ARRABBIATI PER I REDDITI, NON PER I MIGRANTI
Mai come nelle elezioni vale la massima che Gola Profonda suggerì ai giornalisti del lo scandalo Wa ter gate: “F o llow the money ”, seguite i soldi. Da domenica, da quando il partito di estrema destra “Alternativa per la Germania” è diventato la terza forza del Paese, gli editorialisti fanno a gara a descrivere la Germania come il Paese che somatizza “i mali dell’europa” (copyright Sole 24 Ore), e cioè il risentimento verso l’emigrazione di massa. La Germania ha accolto (per far fronte alla sua crisi demografica) oltre 1,5 milioni di profughi siriani.
Eppure qualcosa non torna. L’AfD ha posizioni molto dure sui migranti, ma ha preso più voti nelle aree del Paese dove ce ne sono meno, cioè nelle regioni dell’ex Ddr, la repubblica democratica tedesca. Il sistema d’accoglienza in Germania distribuisce i profughi sulla base della popolazione e del reddito, i Lander più ricchi si fanno carico della quota maggiore. La Sassonia, dove Afd ha ottenuto il suo record, è quella che ne ha accolti meno. Nell’Est, AfD ha preso in media il 21% contro l’11 del resto del Paese. La spiegazione è economica. L’ex Ddr è la parte più povera della Germania. I suoi Laender hanno la disoccupazione più alta (fatta eccezione per Berlino, Brema e Saarland), il reddito pro-capite più basso e i tassi di povertà più elevati (nel nord-est si sfiorano punte del 33% secondo il Cologne institut for economic research). Per inciso: la povertà e le disuguaglianze sono cresciute in questi anni in Germania. L’Est paga le cicatrici della riunificazione guidata dai vertici della Germania Ovest ai tempi di Helmut Kohl. Un processo illustrato da Vladimiro Giacché nel suo A n sc h l us s ( Imprimatur): si partì dall’unione monetaria con il marco ovest che schiantò – per stessa ammissione dei negoziatori – le imprese e si sostanziò nella svendita dell’economia della Ddr ai capitalisti della Rft. Trent’anni dopo, restano ancora le scorie.