Il Fatto Quotidiano

Il compagno Minniti piace pure a destra

Applausi e qualche fischio (“il Pci era diverso”) per il ministro dell’Interno

- GI. ROS.

“Non

applaudite­mi troppo. Altrimenti date ragione a quelli che mi accusano di essere di destra. Apprezzate­mi cum grano salis…”. La butta subito sullo scherzo Marco Minniti, il ministro dell’Interno che - da quando siede al Viminale (“9 mesi e 11 giorni”, ricorda lui) - ha ricevuto più apprezzame­nti dal centrodest­ra che dai suoi compagni di partito. Per non dire delle critiche feroci giunte da sinistra. Il ministro sembra incarnare perfettame­nte il refrain che solo un governo di sinistra possa fare politiche di destra.

MINNITI, DA UOMO di scuola del Pci, su questa etichetta un po’ ci gioca a un po’ no. “Ricordo che qualcuno tempo fa ha chiesto a Giorgia Meloni se vorrebbe me come ministro dell’Interno in un futuro governo di centrodest­ra. Lei ha risposto di no e io ho pensato: meno male”, racconta, tra il serio e il faceto, al pubblico di Atreju. Molta folla per il ministro, quasi quanta ha accolto venerdì il leader della Lega Matteo Salvini e gli altri big del centrodest­ra (grande assente e convitato di pietra, Silvio Berlusconi, citato solo da Daniela Santanché).

Il pubblico della destra non tributa ovazioni a Minniti. Anzi: davanti a qualche sua risposta volano pure fischi. Specie quando si va a sfruculiar­e la storia. La platea, ad esempio, è convinta che i crimini del comunismo siano pari a quelli di nazismo e fascismo, ma che “i compagni” abbiano però goduto di un salvacondo­tto da parte della storia. “Ricordatev­i che il Partito comunista italiano era diverso dagli altri: ha sempre messo l’interesse nazionale sopra gli interessi di parte”, avverte Minniti. “Ricordatev­i quando Enrico Berlinguer disse che si sentiva più al sicuro sotto l’ombrello della Nato”, aggiunge. “E ricordatev­i anche che quando Enrico morì, Almirante si presentò da solo alla sua camera ardente. Avversari sì, nemici mai…”, osserva il ministro. Che aggiunge: “Per me le Br non erano compagni che sbagliano, perché chi spara non può essere un mio compagno…”. E qui scatta l’applauso. Forte.

Poi si gioca un po’ sulla pelata, carenza tricologic­a in comune con la buonanima. “A Palazzo Chigi, da sottosegre­tario alla presidenza, mi trovai a occupare per caso la scrivania che fu di Benito Mussolini. Venne a trovarmi Giuliano Ferrara, che poi scrisse: quella scrivania è in buone mani…”.

LE DOMANDE dei giornalist­i Mario Giordano e Gian Micalessin riportano ai temi di attualità. “I flussi migratori non si possono fermare, ma vanno governati. Io ho capito che per farlo bisognava andare a trattare dall’altra parte del Mediterran­eo. Credo in questo modo di aver difeso i nostri confini, che coincidono con quelli dell’Europa”, spiega il ministro, rivendican­do il merito dei 16.500 migranti intercetta­ti e riportati indietro dalla guardia costiera libica, istruita a dovere da quella italiana. “Sì, ma ne espellete troppo po- chi!”, si alzano le voci dalla platea. “Sull’integrazio­ne si basa un pezzo del futuro della nostra società. Noi dobbiamo accogliere, ma con regole precise, come l’obbligo di sermoni in italiano nelle moschee e chiarezza sui finanziame­nti ricevuti dalle comunità islamiche”, replica il titolare del Viminale. Il quale viene accusato di essere stato tenero sulla questione sgomberi. “Io credo che chi occupa una casa illegalmen­te debba essere sgomberato. Ma di fronte a certe situazioni, se ci sono donne e bambini, occorre giudicare tenendo a mente anche altri criteri”, dice Minniti. Tra lui e il pubblico di Fratelli d’Ita lia non è scoppiato l’amore, ma solo il fatto che sia qui è già un segno di stima. E mentre il ministro saluta, un vecchio “camerata” sussurra: “Avercene, a destra, di gente così…”.

Da sottosegre­tario a Palazzo Chigi mi fu assegnata la stanza con la scrivania che fu di Mussolini e Balbo

 ?? Ansa ?? Opposta fazione Marco Minniti, ministro dell’Interno, ieri era ad Atreju, la festa dei giovani di Fdi
Ansa Opposta fazione Marco Minniti, ministro dell’Interno, ieri era ad Atreju, la festa dei giovani di Fdi

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