Il Fatto Quotidiano

Più falsi del falso

- » MARCO TRAVAGLIO

Dopo gli strepitosi titoli dei giornaloni sul processo a Virginia Raggi per una presunta bugia (premio Pulitzer al Corriere: “Giustizia, il nuovo caso Roma”), urge riscrivere le regole che finora, per decenni, hanno presieduto alla giustizia penale e alla cosiddetta informazio­ne.

Le Procure prendano buona nota. Il “nuovo caso Roma” non può essere la fine di un’indagine stra nota, ultra strombazza­ta per 10 mesi a reti ed edicole unificate, la classica montagna (tre abusi d’ufficio, una rivelazion­e di segreti d’ufficio, un falso) che partorisce il topolino (tutto in archivio tranne il falso). L’unica novità, oltre alla caduta delle accuse più gravi, è la scoperta che con la Raggi erano indagati, per altri presunti abusi d’ufficio in altre nomine al Campidogli­o in base a una certa interpreta­zione del Tuel (Testo unico enti locali), i due precedesso­ri Gianni Alemanno e Ignazio Marino. Solo che della Raggi si sapeva tutto fin dalla sua iscrizione nel registro degli indagati, mentre di Alemanno e Marino non si sapeva nulla. Lo si è saputo ora che è stata chiesta l’archiviazi­one anche dei loro presunti abusi, così i due hanno potuto vivere sereni per mesi, forse per anni, diversamen­te dalla Raggi (com’era già accaduto al governator­e Pd Nicola Zingaretti, indagato per due anni per corruzione in Mafia Capitale senza che nessuno lo sapesse, almeno fino a quando ne è stata chiesta l’archiviazi­one). Non solo: siccome non si sapeva nulla delle accuse ad Alemanno eMarino, i burocrati comunali continuaro­no sotto la giunta Raggi a fare le nomine con gli stessi criteri seguiti sotto le precedenti. Magari, sapendo che quei criteri erano in odore di illegittim­ità, avrebbero interpreta­to diversamen­te il Tuel e così avrebbero evitato alla Raggi di incorrere nelle stesse contestazi­oni toccate a chi l’aveva preceduta, quando nessuno conosceva la corretta interpreta­zione data al Tuel dai pm.

Anche l’Ant icor ruzi one prenda buona nota. La Raggi è imputata di falso con l’accusa di aver mentito alla delegata comunale all’ An ti corruzione a proposito del conflitto d’interessi di Raffaele Marra, capo del Personale del Campidogli­o, nella promozione del fratello Renato. Ciò è avvenuto perché la delegata chiese spiegazion­i alla sindaca e la sindaca le rispose (se con una bugia o con le informazio­ni che aveva allora, lo deciderann­o i giudici). Dopodiché l’Anac girò la sua risposta ai pm perché procedesse­ro per falso. Ora, la domanda è semplice: perché l’A ntic orr uzio ne non chiede anche a uomini di altri partiti spiegazion­i sui loro conflitti d’interessi?

Che so, a Renzi sulle presunte soffiate del Giglio Magico a favore di babbo Tiziano per salvarlo dallo scandalo Consip. O alla Boschi sui presunti interventi occulti per salvare la Banca Etruria vicepresie­duta da babbo Pier Luigi. O a B. per i suoi infiniti conflitti d’interessi di leader politico, imprendito­re e imputato. Se l’Anac domanda, quelli devono rispondere. E se raccontano balle, l’accusa di falso scatta pure per loro. O l’unico conflitto d’interessi scoperto in Italia dall’Anticorruz­ione è quello dei fratelli Marra?

L’“informazio­ne” non deve prendere nota di nulla, perché già sa e fa tutto da sola. Col pilota automatico. Il 19.9 la Procura generale di Milano chiede il rinvio a giudizio del sindaco Pd Giuseppe Sala per falso materiale e ideologico, per aver retrodatat­o le carte del più grande appalto Expo, e stralcia per ulteriori approfondi­menti l’altra accusa di turbativa d’asta. Il Tg1 non dedica alla notizia alcun titolo: solo 18 secondi di speech dallo studio. E così Tg2 e Tg3. Il sito del Corriere la confina in fondo all’home page, sotto gli spettacoli col servizio sui 70 anni di Stephen King. Come pure il sito di Repubblica , sotto un’intervista a Martina Colombari. Idem sui giornali dell’indomani: non una parola (a parte il Fatto) in prima pagina. Il Corriere la relega in basso a pag. 21, sotto il terremoto a Città del Messico, cioè negli esteri. La Stampaa pag. 15 in fondo a destra. Repubblica in mezza pagina 18. Il Messaggero in una brevina di 22 righe su una colonna a pag. 15. I titoli sottolinea­no lo stralcio della turbativa d’asta (spacciato per archiviazi­one) e l’irrisoriet­à del falso: “I pm su Expo: processate Sala, ma cade l’accusa più grave” ( Repubblica), “Expo, chiesto il processo per Sala (ma solo per falso)” ( Corriere ), “‘Expo, processate Sala’. Ma cade l’accusa più grave” ( Stampa), “Sala a giudizio soltanto per falso” ( Messaggero). Che sarà mai un falso materiale e ideologico sul più grande appalto Expo: una quisquilia, anzi una medaglia. Il 28.9 la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio della sindaca M5S per falso ideologico. Stavolta sì che la notizia c’è, perbacco. Titoli di apertura e appositi servizi in primo piano di 2-3 minuti su Tg1, Tg2 e Tg3. I siti dei giornaloni la sparano a tutta home page. Ieri le prime pagine, poi le seconde, poi le terze di Corriere, Repubblica, Stampa e Messaggero ( più le cronache locali), praticamen­te monografic­he. Corredate dal solito Commento Unico basato su un falso molto ideologico e pure materiale: e cioè che i 5Stelle abbiano una doppia morale e si scoprano garantisti per la Raggi, mentre prima cacciavano gli inquisiti al primo avviso di garanzia, a prescinder­e dai fatti e dai reati, e Grillo al V- Day mandava affanculo i parlamenta­ri indagati (balle: i vaffa erano per i 24 pregiudica­ti). A nessuno viene in mente di titolare “Raggi imputata, ma solo per falso”. Anzi tutti la criticano perché sottolinea la caduta delle accuse più gravi. Il falso, grazie a lei, torna a essere un reato gravissimo. Più della frode fiscale, della corruzione e della mafia. Sennò come si fa a benedire le prossime nozze di Renzi col partito di B., Previti, Cosentino e Dell’Utri?

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