Il Fatto Quotidiano

Il Milan è bello solo d’estate Mazzarri (per ora) aspetta

Dopo i furori d’agosto con numerosi acquisti e proclami di scudetto, c’è Montella in bilico. Questa sera riparte la Champions con Napoli-Feyenoord

- » ROBERTO BECCANTINI

Era d’estate, poco tempo fa. Il Milan cinese si aggiudicav­a, per distacco, l’Oscar del mercato. Se ne parlava come di un nuovo cinema paradiso. Fassone aveva cancellato Galliani e Mirabelli oscurato Braida. La squadra celebrava il ritorno in Europa passando da una vendemmia all’altra: 1-0 e 2-0 ai rumeni del Craiova, 6-0 e 1-0 ai macedoni dello Shkendija. La conferma di Donnarumma, alla faccia di Raiola (?), e i gol di Cutrone moltiplica­rono gli abbonament­i. Montella gongolava, le edicole stappavano titoloni. Per la cronaca, Boban e Shevchenko uscirono dal coro. Fior di ex, non terroristi in maschera. Le loro analisi, discutibil­i ma rispettabi­li, vennero declassate a saccenti gufate.

POI COMINCIÒil campionato. E, con il campionato, tutta un’ altra storia. Un paio di successi (3-0 a Crotone ,2-1 al Cagliari) e la prima lezione: Lazio-Milan 4-1. L’ ennesima abbuffata oltre confine (5-1 all’Austria Vienna), un’altra doppietta a domicilio ( 2- 1 all’Udinese, 2-0 alla Spal) e la seconda batosta: Sampdoria-Milan 2-0. E questa ancora più drastica, ancora più mortifican­te.

Diffidate degli scudetti d’agosto. Ingannano. L’obiettivo manifesto era, e rimane, la Champions. “Basterà” arrivare quarti (o vincere l’Euro- pa League). La concorrenz­a infuria. Al netto di Napoli e Juventus, oggi di un’altra categoria, l’Inter formica di Spalletti ha già cinque punti in più (e la miglior difesa, dettaglio che in Italia pesa tonnellate), la Lazio uno e la Roma, con una partita in meno, gli stessi.

I panni sporchi si lavano in famiglia. Fassone, sbagliando, ha preferito farlo urbi et orbi. In sintesi: “Arrendersi così è inaccettab­ile, due sconfitte in sei gare sono una mostruosit­à, il fatturato scalpita”. La serenata a Giampaolo aveva l’aria di una frecciata a Montella, estremo lascito dell’era Berlusconi e confessato d’urgenza a Milanello. Domenica, al Meazza, si presenta proprio la Roma e, dopo la sosta, sarà subito derby: si chiamano esami, e non finiscono mai. Specialmen­te per gli allenatori sotto tiro. E Montella lo è. Gira il nome di Mazzarri. Delirio puro.

Bonucci non sarà un fuoriclass­e, ma non può essere nemmeno il pallido capitano che perde il controllo della nave ai primi indizi di burrasca. E Biglia sembra l’ombra del regista che avrebbe dovuto raffinare la manovra. Montella, lui, ha ribaltato il modulo (dal 4-3-3 al 3-5-2), pur di assicurare stampelle più solide a Bonucci, ha inserito Kalinic, sta dosando Calhanoglu e André Silva. Gli ingorghi del calendario impongono la zavorra del turnover, lotteria che allontana il varo di una formazione stabile: e per una rosa di fresco conio, non è poco.

Suso seconda punta non ha senso, lo si è visto a Marassi, e la bestemmia statistica di non aver mai tirato in porta coin- volge il progetto, come le otto reti globalment­e incassate. Segno che gli equilibri latitano. La caccia al capro espiatorio conduce a Zapata, che lo Zapata doriano ha letteralme­nte sbranato, e a chi l’ha schierato. Il trasloco da un eccesso all’altro è tipico di noi italiani. Paga, il Milan, il “silicone” balneare che ne ha gonfiato le risorse. L’Inter ha dimostrato di saper soffrire, il Milan no. Un gol, e si scioglie.

MONTELLA è un allenatore che fatico a immaginare isterico, così leggero, così posato. Dovrà inventarsi un profilo da duro. Serve. E, a costo di infliggere gerarchie dolorose, battezzi un assetto meno ballerino.

Sarà un autunno caldo. Torna la Champions: questa sera Napoli-Feyenoord, domani Qarabag- Roma e Juventus-Olympiacos. Giovedì, largo all’Europa League: Milan-Rijeka, Lione-Atalanta e Lazio-Zulte Waregem. Sarri ha perso di nuovo Milik: operato al crociato del ginocchio destro, quattro mesi di prognosi. Il massimo della iella. Se il titolare non si tocca (Mertens), l’inedito vice potrebbe uscire, come a Ferrara, dal cilindro di Callejon. Allegri, digerito Messi, si dedica al recupero di Higuain. Occhio allo snodo con i greci: classifica alla mano, uno “spareggio”. In Azerbaigia­n, Di Francesco conta di pilotare la Roma a una vittoria che, nel suo piccolo, sarebbe una notizia.

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LaPresse In bilico Dopo sole sei gare Montella è considerat­o a rischio esonero

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