Il Fatto Quotidiano

Sequestri per corruzione: prima la legge, poi l’inganno

Codice antimafia La norma sulle misure di prevenzion­e sarà approvata ma la maggioranz­a impegnerà il governo a “depotenzia­rla” per decreto

- » ANTONELLA MASCALI

“Fatta la legge trovato l’i n ga nn o ”, dice un vecchio detto popolare. Nel caso del Codice antimafia, che sta per essere approvato definitiva­mente alla Camera, si può mutuare così: “Fatta la legge, cambiata la legge”. Si sa già che per il Codice, quando sarà approvato, entro i primi giorni di ottobre, scatterà subito l’operazione cancellazi­one: verrà cambiato, per mano del governo, l’articolo 4 laddove prevede il sequestro preventivo dei beni per gli indagati di associazio­ne a delinquere finalizzat­a a reati contro la pubblica amministra­zione: dalla corruzione al peculato, dalla malversazi­one alla concussion­e, che equipara presunti mafiosi e presunti corrotti. L’unico a voler modificare il testo, ma in senso restrittiv­o, è il M5s che già aveva tentato al Senato e adesso ci ha provato alla commission­e Giustizia della Camera: ha presentato un emendament­o, bocciato, perché il sequestro preventivo sia previsto anche per i singoli indagati di corruzione, come indicato nella prima versione della legge, votata dalla Camera due anni fa.

PRIMA L’APPROVAZIO­NE e poi la modifica della legge sarà possibile perché in Aula il Pd, con il deputato Valter Verini della commission­e Giustizia, presenterà un ordine del giorno, vincolante per l’esecutivo, che dovrà provvedere alla modifica o con un decreto omnibus o con un emendament­o alla legge di bilancio.

L’intervento con l’accetta del governo è l’unica via: il Pd vuole portare a casa la bandierina del Codice antimafia e se le modifiche fossero presentate a Montecitor­io, dove la legge è già alla terza lettura, dovrebbe tornare al Senato. Il ministro della Giustizia An- drea Orlando, si dice, avrebbe lasciato le cose come stanno, ma non ha pronunciat­o una sillaba di dissenso in cambio dell’approvazio­ne dell’intera legge che contiene anche una regolament­azione in merito alla gestione dei beni confiscati ai mafiosi. Agli alfaniani e ai forzisti poco importa che la modifica avverrà dopo, l’importante è che dal Codice antimafia venga tolto il riferiment­o alla corruzione. Sono loro i parlamenta­ri che più hanno puntato i piedi per questo cambio. Il gossip di Montecitor­io racconta anche di una Daniela Santanché agguerrita come sa esserlo quando ha uno scopo da raggiunger­e.

LA MOTIVAZION­E ufficiale del Pd per questa marcia indietro, però, sarà alquanto nobile: la probabile condanna in sede europea che ha già sanzionato l’Italia il 23 febbraio scorso perché in materia di misure di prevenzion­e personali, come l’obbligo di dimora, bisogna “giurisdizi­onalizzare” il procedi- mento, ovvero deve esserci il contraddit­torio con la difesa prima dell’adozione della misura. Inoltre, verrà sventolato il parere critico del presidente dell’Enac Raffaele Cantone, già citato da Verini e da Matteo Orfini.

Il magistrato, ai primi di luglio, alla vigilia dell’approvazio­ne al Senato, aveva manifestat­o perplessit­à sull’inseriment­o nel Codice della norma sulla corruzione sia pure con il vincolo associativ­o perché potrebbe mettere a rischio la lotta alla mafia: “Non è utile nei confronti delle organizzaz­ioni mafiose che usano la corruzione, perché in tali casi può certamente già utilizzars­i la normativa vigente; non serve nemmeno per le altre vicende di corruzione, perché, come ha già sperimenta­to con successo la Procura di Roma, la confisca di prevenzion­e può essere adottata a legislazio­ne vigente, in presenza, però, di episodi reiterati che dimostrino che il soggetto trae risorse dalla corruzione”. E quindi, la nuova norma per Cantone sarebbe “controprod­ucente”, a rischio di “declarator­ia di illegittim­ità dell’intero impianto normativo (anche per la mafia, ndr)” in sede europea.

Stavolta il Pd si fa forte di Cantone, ma l’estate scorsa aveva sbandierat­o il pensiero, diverso, di un altro magistrato: Franco Roberti, procurator­e nazionale antimafia, per giustifica­re la modifica che ora vuole cancellare: “Con il vincolo associativ­o – aveva detto Roberti, visto il codice di procedura penale vigente – abbiamo maggiori possibilit­à di ottenere la misura di prevenzion­e”.

Magistrati divisi Cantone (Anac) “Norma controprod­ucente” Roberti (Dna): “Offre maggiori possibilit­à”

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Ansa Alla CameraWalt­er Verini rappresent­a il Pd in commission­e Giustizia

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