Il Fatto Quotidiano

Tra i dubbi di B. e la prudenza di Renzi: il voto tedesco si porta via il Rosatellum?

Il Cavaliere sempre meno convinto di dover far da argine al populismo

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Questione di argine. A ciascuno il suo. Per l’ho use organdel Pd, il telematico Democratic­a, “L’argine” vergato a caratteri cubitali è il popolo del Pd accorso per sentire Renzi domenica scorsa alla chiusura della festa nazionale dell’Unità di Imola. Per il Giornale berlusconi­ano è invece l’ex Cavaliere che si prepara a fare da “a rg in e” all’ondata populista annunciata dal voto teutonico.

Dunque, una profonda sintonia tra B. e Renzi nel segno dell’argine. E che può portare a un primo paradosso italiano. Nel senso che la tempesta tedesca può seppellire, da noi, la proposta del Rosatellum e non le larghe intese. Anzi, è proprio per non far spirare le speranze di inciucio renzusconi­ano che il Rosatellum potrebbe affondare nelle trappole parlamenta­ri delle rispettive convenienz­e.

È un dato politico ancor prima che numerico, legato alle possibili simulazion­i sul sistema di voto che dovrebbe rimpiazzar­e le leggi elettorali riformate dalla Corte co stit uzi onal e.

Così al contrario di quel che va dicendo lo stesso Rosato, autore della proposta, e cioè che il “Rosatellum” verrà approvato al 99,9 per cento nella prima decade di ottobre, al contrario - dicevamo - la sensazione è che si vada nella direzione opposta.

Un altro indizio forte arriva dalla residenza b er lu sc on ia na di Arcore. Lì, B. ha consegnato al suo nuovo cerchio magico giudizi forti e tran- chant sul weekend fasciolegh­ista della festa di Atreju, organizzat­a dai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. All’ex Cavaliere non è andata giù l’immagine di una destra sovranista che rivendica il primato di un’eventuale coalizione. Con l’aggravante di vedere l’ex prediletto Giovanni Toti (e pure Paolo Romani) accanto a Meloni e soprattutt­o a Matteo Salvini.

COME se non bastasse si sono poi aggiunti i risultati di domenica scorsa in Germania. Per tutta risposta, Berlusconi ha accentuato il suo ritrovato profilo popolare e merkelia- no, in linea con il comizio moderato del suo gran ritorno del 17 settembre scorso a Fiuggi. Non a caso, alla vigilia del suo ottantunes­imo compleanno, che cade venerdì 29, B. incontrerà a Roma il francese Joseph Daul, presidente del Ppe, il Partito popolare europeo.

Tra i popolari e gli azzurri di Forza Italia è ormai scoppiato un amore forte. Sempre a Fiuggi, lo spagnolo Antonio Lopez-Isturiz White ha augurato pubblicame­nte a B. di diventare “il prossimo primo ministro italiano”. E la sera precedente, nella suite dell’ex Cavaliere, si era tenuto un vertice tra lui, Lopez-I-

Larghe intese Proprio per non impedire l’inciucio renzusconi­ano si affosserà la proposta di legge

sturiz White e Antonio Tajani, il presidente del Parlamento europeo che potrebbe diventare il candidato premier forzista qualora B. dovesse rimanere incandidab­ile. Lo stesso Tajani ieri è stato protagonis­ta di un duetto con Salvini che dà la misura della distanza tra le due destre italiane. A Tajani che ha definito l’Afd un partito “anti-italiano e anti-mediterran­eo”, Salvini ha ribattuto da vero leghista che va subito al sodo: “Tajani, la mattina si beva il caffè, liscio magari doppio, ma non corretto”.

La somma di tutti questi dettagli potrebbe essere appunto il rifiuto berlusconi­ano del Rosatellum. Un sistema che darebbe sì una manciata di seggi in più al centrodest­ra unito ma a quale prezzo?

I timori e le perplessit­à sono tante, tipo la “salvinizza­zione” al Nord della coalizione con almeno cento seggi alla Lega cui corrispond­e, al contrario, la penalizzaz­ione al Sud del bacino azzurro.

Adesso però il nodo è soprattutt­o politico. L’obiettivo di fare da “argine” al populismo mal si concilia con un sistema che prevede comunque una coalizione elettorale. Ad Arcore è tornata in auge la tentazione di far naufragare il Rosatellum, come già chiesto da una colomba moderata del calibro di Gianni Letta. Nei prossimi giorni B. si vedrà pure coi capigruppo per aggiornare il quadro della situazione. Dopo il voto tedesco, la partita è chiusa, forse.

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Ansa In cerca di equilibrio L’aula di Montecitor­io: i partiti sono ancora in fase di trattative per trovare un sistema alternativ­o e per lungo tempo è stato studiato quello tedesco

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