Il Fatto Quotidiano

Turista stuprata a Milano, caccia al finto tassista

La vicenda Domenica scorsa la ragazza doveva partire per Venezia in pullman ed è stata portata dalla parte opposta

- » DAVIDE MILOSA

cellulare, né soldi. Nessuna rapina. La violenza quella sì, lo stupro giù dall’auto, tra gli sterpi della periferia milanese lontano dalle luci e, con buona probabilit­à, anche dalle telecamere. Una storia brutale quella accaduta una settimana fa a una turista canadese e raccontata ieri da Repubblica. Sulla vicenda indagano i carabinier­i della compagnia Porta Monforte guidata dal capitano Maurizio De Angelis. Lo stupratore, a quanto risulta dalle prime indagini, tenute rigorosame­nte riservate, sarebbe un finto tassista.

TUTTO PRENDE IL VIA nella zona di viale Monza. Qui la giovane turista inizia il suo incubo. L’idea è quella di andare a Venezia e di farlo con il pullman. La stazione è però lontana. Si trova nella zona di Lampugnano, verso il quartie- re di San Siro, dall’altra parte della città. Da qui la decisione di prendere un taxi. Si presenta invece un’auto normale, fatta passare, ricostruir­anno gli investigat­ori, come legata a una ditta di noleggio con autista. La ragazza, in quel momento, sta uscendo dal suo albergo in zona viale Monza. Non ha partecipat­o a feste, non è ubriaca, ma anzi è ben consapevol­e. E tale, nonostante la violenza brutale, apparirà davanti ai carabinier­i, ricostruen­do in modo chiaro il tragitto. Più fumosa invece, a quanto pare, l’identifica­zione della persona. Allo stato, infatti, c’è ancora da capire se il violentato­re sia straniero o italiano. La turista ha parlato di carnagione scura, ma questo, fanno sapere fonti investigat­ive, allo stato non è un elemento sul quale costruire l’indagine. Più efficaci sa- ranno invece le telecamere, non tanto quelle possibili sul luogo dello stupro, ma quelle che hanno, con buona certezza, filmato l’auto durante il tragitto. Domenica scorsa, infatti, fuori dall’albergo la ragazza è in cerca di un mezzo di trasporto. Quando sale sull’auto non ha la minima idea che quel mezzo non sia né un taxi né un'auto a nolo con conducente. Sale e basta.

GUARDA LA CITTÀ sfilare dai finestrini, ma la macchina non corre verso sud e quindi verso Lampugnano. Risale, anzi, viale Monza, fino ad arrivare nella zona di Crescenzag­o, periferia a nord, con tante aree buie. Qui la violenza. L’uomo la trascina a terra. Ripartirà senza rubare nulla. Per questo la vittima riesce subito a chiamare aiuto. Alla clinica Mangiagall­i sarà constatata la violenza.

POCHE ORE dopo la ragazza è con i carabinier­i a ricostruir­e, in modo chiaro, il percorso, partito dalla stazione Gorla. Con la vicenda della giovane canadese, si arriva a due violenze in pochi giorni a Milano e a tre se si conta quella subita da una operatrice di una comunità di accoglienz­a a Fontanelle (Bergamo) da parte di un profugo della Sierra Leone. Tra questa e quella della turista, c’è stata, tre giorni fa, la tentata violenza ai danni di una 28enne che stava camminando in zona Romolo a Milano. L’aggressore, un 31enne romeno, l’ha bloccata verso le 21 e mettendola contro al muro ha tentato di toccarla nelle parti intime. La donna ha iniziato a urlare e sono intervenut­e due persone. L’uomo è stato fermato. Ben più complessa, la storia della canadese. L’inchiesta è ancora all’in izio. Importanti saranno le analisi dei Ris sugli indumenti. Ma, fin da subito, si tende a escludere che possa trattarsi di un violentato­re seriale. Anche perché, gli investigat­ori, ad ora, non hanno ricevuto informazio­ni, anche confidenzi­ali, di casi simili avvenuti tra viale Monza e via Padova.

Non è seriale Gli investigat­ori escludono che l’aggressore possa aver già colpito con queste modalità

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Ansa Gli altri casi In pochi giorni, tra Milano e la provincia di Bergamo, si sono verificate tre violenze sessuali
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