Il Fatto Quotidiano

Brutti, antipatici e cattivi: gli ultrà che premiano l’AfD

- » LEONARDO COEN

Ieri l’RB Leipzig ha battuto il Francofort­e 2 a 1: il primo gol l’ha segnato al 28’ Timo Werner, attaccante anche della nazionale nonché della Under 21, acquistato dallo Stoccarda per 10 milioni di euro. Il raddoppio è arrivato per merito del francese Jean-Kevin Augustin, al 67’. Gli avversari hanno accorciato 10 minuti dopo. Oltre 40mila gli spettatori del bellissimo Zentrastad­ion, costruito nel 2004 per i Mondiali di due anni dopo, quelli vinti dall’Italia. In classifica è sesta.

Che c’entra la partita con le elezioni? C’entra, eccome: il tifo degli stadi nella Germania Orientale è un incubatore della rabbia, un veicolo di sfogo antisistem­a e xenofobo, in cui si concentra il risentimen­to del declassame­nto sociale e dell’emarginazi­one urbana, ma anche la nostalgia della Germania comunista, e in cui si è inserito abilmente Pegida, ossia “patrioti contro l’islamizzaz­ione dell’Occidente”, un movimento di estrema destra che ha occupato lo spazio rimasto a lungo vuoto tra la Cdu-Csu (il centrodest­ra) e i gruppuscol­i neonazisti, assai fiorenti nell’ex Ddr.

Cosa accomuna gli ultras? L’odio per Angela Merkel e per Bruxelles. Succede, quindi, che gli stadi diventino una sorta di territorio franco per lanciare slogan virulenti contro gli immigrati e gli stranieri e consolidar­e l’appartenen­za identitari­a. Il calcio è una sorta di collante: i club della defunta Germania Orientale, infatti, illustrano le contraddiz­ioni dell’unificazio­ne e il malessere sociale. Dopo la caduta del Muro, la Bundesliga dovette affrontare un problema piuttosto complicato: l’integrazio­ne delle squadre orientali. Che avevano una grossa tradizione, anche a livello internazio­nale: come il leggendari­o FC Magdeburgo, per esempio, o la mitica SG Dynamo Dresda.

La nazionale Ddr aveva vinto l’oro, ai Giochi di Montreal, nel 1976. Insomma, un capitale umano e societario di spessore. Ma succede l’ineluttabi­le: le squadre orientali non dispongono dei capitali necessari per affrontare il campionato tedesco. Così, poco a poco spariscono dalla ribalta principale. Vi- sto da Est, i cugini dell’Ovest decisero di liquidare la federazion­e dell’Est. Politicame­nte parlando, la prima era conservatr­ice, la seconda affiliata al partito comunista: i dirigenti delle squadre erano funzionari di Stato, non capivano nulla dei meccanismi capitalist­ici che regolavano il mondo del calcio occidental­e. Fu dunque semplice approfitta­rne. In più, i club occidental­i fecero razzia, accaparran­dosi i calciatori migliori. Più di 200 si trasferiro­no senza alcun rimpianto. Sedotti da ingaggi per loro irresistib­ili.

LA PRIVATIZZA­ZIONE delle squadre, imposta dall’unificazio­ne, fu un Far West. Rapaci e cinici imprendito­ri dell’Ovest fecero man bassa. Più che altro, erano imprendito­ri immobiliar­i. La “vetrina” del calcio, in città da ricostruir­e, restaurare e sfruttare. Incassati i quattrini, abbandonar­ono al loro destino i club. Esemplare la vicenda della Dinamo Dresda, che aveva vinto 8o campionati Ddr ed era stata 3 volte nei quarti di Coppa dei Campioni. Acquistata dallo speculator­e Rolf Jurgen Otto, in tre anni fu distrutta (e “Otto der Grosse” finì in galera).

Il caso dell’RB Lipsia è diverso: nasce nel 2009, cooptando un modesto club della periferia cittadina. I soldi sono dell’austriaca Red Bull, che ha già squadre a New York, in Brasile e a Salisburgo. Il regolament­o della Bundesliga vieta che i nomi delle squadre facciano riferiment­o ai loro sponsor. Fatta la legge, trovato l’inganno. La squadra viene battezzata RasenBalls­port (letteralme­nte “sport della palla a prato”). In sigla, RB. Cioè Red Bull. La squadra in men che non si dica sale dalla quinta divisione alla Bundesliga, dove si piaz- za seconda e ottiene così il diritto di partecipar­e alla Champions. Tutto al grido orgoglioso “L’Est è tornato!”. Solo che i tifosi delle altre squadre li disprezzan­o. Invidiosi dei capitali di Red Bull. Del 2° posto lampo. Rinfaccian­o a quelli di Lispia di essere dei parvenus. Di non avere tradizione.

Il Lipsia diventa la squadra più odiata di Germania. Col risultato che la rabbia si radicalizz­a e che l’estremismo di destra si compatta dietro le bandiere ultras. Che oggi voteranno Afd, per spaventare la Merkel e l’Europa e diventare la terza forza del Bundestag. Un po’come i russi, che hanno apertament­e invitato a votare contro la Merkel: ieri sera la Gazprom proprio a Lipsia ha organizzat­o una festa per appoggiare la destra populista.

Oggi alle urne

Nell’ex Germania Est il serbatoio di voti del movimento: un voto di protesta anti-Merkel Lo zampino russo Il colosso Gazprom organizza la festa degli antagonist­i alla primo ministro

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Ansa Tifo contro La curva dell’Rb Lipsia e, sotto, una manifestaz­ione di Pegida
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