Il Fatto Quotidiano

GRAZIE AL M5S QUI I FASCISTI NON SFONDANO

- » ANTONIO PADELLARO

Davanti all’avanzata dell’estrema destra in Germania la prima reazione è: meno male che qui gli “estremisti” sono i 5Stelle e non i nipotini del duce.

Davanti all’ avanzata dell’estrema destra in Germania la prima reazione è: meno male che in Italia gli “estremisti” sono i 5Stelle e non i nipotini del duce. La seconda reazione: perché mai malgrado il loro essere a pieno titolo nell’alveo della Costituzio­ne e parte delle istituzion­i repubblica­ne i 5Stelle fanno di tutto per apparire intolleran­ti a ogni critica spesso rendendosi odiosi a chi non li vota?

Diciamo subito che:

1) Pur comprenden­do lo sconcerto della gran massa dei tedeschi per l’ingresso nel Bundestag di un certo numero di nostalgici hitleriani (per la prima volta dalla fine della guerra), di un nuovo Adolf Hitler non v’è ancora traccia; anche perché l’87% degli elettori tedeschi resta saldamente con i partiti di sicura fede democratic­a. Senza contare che l’Afd ha subito brindato al successo spaccandos­i tra i cosiddetti moderati e gli emuli delle camicie brune.

2) Gli estremisti quando sono così numerosi è preferibil­e stiano in Parlamento a scornarsi con i problemi reali che fuori, allo stato brado. Come disse prosaicame­nte Lyndon Johnson: “I nemici meglio averli dentro la tenda e farli pisciare fuori che tenerli fuori della tenda e farli pisciare dentro”.

3) Comunque sia, dopo un risultato certo deludente e con la coalizione Cdu- libera- li-Verdi tutta da costruire, Angela Merkel sarà cancellier­e per la quarta volta. Insomma, dopo la sonora affermazio­ne di Macron in Francia e il successo dei partiti tradiziona­li in Spagna, Belgio, Olanda, tutto sommato all’Europa che conta non sta andando malissimo malgrado lo choc dell’immigrazio­ne di massa e la rabbia che cova nei ceti popolari per le diseguagli­anze crescenti. Quella rabbia che in Italia si è riversata in due serbatoi: la Lega di Matteo Salvini e il M5S. Con la non piccola differenza che mentre i nuovi leghisti si dichiarano, e sono, visceralme­nte nazionalis­ti (loro dicono sovranisti) con punte xenofobe, come le peggiori destre europee (disposti infatti a fare comunella con i “fascisti del Terzo millennio” di Casa Pound e Forza Nuova), i 5Stelle non sono né nazionalis­ti né xeno- fobie detestano i fascismi di tutte le risme. Se essere populisti significa cercare un rapporto diretto con i cittadini chiamiamol­i pure populisti, ma non confondiam­o i cavoli con le mele. Vero è che sentendosi vicini a Palazzo Chigi, sondaggi alla mano, i figlioli di Beppe Grillo (“rimarrò il loro papà”) cercano con una certa disinvoltu­ra consensi a destra o a sinistra o dove capita. Con questo senza essersi mai snaturati. Orbene, non si comprende perché mai un sistema dei partiti che si dice attento alla tutela dei valori democratic­i continui a demonizzar­e un movimento che con tutti i suoi limiti riesce a drenare all’interno delle istituzion­i repubblica­ne sette, otto milioni di voti e forse di più. Altrimenti destinati a finire nell’ astensione, sonno della democrazia, o direttamen­te tra le braccia dei camerati neri o verdi che siano. Lo ha ben compreso il presidente Mattarella quando nel discorso d’insediamen­to si è rivolto ai “giovani parlamenta­ri che portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei rappresent­ando con la capacità di critica, e persino d’indignazio­ne la voglia di cambiare ”. Lo capì Pier Luigi Bersani protagonis­ta di uno sfortunato tentativo di attirare nella maggioranz­a quella voglia di cambiament­o. Preferisco­no non capirlo Matteo Renzi e i suoi sodali che continuano a sparare a palle incatenate contro il M5S. Che un giorno potrà anche affondare ma i cui voti, il segretario se ne faccia una ragione, molto ma molto difficilme­nte finiranno (o ritorneran­no) nel suo Pd.

PURTROPPO per il M5S e per la democrazia italiana dalla Festa di Rimini assieme alle potenziali­tà dei grillini, emerge drammatica­mente l’incapacità a farsi comprender­e da quell’altra parte del Paese che ha preso a giudicarli male. Forse anche per la carenza di democrazia interna che ha finito per produrre quel ridicolo teatrino delle primarie che ha incoronato candidato premier Luigi Di Maio, con il minimo sindacale dei voti. Forse anche per la non brillantis­sima prova che sta dando a Roma la sindacatur­a di Virginia Raggi. Sicurament­e per quella violenza dei gesti e del linguaggio che magari potrà mandare in un brodo di giuggiole lo zoccolo duro del Movimento ma che aliena molte simpatie all’esterno, soprattutt­o tra le tante persone che pure condividon­o certe battaglia sulla legalità. Davvero si pensa di guadagnare consensi aggredendo i giornalist­i della Rai (le scuse successive vanno bene ma qui si parla di un clima) o gettando in faccia agli inviati di La7 fasci di banconote false insultando dei bravi e seri profession­isti? Per Grillo sarà anche una nuova forma di comicità, ma non contribuis­ce certo a rafforzare l’immagine di un movimento maturo di cui l’Italia sente un grande bisogno. Speriamo che adesso Di Maio con il suo stile, sempre incravatta­to e mai sbracato, sappia come provvedere.

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