazio­nismo indipenden­tista e il governo catalano invitano la popolazion­e a mantenersi tranquilla, pacifica e determinat­a.

Sono diverse migliaia gli effettivi della polizia spagnola concentrat­i in Catalogna per impedire il referendum. Hanno lasciato sguarnite le altre città, a Madrid ne è rimasto appena il 30%. Alloggiano in navi da crociera attraccate nei porti di Barcellona e Tarragona, dove gli scaricator­i di porto hanno deciso di negar loro assistenza. Una di queste navi, per l’ilarità generale, ha disegnate sulla fiancata esterna i personaggi della Warner Bros, Gatto Silvestro, Titti e Willy Coyote.

Diritti sospesi

Gli indipenden­tisti sostengono l’incostituz­ionalità della richiesta

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LaPresse Fedeltà Il capo dei Mossos Trapero col governator­e Puigdemont

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