I MAGNACCIONI E LA BUROCRAZIA
“SPERO che il 2013 sia un anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve: evviva la cooperazione sociale”. SMS DI SALVATORE BUZZI AGLI AMICI PER IL CAPODANNO 2013 LA NUOVA serie di “Suburra” sarà certamente all’altezza delle produzioni Netflix anche se non sarà facile competere con la forza della realtà espressa dalla docufiction “I Mille giorni di Mafia Capitale”, in onda a puntate su Rai3. I dialoghi tra Massimo Carminati, Salvatore Buzzi e i loro sodali, videointercettati dai Ros, così loschi, crudi e autentici nessuno potrebbe riuscire a immaginarli, neppure il miglior sceneggiatore al mondo. Da questo strepitoso materiale che andrebbe sezionato e studiato nelle università si ricavano alcune linee guida dell’intreccio permanente affari-politicacrimine organizzato. La rete di protezione, innanzitutto, che informa Carminati dell’esistenza di microspie nello studio dell’avvocato in cui si mettono a punto le contromisure per neutralizzare testimoni scomodi o comunque inaffidabili (l’ex ad di Eur spa Riccardo Mancini). Chi avverte il Cecato è certamente qualcuno molto addentro alle segrete stanze (organi di polizia? della magistratura? dei servizi segreti?) che gioca con la squadra avversaria o per denaro o perché ricattato (il furto nelle cassette di sicurezza nel caveau di piazzale Clodio) o per misteriosi interessi d’altro tipo. Colpisce l’analogia (per carità solo tecnica) con un’altra misteriosa fuga di notizie sulle microspie, quella che mette sull’avviso i vertici di Consip e per cui sono indagati il ministro Lotti e i vertici dei Carabinieri. Poi c’è l’inciucio destra-sinistra che affratella camerati e compagni nell’assalto alla diligenza dei fondi pubblici. Viene da ridere (e da piangere) se si pensa ai non lontanissimi anni di piombo quando rossi e neri si scannavano per le strade nel nome di presunti e contrapposti “valori”. In pochi anni, sepolti gli opposti estremismi, i fascisti e i comunisti di un tempo si siedono allo stesso tavolo per spartirsi la torta della “cooperazione sociale” e con chi? Proprio con quelli che accusavano delle peggiori ruberie, dal Pd a Forza Italia. È l’eterna “società dei magnaccioni”, celebrata nelle curve e nelle osterie che a Roma vive e lotta con il sostegno (o la resistenza passiva) della potente burocrazia capitolina. Del resto, nella sua ultima intemerata contro i giornalisti, a proposito dei problemi del sindaco Raggi non è stato Beppe Grillo a parlare di “dirigenti che lavorano per i partiti e non per il bene comune e che intrappolano i nostri assessori”? Da Mafia Capitale a Trappola Capitale, comandano sempre gli stessi. Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano
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