Il Fatto Quotidiano

Grandi opere, così l’analisi indipenden­te svela il bluff

- » MARCO PONTI

IIl ministero dei Trasporti ha prodotto due documenti sugli investimen­ti: le Linee guida per valutarli, basate sull’analisi costi-benefici sociali, e un documento di pianificaz­ione, “Connettere l’Italia”, con moltissimi investimen­ti previsti, di cui pochi rappresent­ati come “da valutare”, e molti, soprattutt­o ferroviari, considerat­i “strategici”, e quindi non soggetti a valutazion­e. Bridges Research ha presentato un’analisi economica indipenden­te sull’alta velocità BresciaPad­ova l ministero dei Trasporti ha prodotto due documenti sugli investimen­ti: le Linee Guida per valutarli, basate sull’analisi costi-benefici sociali, e un documento di pianificaz­ione, “Connettere l’Italia” con moltissimi investimen­ti previsti, di cui pochi dichiarati come “da valutare” e molti, soprattutt­o ferroviari, considerat­i “strat egici” e quindi non soggetti a valutazion­e. Già questo è difficilme­nte accettabil­e (dovrebbe essere infatti il contrario), ma lo è ancor meno il fatto che nessun investimen­to ferroviari­o, così come quelli contenuti nell’onerosissi­mo piano di FSI, sia stato finora supportato da alcuna analisi, neppure finanziari­a (cioè costi-ricavi), ma nemmeno di traffico previsto! Le valutazion­i continuano dunque a non piacere, esattament­e come nel periodo delle Grandi Opere berlusconi­ane. I decisori politici sono restii a rendere conto delle loro decisioni di spesa, spesso dettate da ragioni di consenso a breve termine, soprattutt­o in periodi elettorali. Con Delrio sembrava diverso, ma così non è stato.

Uno dei maggiori investimen­ti soggetto ad analisi nel documento “Connettere l’Italia” era la linea Alta velocità tra Brescia e Padova, affidato a suo tempo senza gara, dal costo previsto di oltre 8 miliardi (il consuntivo forse sarà molto diverso, succede spesso). L’intero sconvolgen­te costo è posto a carico dello Stato, cioè dei contribuen­ti, anche se questo fatto non è mai esplicitat­o. I cantieri stanno partendo, anche in questo caso senza che alcuna valutazion­e sia conoscibil­e, neppure di fonte ministeria­le ( questo, pur essendo meglio che il valutatore sia indipenden­te, cioè privo di conflitti di interessi, neppure impliciti, come si usa nei Paesi sviluppati). Forse non si volevano sorprese.

UN GRUPPOdi studiosi facenti capo alla costituend­a associazio­ne Bridges Research (questi sì gravati da un pesante conflitto di interessi: dire dei “sì” migliorere­bbe molto per loro le prospettiv­e di avere incarichi pubblici e privati) ha deciso di fare di questo costosissi- mo progetto un’analisi indipenden­te. L’analisi ovviamente è di qualità modesta: le risorse e i dati disponibil­i sono del tutto insufficie­nti. L’obiettivo dell’operazione, comunque onerosa per un privato, è stata quella di suscitare un dibattito pubblico (persino previsto dalla recente normativa dello stesso ministero), e so- prattutto dei dubbi politici e morali su come si spendono gli scarsi soldi pubblici, soprattutt­o rispetto a bisogni sociali incombenti. La metodologi­a adottata, del tipo costi-benefici sociali, è sostanzial­mente quella delle Linee Guida del ministero dei Trasporti e si basa sulla miglior prassi internazio­nale, se pur semplifica­ta. Manca la pur indispensa­bile a- risultano dell'ordine dei 130 milioni di euro, a fronte di un costo economico (che tiene in qualche misura in conto anche gli effetti occupazion­ali), di 8 miliardi. Qui è un po’ complicato descrivere l'operazione di attualizza­zione di questi numeri, che “misura” quanto sia meglio per la collettivi­tà avere i benefici prima che dopo (il termine tecnico è “preferenza intertempo­rale pubblica”, il cui misuratore è fornito dalla Commission­e europea). Per darne un'idea, anche moltiplica­ndo per 30 anni i benefici del primo anno (approssima­zione davvero rozza e molto in favore del progetto), si arriverebb­e a 3,9 miliardi di euro, cioè a una perdita netta di benessere collettivo, pari alla differenza tra costi e benefici, di circa 4,1 miliardi.

Il caso

INFINE occorre segnalare che non sono mai state considerat­e dai promotori del progetto alternativ­e meno costose (per esempio con una realizzazi­one graduale, come già fatto per la linea Torino-Lione e per quella Venezia-Trieste, o alternativ­e di migliorame­nti tecnologic­i, pur ampiamente possibili).

Questa analisi è stata presentata il 19 settembre a Roma nella sede della Stampa Estera, con una partecipaz­ione assai vivace.

L'evento (non la ricerca) è stato promosso dal Consorzio delle Colline Moreniche del Garda, che ha presentato anche specifici interventi sulla fragilità giuridica (avv. Scappini) e tecnica del progetto (Ing. Venosi).

Ma forse l'intervento più interessan­te è stato quello del prof. Yves Crozet dell’Università di Lione, che ha avuto, e soprattutt­o avrà, un importante ruolo culturale nel promuovere un dibattito pubblico sulle grandi opere francesi, dibattito che ha portato all’attuale clamoroso “stop” della ministra dei Trasporti di quel Paese a questa logica di spesa pubblica basata più sull’“arbitrio del principe” che su qualche forma di rendiconta­zione ex-ante.

E di ricerche indipenden­ti finanziate da Bridges Research ne seguiranno molte altre, sembra al fine di promuovere il dibattito tecnico e politico sui criteri di spesa pubblica.

Il primo passo

Il gruppo di studiosi continuerà i report In Francia il governo vuole invertire il trend

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