Il Csm ha aperto la pratica sulla gestione del finto pentito
Tutti fermi al Csm in attesa delle motivazioni della sentenza “Borsellino quater” che ha rivisto le condanne per la strage di via D’Amelio, dopo le dic hi ar az ioni del pentito Gaspare Spatuzza che ha mandato in frantumi le menzogne del falso collaboratore Vincenzo Scarantino, burattino di depistatori ancora ignoti.
Il Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura ha accolto la richiesta del consigliere togato Aldo Morgigni, che il 19 luglio scorso, durante il plenum di commemorazione di Borsellino e dei 5 agenti di scorta, ha chiesto l’apertura di una pratica in Prima commissione per verificare “eventuali omissioni investigative dei pubblici ministeri”. Al momento non c’è alcun atto, non è stato neppure designato un relatore, i consiglieri attendono le motivazioni del “Borsellino quater” che saranno importanti per capire il convincimento dei giudici su quali organi si sarebbero mossi per indurre Scarantino a mentire e non far emergere così tutta la verità su chi ha voluto la morte di Borsellino, oltre a Cosa Nostra.
La sentenza emessa il 20 aprile dalla Corte d’Assise di Caltanissetta ha condannato all’ergastolo due boss che l’avevano finora fatta franca, Salvatore Madonia e Vittorio Tutino; 10 anni per i falsi pentiti Francesco Andriotta e Calogero Pulci. Scarantino, invece, se l’è cavata con la prescrizione grazie alle attenuanti: avrebbe detto il falso “determinato da terzi”. Le motivazioni dovrebbero indicare chi potrebbero essere. Ieri Fiammetta Borsellino a Radio1 ha detto che assieme ai fratelli ha scritto al Csm per sapere cosa intende fare, ribadendo quanto detto il 19 luglio: “Troppe anomalie. Il nostro obiettivo è cercare la verità, fare luce sull’operato dei magistrati e dei poliziotti del Gruppo d’indagine sulle stragi Falcone e Borsellino. Hanno fatto una brillante carriera”.