Il capo dei Mossos non si piega a Madrid: fedeltà alla Catalogna
Il capo degli agenti di Barcellona rivendica indipendenza
Alla prima riunione dei corpi di polizia sotto il comando del colonnello della Guardia Civilde los Cobos, il maggiore dei Mossos d’Esquadra Trapero non si è neppure presentato. Ha delegato a partecipare il suo numero tre, confermando quindi il rifiuto della polizia catalana a farsi commissariare dalla polizia militare spagnola. Poco prima, il sindacato interno dei comandanti dei Mossos, il Sicme, aveva mostrato tutto il suo appoggio alla scelta del loro capo. I Mossossono un corpo di polizia giovane, che assunse le competenze di polizia autonomica nel 1983, con legge del parlamento catalano; i 17.000 impiegati, tra cui molte Mossos, sono tutti mobilitati in questo momento. Probabilmente, Trapero sta cercando di tenere il più pos- sibile fuori dalla contesa politica il suo corpo di polizia e, difendendo le sue prerogative, non solo ne difende la dignità, ma anche uno dei pilastri fondamentali dell’Autonomia catalana.
In questi giorni difficili e in previsione del 1˚ ottobre, così facendo tra l’altro, non dà mano libera a un intervento indiscriminato della polizia spagnola sulla popolazione. Il procuratore generale Maza ha comunque già detto che se Trapero rifiuta di farsi coordinare, andrà incontro a conseguenze legali.
MA IN CATALOGNA si concentrano tutte le polizie del regno in questa settimana, lasciando sguarniti interi territori del resto dello Stato. È successo così che, domenica, all’assemblea di Zaragoza promossa da Podemos e liste collegate per denunciare la repressione del governo spagnolo e riproporre il referendum concordato, alcune centinaia di persone di e- strema destra abbiano circondato l’edificio, impedendo l’uscita di partecipanti e giornalisti. È rimasta addirittura ferita con una bottiglia la presidente del parlamento aragonese, Violeta Barba. Tutto questo perché non c’era sufficiente polizia a proteggere l’assemblea e a disperdere la manifestazione degli estremisti. In seguito a questi fatti, il gruppo di Unidos-Podemos ha chiesto l’immediata audizione in parlamento del ministro degli Interni Zoido.
Nella giornata di ieri non è mancata la dose di denunce, minacce e dichiarazioni davanti al giudice. O meglio non dichiarazioni, come stanno facendo i sindaci indagati per favorire la partecipazione al referendum che si avvalgono del diritto a non dichiarare appunto, o come hanno fatto quella decina di persone, tra cui il giovane universitario Lluís Montables creatore della pagina web marianorajoy.cat, accusate di disobbedienza per aver duplicato il sito della Generalitat sul voto di ottobre. Mònica Terribas, invece, conduttrice della trasmissione del mattino su Catalunya Ràdio, la radio pubblica catalana, è stata denunciata da un’associazione di ufficiali della Guardia Civil, con l’accusa di aver favorito comportamenti contro l’ordine pubblico.
E il procuratore Maza ha dichiarato che la detenzione del presidente della Generalitat Puigdemont è una possibilità che è contemplata, anche se per il momento non si considera opportuna.