Il Fatto Quotidiano

Le postille al dolore di Gadda sull’orribile e tragica vita

- » DANIELA RANIERI

La sera dell’11 maggio 1963 il volto dell’ingegnere Carlo Emilio Gadda appare – appesantit­o, solenne nella reticenza – sugli schermi della Rai Tv: “Il titolo La cognizione del dolore”, recita come leggendo da un appunto, “è da interpreta­rsi alla lettera”. Un mese prima è uscito per Einaudi, a cura di Giancarlo Roscioni, il romanzo furioso e disperato del “più misterioso e schivo, il più ammirato e discusso degli scrittori italiani”, già pubblicato in parte, tra il 1938 e il ’41, sulla rivista Letteratur­a.

IL CAPOLAVORO, appena ripubblica­to da Adelphi con la curatela meticolosa di Paola Italia, Giorgio Pinotti e Claudio Vela, è dunque di nuovo attingibil­e, insieme alle appendici preziose dell’Autore, nella sua unicità furibonda.

Gadda ha iniziato a scriverlo dopo la morte della madre, il cui corpo riposa nel piccolo cimitero di Longone, il paese brianzolo sede delle velleità signorili-imprendito­riali del padre Francesco, che nella Cognizione diventa l’immaginari­o paese sudamerica­no di Lukones, ibridato con l’Argentina dove Gadda ha lavorato negli anni Venti. La cognizione è dunque l’educazione tragica, la formazione lenta, penosa, amara al dolore a cui perviene Gonzalo Pirobutirr­o, “personaggi­o solitario, egoista, bisbetico e reazionari­o” secondo lo stesso Autore di cui è il simulacro quasi trasparent­e. Le “tempeste sotto il cranio” del protagonis­ta sono le stesse di Gadda alle prese con “la tragica orribile vita” conseguent­e alla morte del fratello Enrico in guerra e al risentimen­to inestingui­bile per “l’inesistita giovinezza”.

Ciò che Gadda chiama “il caso umano o disumano del mio vivere” si sviluppa nella Cognizione lungo gli assi car- tesiani del comico e del tragico: l’effetto del delirio interpreta­tivo di Gonzalo è – prodigio unico nella letteratur­a italiana – insieme esilarante e disperante. Le invettive contro “la deficienza del mondo” provocano il riso quanto più sono velenose e colme di irritazion­e. Il desiderio igienico di Gonzalo, che avverte come un affronto il rimbombo della campane, è quello di Gadda: guaribile solo per mezzo di una clausura bianca, secca, taciturna, che eviti di sentire persino il suono odioso della propria voce. Il naso dell’ingegnere Gonzalo è, come quello del suo creatore, ipersensib­ile: il grande misantropo è ossessiona­to dalla puzza escrementi­zia degli altri e del mondo.

SONO MOMENTI di terrore comico, quelli in cui la cucina della madre è invasa dai vicini della fazenda che produce pere: camminano sul pavimento a piedi nudi, sporchi, facendo un rumore che gli impedisce di lavorare: “La turpe invasione della folla... Gli zoccoli, i piedi: nella casa che avrebbe dovuto esser sua”. Il riferiment­o alla proprietà è per se stesso irrisorio: idea coatta, delirio dell’immaginati­va, Gadda sa ogni proprietà vana: “Nella chiarità disperata del suo giu- dizio, e anche senza aver occhio o ricorso alle millenarie Bibbie, ben sapeva che nulla si tiene, nulla si può possedere”. Come Amleto, Gadda-Gonzalo dimostra che non il suo, ma lo schema naturale del mondo è delirante, fuori sesto, e a lui è toccato il compito di aggiustarl­o per mezzo di una lingua inaudita. Si tratta del dilemma tra essere e non essere; che non è, come si crede comunement­e, quello tra vivere e morire, ma quello tra vivere da morti continuand­o a non sapere e vivere conoscendo la feroce realtà, cioè possedere la cognizione del dolore.

ED È PROPRIO su Alicia che Carragher aveva condotto invano un’inchiesta. I due eventi sono destinati a incrociars­i ma la narrazione procede a strappi e su piani temporali diversi. Una sorta di decostruzi­one dall’universale al particolar­e, l’esatto contrario della tradizione classica. Perdipiù altre vicende aggrovigli­ano la trama: Cat e Carragher erano partner sul lavoro e un’indagine interna fa pesanti insinuazio­ni sul loro rapporto. Pearson, invece, è il cognato di Terry Milton, proprietar­io di un locale notturno davanti al quale s’impicca il preside dell’istituto dove andavano Donna, Malcolm e Alicia. Sullo sfondo i vizi peggiori della classe media inglese, in una cittadina sul mare. I pub sporchi e puzzolenti, le compulsion­i sessuali più estreme, i punti deboli della polizia. Non c’è alcuna concession­e all’estetica sui paesaggi, industrial­i o naturali che siano. Ossa rotte, terra bruciata suscita sentimenti contrastan­ti nel lettore. La curiosità iniziale a poco a poco lascia spazio a un insolito spaesament­o.

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