Il Fatto Quotidiano

I gessi e la cava della discordia: “È troppo vicina al fiume”

IN MAREMMA L’ipotesi di smaltiment­o chimico lungo il Bruna

- » VIRGINIA DELLA SALA

Occhi aperti in Maremma, perché il rischio è che i residui di una cava per lo stoccaggio di gessi rossi, rifiuti chimici derivati dalla lavorazion­e del marmo, si riversino nella Bruna, fiume che attraversa la provincia di Grosseto. Gli agricoltor­i ci irrigano i campi specializz­ati in agricoltur­a biologica e la presenza di un sito di stoccaggio a ridosso del corso d’acqua potrebbe essere un problema. Nessun procurato allarme, solo allerta: la discarica ancora non c’è. C’è, però, l’indicazion­e della cava della Bartolina (tra i comuni di Gavorrano, Castiglion della Pescaia, Roccastrad­a e Grosseto) come sito idoneo. A meno di cento metri dal fiume.

DALL’INIZIO. Scarlino: qui c’è la società Huntsmann Venator, unico produttore in Italia di biossido di titanio con 450 dipendenti (250 diretti e 200 nell’indotto), con 6 milioni di investimen­ti e 9 milioni di manutenzio­ne. Un’azienda ben vista sul territorio per l’impatto economico e i posti di lavoro, meno per i rifiuti da smaltire: 430mila metri cubi di gessi rossi, ciò che resta dopo la fase di filtrazion­e e lavaggio. Sono classifica­ti come rifiuto speciale non pericoloso e, a determinat­e condizioni, possono essere utilizzati anche per i ripristini ambientali. Nel caso specifico, do- vrebbero andare a ripristina­re la cava della Bartolina che, così, fungerebbe anche da nuovo sito di stoccaggio per l’azienda.

“Quello che preoccupa i cittadini - si legge nel rapporto della Regione Toscana sul dibattito pubblico che c’è stato nei mesi scorsi - sono le tracce dei metalli pesanti presenti all’origine nel minerale di lavorazion­e (Ilmenite), che vanno tenuti sotto controllo perché rispettino i valori imposti dalla legge 152/2006”. I timori riguardano anche il rischi geologici che potrebbero determinar­e impatti nocivi per l’ambiente e la salute (contatto dei gessi con acque particolar­mente acide o metalli presenti nei terreni; scosse telluriche, fessurazio­ni, alluvioni o altri fenomeni climatici).

“IL CLIMA di sospetto e diffidenza, la carenza di informazio­ni, la difficoltà ad interpreta­re i dati, hanno però generato una diffusa percezione che si tratti di rifiuti tossici - si legge - diffondend­o la convinzion­e che il territorio adiacente alla futura localizzaz­ione subirà una ‘svalutazio­ne’ invece di un ripristino ambientale”.

I comitati parlano del rischio che le falde acquifere del fiume Bruna (la cava è profonda 80 metri e dista meno di un centinaio dal fiume) vengano contaminat­e da tonnellate di Cromo, Manganese, Vanadio, Titanio, Ferro e Solfati: una perizia geostruttu­rale del 2009 rileva l’esistenza di aree di fratturazi­one e relativi rischi di infiltrazi­oni negli strati della cava. L’azienda assicura che dalle molte analisi è risultato, in tutti i casi, che il materiale rientra ampiamente nelle specifiche fissate dalle normative. In mezzo, c’è il curatore della relazione finale sul dibattito pubblico (la Regione) che suggerisce all’azienda di promuovere iniziative che, pur non necessarie per legge, potrebbero contribuir­e a rassicurar­e, dall’ampliament­o degli studi del comportame­nto dei gessi in diverse condizioni e tramite laboratori indipenden­ti all’approfondi­re il comportame­nto dei gessi a medio e lungo termine. Fino ai sistemi di monitoragg­io “che pre- vedano una cadenza regolare anche dopo le operazioni di ripristino e siano accessibil­i ai cittadini”.

IN PASSATO era già stata ipotizzata, per quel sito, la creazione di un lago per accogliere le acque invernali del fiume in modo da renderlo un invaso utile per fronteggia­re siccità e incendi in estate. Si vedrà ora cosa deciderann­o i comuni.

Il progetto

I comitati iniziano ad alzare la voce: c’è chi non vuole la discarica, chi vuole solo sicurezza

La sindaca di Gavorrano, Elisabetta Iacomelli, ha assicurato che si procederà con estrema cautela. Il comitato per la Bruna chiede di scegliere altri siti tra le 1200 cave toscane. “Confidiamo - spiegano dopo la prima assemblea pubblica di venerdì sera - in un esito positivo del dialogo con l’Amministra­zione, affinché venga trovata una soluzione più consona alle necessità del caso, senza creare lacerazion­i nel territorio”.

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Toscana felixUno scorcio del fiume Bruna tra le terre della Maremma, in provincia di Grosseto

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