Sequestri per corruzione: prima la legge, poi l’inganno
Codice antimafia La norma sulle misure di prevenzione sarà approvata ma la maggioranza impegnerà il governo a “depotenziarla” per decreto
“Fatta la legge trovato l’i n ga nn o ”, dice un vecchio detto popolare. Nel caso del Codice antimafia, che sta per essere approvato definitivamente alla Camera, si può mutuare così: “Fatta la legge, cambiata la legge”. Si sa già che per il Codice, quando sarà approvato, entro i primi giorni di ottobre, scatterà subito l’operazione cancellazione: verrà cambiato, per mano del governo, l’articolo 4 laddove prevede il sequestro preventivo dei beni per gli indagati di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione: dalla corruzione al peculato, dalla malversazione alla concussione, che equipara presunti mafiosi e presunti corrotti. L’unico a voler modificare il testo, ma in senso restrittivo, è il M5s che già aveva tentato al Senato e adesso ci ha provato alla commissione Giustizia della Camera: ha presentato un emendamento, bocciato, perché il sequestro preventivo sia previsto anche per i singoli indagati di corruzione, come indicato nella prima versione della legge, votata dalla Camera due anni fa.
PRIMA L’APPROVAZIONE e poi la modifica della legge sarà possibile perché in Aula il Pd, con il deputato Valter Verini della commissione Giustizia, presenterà un ordine del giorno, vincolante per l’esecutivo, che dovrà provvedere alla modifica o con un decreto omnibus o con un emendamento alla legge di bilancio.
L’intervento con l’accetta del governo è l’unica via: il Pd vuole portare a casa la bandierina del Codice antimafia e se le modifiche fossero presentate a Montecitorio, dove la legge è già alla terza lettura, dovrebbe tornare al Senato. Il ministro della Giustizia An- drea Orlando, si dice, avrebbe lasciato le cose come stanno, ma non ha pronunciato una sillaba di dissenso in cambio dell’approvazione dell’intera legge che contiene anche una regolamentazione in merito alla gestione dei beni confiscati ai mafiosi. Agli alfaniani e ai forzisti poco importa che la modifica avverrà dopo, l’importante è che dal Codice antimafia venga tolto il riferimento alla corruzione. Sono loro i parlamentari che più hanno puntato i piedi per questo cambio. Il gossip di Montecitorio racconta anche di una Daniela Santanché agguerrita come sa esserlo quando ha uno scopo da raggiungere.
LA MOTIVAZIONE ufficiale del Pd per questa marcia indietro, però, sarà alquanto nobile: la probabile condanna in sede europea che ha già sanzionato l’Italia il 23 febbraio scorso perché in materia di misure di prevenzione personali, come l’obbligo di dimora, bisogna “giurisdizionalizzare” il procedi- mento, ovvero deve esserci il contraddittorio con la difesa prima dell’adozione della misura. Inoltre, verrà sventolato il parere critico del presidente dell’Enac Raffaele Cantone, già citato da Verini e da Matteo Orfini.
Il magistrato, ai primi di luglio, alla vigilia dell’approvazione al Senato, aveva manifestato perplessità sull’inserimento nel Codice della norma sulla corruzione sia pure con il vincolo associativo perché potrebbe mettere a rischio la lotta alla mafia: “Non è utile nei confronti delle organizzazioni mafiose che usano la corruzione, perché in tali casi può certamente già utilizzarsi la normativa vigente; non serve nemmeno per le altre vicende di corruzione, perché, come ha già sperimentato con successo la Procura di Roma, la confisca di prevenzione può essere adottata a legislazione vigente, in presenza, però, di episodi reiterati che dimostrino che il soggetto trae risorse dalla corruzione”. E quindi, la nuova norma per Cantone sarebbe “controproducente”, a rischio di “declaratoria di illegittimità dell’intero impianto normativo (anche per la mafia, ndr)” in sede europea.
Stavolta il Pd si fa forte di Cantone, ma l’estate scorsa aveva sbandierato il pensiero, diverso, di un altro magistrato: Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, per giustificare la modifica che ora vuole cancellare: “Con il vincolo associativo – aveva detto Roberti, visto il codice di procedura penale vigente – abbiamo maggiori possibilità di ottenere la misura di prevenzione”.
Magistrati divisi Cantone (Anac) “Norma controproducente” Roberti (Dna): “Offre maggiori possibilità”