Il Fatto Quotidiano

Sandrone, lascia stare le voci e tira in porta

Arriva in libreria la storia della Nazionale di pazienti psichiatri­ci, che ha già vinto un David di Donatello

- » VOLFANGO DE BIASI E FRANCESCO TRENTO

‘È un po’ arrugginit­o, ma 12 anni fa era il leader’ ‘Perfetto, se giochiamo il mondiale 12 anni fa, lo schiero titolare’ ‘Ci penso io’, interviene Vincenzo Cantatore, il nostro preparator­e atletico Nel giro di pochi giorni, lo trasforma

Igoal che ci hanno fatto godere di più, nella nostra vita, sono questi: il sigillo di Tardelli su Italia-Germania; la serpentina di Maradona tra i birilli inglesi; il missile di Sandrone contro il Tucano in Matti per

il calcio, nel 2004. Così, quando ci siamo ritrovati a dover mettere in piedi una nazionale dei pazienti psichiatri­ci per andare in Giappone a disputare il primo mondiale della storia, abbiamo subito pensato di convocare Sandro per un provino. Sulle prime, il nostro eroe ha tentennato: “Ormai c’ho 52 anni, non corro più come una volta”. Assieme a Santo Rullo, psichiatra e direttore sportivo della nazionale, alla fine siamo riusciti a convincerl­o.

Il suo arrivo è una vera festa: ci abbracciam­o e salutiamo come vecchi amici. Ma poi inizia a parlarci preoccupat­o: “Pensavo che la morte mi volesse far morire. Però non è venuta e allora ho spalancato tutte le finestre”. Mentre s’infila negli spogliatoi ci guardiamo allarmati: forse abbiamo fatto male a insistere.

VEDERLO ENTRARE

in campo ci rincuora. Il fisico è sempre quello: altissimo, spalle larghe da nuotatore, muscoli asciutti. Lo stato di forma, però, è tutt’altra cosa. “Sto un po’ in debito di ossigeno”, dice fermandosi dopo pochi minuti di corsa. “Hai provato a respira’?

Di solito aiuta”, gli risponde Zanchini. “Ok”, dice serio il difensore, che non ha ancora preso le misure ai cazzeggi del mister. È a disagio, ce ne accorgiamo. Probabilme­nte le voci gli sussurrano di stare in guardia, di non fidarsi.

“Ma non era forte, questo?” ci domanda il coach mentre i ragazzi stanno calciando in porta. “Un atleta!”, conferma Santo. “Prima della schizofren­ia era un poliziotto”. Intanto Sandrone svirgola un pallone che finisce tre metri abbondanti alla destra del palo. Mister Zanchini sorride: “Fam

me indovina’: tiratori scelti?”. Sandrone torna in fila, prende la rincorsa e calcia di nuovo: questa volta la palla vola così alta che rischia di decapitare un piccione. “Per quanto, forse, nella contraerea... Ce l’ha la contraerea la polizia?” ride il mister. “Era nella scorta del presidente della Repubblica”, dice Santo. Zanchini lo fissa dubbioso. “Con Cossiga”, confermiam­o noi. “È un po’arrugginit­o, ma dodici anni fa era il leader della squadra”.

“Dodici anni fa”, commenta sconsolato Zanchini. “Allora è perfetto, se il mondiale lo giochiamo dodici anni fa, lo schiero titolare”.

“Ma il punto è proprio questo”, dice lo psichiatra. “Portare persone che abbiano bisogno di questa esperienza, non persone che stanno già bene e non sene gioverebbe­ro ”.“Ragazzi, io capisco tutto, però vogliamo avere una chance di vincerlo, questo mondiale, o no? I giapponesi sono fortissimi”. “Ci penso io a rimetterlo in sesto”, interviene Vincenzo Cantatore, il nostro preparator­e atletico. Anche se, al momento, sembra un obiettivo irraggiung­ibile.

E invece, nel giro di pochi giorni, Sandrone si trasforma. Spronato dall’ex pugile campione del mondo smette praticamen­te di fumare. Diminuisce i farmaci, perché serotonina, dopamina, endorfine, adesso li produce con l’allenament­o. È un miracolo che abbiamo già visto, ma ogni volta ci lascia a bocca aperta.

“Quello che fa Vincenzo in una settimana, uno psichiatra non potrebbe farlo in mesi e mesi”, sorride il dottor Rullo, mentre Sandro anticipa alla grande un attaccante avversario e poi esce dalla difesa palla al piede. Nelle favole, scagliereb­be pure un missile sotto l’incrocio. Qua no. Qua sbaglia il passaggio e manda la palla dritta in fallo laterale. “Però adesso corre pure più degli altri”, diciamo quasi in coro a mister Zanchini. “Sì, corre, ma con quei piedi che facciamo? Lo porto dal meccanico a fa’ la convergenz­a?”.

DIECI MINUTI DOPO,

ne ll a pausa, Sandro si avvicina cupo alla panchina. “Ti posso chiedere una cosa?” domanda al mister. “C er to ”. Sandro ci pensa un momento, indeciso se dire o no quello che ha in mente.

“Ma ce l’hai con me?”. Zanchini lo fissa stupefatto: “No, assolutame­nte, perché?”.“Ah, meno male, lo vedi... no, le voci mi dicevano che ce l’avevi con me, ma infatti io non ci credevo”. L’allenatore rimane un attimo in silenzio, poi sorride.

“Di’ alle voci che se so’ sbagliate di brutto...”.

Sandrone lascia andare una risata delle sue, contagiosa, disarmante: “Eh, me ne hanno fatte fare di cose assurde... mi dicevano che ero il Messia, o quando ero ricoverato mi dicevano non ti fidare, questi ti vogliono fare diventare una donna. Allora io scappavo, saltavo dalla finestra, dal primo o dal secondo piano. Tanto ero addestrato...”.

“Dai, allora adesso torna ad addestrart­i con gli altri, se vuoi venire in Giappone” gli batte una mano sulla spalla Zanchini.

Rasserenat­o, il difensore riprende la sua posizione in campo. “Va bene, va’, prendiamoc­i pure Sandrone”, cede il mister. Poi scuote la testa, divertito: “Guarda co’che Armata Brancaleon­e mi mandate a

gioca’ un mondiale...”.

 ?? Foto David Petrucci ?? L’armata Brancaleon­e a Tokyo Con il supporto dello psichiatra Santo Rullo (in basso a sinistra), è stata messa in piedi una squadra di 12 pazienti capaci di disputare un mondiale di calcio a 5 in Giappone. Sotto, Sandrone
Foto David Petrucci L’armata Brancaleon­e a Tokyo Con il supporto dello psichiatra Santo Rullo (in basso a sinistra), è stata messa in piedi una squadra di 12 pazienti capaci di disputare un mondiale di calcio a 5 in Giappone. Sotto, Sandrone
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