Il Milan è bello solo d’estate Mazzarri (per ora) aspetta
Dopo i furori d’agosto con numerosi acquisti e proclami di scudetto, c’è Montella in bilico. Questa sera riparte la Champions con Napoli-Feyenoord
Era d’estate, poco tempo fa. Il Milan cinese si aggiudicava, per distacco, l’Oscar del mercato. Se ne parlava come di un nuovo cinema paradiso. Fassone aveva cancellato Galliani e Mirabelli oscurato Braida. La squadra celebrava il ritorno in Europa passando da una vendemmia all’altra: 1-0 e 2-0 ai rumeni del Craiova, 6-0 e 1-0 ai macedoni dello Shkendija. La conferma di Donnarumma, alla faccia di Raiola (?), e i gol di Cutrone moltiplicarono gli abbonamenti. Montella gongolava, le edicole stappavano titoloni. Per la cronaca, Boban e Shevchenko uscirono dal coro. Fior di ex, non terroristi in maschera. Le loro analisi, discutibili ma rispettabili, vennero declassate a saccenti gufate.
POI COMINCIÒil campionato. E, con il campionato, tutta un’ altra storia. Un paio di successi (3-0 a Crotone ,2-1 al Cagliari) e la prima lezione: Lazio-Milan 4-1. L’ ennesima abbuffata oltre confine (5-1 all’Austria Vienna), un’altra doppietta a domicilio ( 2- 1 all’Udinese, 2-0 alla Spal) e la seconda batosta: Sampdoria-Milan 2-0. E questa ancora più drastica, ancora più mortificante.
Diffidate degli scudetti d’agosto. Ingannano. L’obiettivo manifesto era, e rimane, la Champions. “Basterà” arrivare quarti (o vincere l’Euro- pa League). La concorrenza infuria. Al netto di Napoli e Juventus, oggi di un’altra categoria, l’Inter formica di Spalletti ha già cinque punti in più (e la miglior difesa, dettaglio che in Italia pesa tonnellate), la Lazio uno e la Roma, con una partita in meno, gli stessi.
I panni sporchi si lavano in famiglia. Fassone, sbagliando, ha preferito farlo urbi et orbi. In sintesi: “Arrendersi così è inaccettabile, due sconfitte in sei gare sono una mostruosità, il fatturato scalpita”. La serenata a Giampaolo aveva l’aria di una frecciata a Montella, estremo lascito dell’era Berlusconi e confessato d’urgenza a Milanello. Domenica, al Meazza, si presenta proprio la Roma e, dopo la sosta, sarà subito derby: si chiamano esami, e non finiscono mai. Specialmente per gli allenatori sotto tiro. E Montella lo è. Gira il nome di Mazzarri. Delirio puro.
Bonucci non sarà un fuoriclasse, ma non può essere nemmeno il pallido capitano che perde il controllo della nave ai primi indizi di burrasca. E Biglia sembra l’ombra del regista che avrebbe dovuto raffinare la manovra. Montella, lui, ha ribaltato il modulo (dal 4-3-3 al 3-5-2), pur di assicurare stampelle più solide a Bonucci, ha inserito Kalinic, sta dosando Calhanoglu e André Silva. Gli ingorghi del calendario impongono la zavorra del turnover, lotteria che allontana il varo di una formazione stabile: e per una rosa di fresco conio, non è poco.
Suso seconda punta non ha senso, lo si è visto a Marassi, e la bestemmia statistica di non aver mai tirato in porta coin- volge il progetto, come le otto reti globalmente incassate. Segno che gli equilibri latitano. La caccia al capro espiatorio conduce a Zapata, che lo Zapata doriano ha letteralmente sbranato, e a chi l’ha schierato. Il trasloco da un eccesso all’altro è tipico di noi italiani. Paga, il Milan, il “silicone” balneare che ne ha gonfiato le risorse. L’Inter ha dimostrato di saper soffrire, il Milan no. Un gol, e si scioglie.
MONTELLA è un allenatore che fatico a immaginare isterico, così leggero, così posato. Dovrà inventarsi un profilo da duro. Serve. E, a costo di infliggere gerarchie dolorose, battezzi un assetto meno ballerino.
Sarà un autunno caldo. Torna la Champions: questa sera Napoli-Feyenoord, domani Qarabag- Roma e Juventus-Olympiacos. Giovedì, largo all’Europa League: Milan-Rijeka, Lione-Atalanta e Lazio-Zulte Waregem. Sarri ha perso di nuovo Milik: operato al crociato del ginocchio destro, quattro mesi di prognosi. Il massimo della iella. Se il titolare non si tocca (Mertens), l’inedito vice potrebbe uscire, come a Ferrara, dal cilindro di Callejon. Allegri, digerito Messi, si dedica al recupero di Higuain. Occhio allo snodo con i greci: classifica alla mano, uno “spareggio”. In Azerbaigian, Di Francesco conta di pilotare la Roma a una vittoria che, nel suo piccolo, sarebbe una notizia.