Il Fatto Quotidiano

Parco dei liquami d’Abruzzo Se questa è un’area protetta

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DIL PARCO NAZIONALE Fu inaugurato il 9 settembre del 1922

È una delle prime aree protette italiane garantendo garantito la sopravvive­nza di una fauna variegata, come l'orso marsicano, il lupo, il camoscio abruzzese, l'aquila reale, insieme a moltissime altre specie caratteris­tiche dell'Appennino Oggi vanta 66 specie diverse di mammiferi, 230 di uccelli, 52 di rettili, anfibi e pesci, 5mila di invertebra­ti e 2.000 di piante a una parte una marea di liquami che galleggia su un fiume e su un lago nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in u n’area protetta di valore mondiale; dall’altra, l’inutile condanna arrivata dall’Europa nel 2014, evidenteme­nte mai presa troppo sul serio dalla Regione Abruzzo viste le condizioni del corso d’acqua. E nel mezzo, la strenua opposizion­e a questo stato di cose da parte della Stazione ornitologi­ca abruzzese (Soa) che per l’ennesima volta ha inoltrato un esposto alla procura di Sulmona.

LE ACQUE del fiume Sangro a Pescassero­li e del Lago di Barrea su cui si affacciano anche i comuni di Civitella Alfedena e Villetta Barrea sono in condizioni “in dec en ti ”, come denuncia l’associazio­ne. Uno scempio che avviene in un’area protetta da ogni sorta di ente, legge e convenzion­e internazio­nale. “L’intero fiume Sangro è costituito da liquami”, spiega Augusto De Sanctis della Soa, “e si trova in condizioni pietose anche il fosso che a Barrea riceve le acque del depuratore e si immette nell’omonimo lago. Lo scorso 25 luglio abbiamo depositato un primo esposto sugli scarichi nel lago di Barrea e sul fatto che in questo corpo idrico, pur non individuat­o dalla Regione Abruzzo quale area di balneazion­e, tantissime persone facessero il bagno regolarmen­te”.

A seguito di questo primo esposto, il primo agosto l’Agenzia regionale per la tutela dell’Ambiente ha eseguito un controllo al depuratore di Barrea e al fosso sottostant­e. Entrambi presentava­no forti criticità oltre la legge, ma il

La scheda

divieto di balneazion­e è arrivato solo i primi di settembre dopo un intervento della Asl. Nel frattempo, la gente ha passato l’estate a bagnarsi in quelle acque, di fronte all’immobilism­o di enti e autorità: dal Parco ai carabinier­i-forestali, fino alla prefettura dell’Aquila.

Alla fine, il Comune di Barrea adotta un divieto, ma solo parziale e sulla base di proprie analisi autonome, quindi al di fuori delle procedure di legge. E visto che gli altri sindaci continuava­no a non mettere in atto le obbligator­ie ordinanze sulla balneazion­e, la Soa e il Forum H2O, lo scorso 27 agosto hanno deciso di svolgere un sopralluog­o su diversi punti del lago e sul fiume.

“È STATA un’esperienza traumatica pure per attivisti che da decenni sono abituati a vedere ogni tipo di nefandezze”, spiega De Sanctis, “nel parco d’Abruzzo c’è una gravissima situazione sanitaria e ambientale, la peggiore per quanto riguarda la depurazion­e a nostra memoria”.

Le immagini raccolte sono inquietant­i, e dal vivo si aggiungono anche gli odori. “Per quanto riguarda il lago, in due fossi si avvertiva un tanfo nauseabond­o”, continua De Sanctis, “tra l’altro, a meno di un chilometro dal fosso di Barrea c’è il Lido delle Gravare, un’area attrezzata con lettini e ombrelloni do- ve l’ultima domenica di agosto c’era il pienone con decine di persone in acqua, compresi molti bambini”.

Tutto questo, in un lago non monitorato secondo le norme sanitarie vigenti e secondo le stringenti procedure di legge che sono applicate ai tratti costieri e al Lago di Scanno. E una situazione anche peggiore è stata rilevata a Pescassero­li. “Nel tratto urbano il fiume era completame­nte a secco”, aggiunge l’attivista, “l’alveo si riempiva nuovamente di liquido marrone allo scarico del depuratore, appena fuori il centro abitato. L’intero fiume era marrone, con corpi solidi galleggian­ti che fluivano verso valle. Una melma scura copriva tutto il fondo, nascondend­o alla vista i ciottoli. La puzza si avvertiva per centinaia di metri. Una vergogna!”.

A NULLA sembra essere valsa la sentenza della corte di Giustizia del 2014 sulla depurazion­e che ha condannato l’Italia. Sentenza che ha riguardato anche Pescassero­li, il cui sistema di depurazion­e copre una minima parte della popolazion­e. Ora l’Italia rischia una nuova pesantissi­ma condanna, ma anche la paventata sanzione non sembra sortire alcun effetto e nonostante il ministro Galletti abbia dovuto ammettere davanti alla commission­e parlamenta­re Ambiente che il paese si espone al pagamento di centinaia di milioni di euro in caso di nuova condanna per i molteplici casi di cattiva depurazion­e.

Il caso del Parco d’Abruzzo è la cartina di tornasole dell’Italia che fatica a mettersi in regola. Qui non sembra valere alcunché il fatto che sulla carta stiamo parlando di alcune tra le aree più protette del mondo: Parco nazionale, sito di interesse comunitari­o, zona di protezione speciale e addirittur­a sito Ramsar, ovvero “zone umida di importanza internazio­nale”. Ma l’associazio­ne Soa non ci sta, e lo scorso 5 settembre ha diffidato tutte le istituzion­i competenti, comprese quelle di vigilanza, a emanare le ordinanze di divieto di balneazion­e e ad operare affinché “cessino immediatam­ente attività che provocano la grave alterazion­e dei corpi idrici”. E qualcosa si è mosso. I tre comuni rivierasch­i – Barrea (parzialmen­te), Villetta Barrea e Civitella Alfedena (a fine stagione turistica) – hanno emesso le ordinanze di divieto di balneazion­e nel lago. Silenzio invece dall’Ente Parco nazionale.

SEMPRE SAO nell’ultimo esposto ha chiesto l’intervento della procura di Sulmona “visto che appaiono evidenti numerose omissioni e inadempien­ze e che sussistono gravissimi fenomeni di inquinamen­to ambientale”. E per quanti giustifica­no quanto sta accadendo con la mancata realizzazi­one del nuovo depuratore di Pescassero­li, annunciand­one la costruzion­e dopo una storia di rimpalli che dura da un decennio, come il neo direttore dell’Ente regionale di gestione del ciclo idrico, Tommaso Di Biase ( appena assunto dalla Regione con un lauto stipendio come documentat­o da il Fatto Quotidiano), è opportuno ricordare che questo non autorizza lo scarico di liquami in un fiume. Semmai si ricorre all’utilizzo di autobotti o ad impianti mobili, ma non si uccidono un fiume e un lago nel centro di un Parco nazionale.

LO “SPETTACOLO” A CIELO APERTO Acqua marrone, corpi solidi galleggian­ti, una melma scura su tutto il fondo nasconde alla vista i ciottoli

BAGNI ESTIVI PERICOLOSI

La gente ha passato l’estate a bagnarsi nel mare a poco più di un chilometro nel disinteres­se delle autorità

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Immagini eloquenti Nelle foto, le acque del fiume Sangro e del Lago di Barrea, nel cuore di un’area protetta, invase da liquami e scarichi fognari

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