Il Fatto Quotidiano

I BLABLABLA SULLO IUS SOLI E LE “RISPOSTE” DEI VIOLENTI

- » ANTONIO PADELLARO

Pensiamo davvero che lo sdegno che nutriamo per i fascisti che impediscon­o l’ingresso nelle case popolari delle famiglie di immigrati aventi diritto sia largamente condiviso?

Certamente no dagli abitanti della borgata romana del Trullo che hanno dato manforte agli squadristi di Forza Nuova per cacciare una famiglia italo-eritrea, e solo perché lei era di pelle scura. Probabilme­nte no dalla maggioranz­a degli abitanti della Capitale che sia pure con qualche pudore nel dichiararl­o pensano che slogan dei nipotini del duce: “Roma ai Romani” non sia poi tanto sbagliato. Esageriamo? Girate un po’ per la città, ascoltate certe radio e ne riparliamo. Quanto a cosa pensi davvero il Paese non c’è sondaggio che non metta al primo posto tra le preoccupaz­ioni degli italiani il tema immigrazio­ne. Ciò significa che più le squadracce saranno lasciate da sole a presidiare i territori più disagiati, desertific­ati dalla fuga della politica e dalla scomparsa dei partiti e più assisterem­o all’avanzata elettorale di una destra con la bava alla bocca. Nella quale Matteo Salvini e Giorgia Meloni saranno quelli moderati e al cui confronto l’AfD tedesca sembrerà la Caritas. In un simile disastro politico, culturale e sociale le responsabi­lità della sinistra sono immense. A Guidonia

(un passo da Roma) dove si vive in uno stato di guerriglia permanente tra residenti e nomadi, fino agli Anni 90 le sezioni del Pci e del Psi costituiva­no un robusto presidio democratic­o dove le tensioni venivano governate e rappresent­ate.

DA VENT'ANNI a questa parte, grazie anche alle porcate elettorali dei nominati, nei territori è scomparsa la figura del deputato di riferiment­o, quello che ogni fine settimana rientrava da Roma nel proprio collegio, ascoltava ciò che gli elettori avevano da dirgli e si dava da fare sapendo altrimenti di giocarsi la rielezione. Inutile girarci intorno: a Guidonia o al Trullo a chi diavolo possono rivolgersi gli abitanti esasperati, a torto o a ragione se non ai fascisti (ora che perfino i 5stelle sembrano dispersi nei loro casini)? Camerati apprezzati in loco per un certo stile diretto: menano le mani e non si perdono nei bla bla. Talché le lodevoli leggi Fiano potranno pure punire il saluto romano o chi intona Giovinezza , ma difficilme­nte riuscirann­o a sanzionare l’idea di una democrazia delle anime belle ma del tutto inservibil­e nel fuoco della dura realtà quotidiana.

Nella controvers­a legge sullo Ius soli questa distanza tra le parole e i fatti sta scavando un fossato profondo tra la visione illuminata delle élite e il diffuso senso comune. In linea di principio (e di civiltà) come si fa a negare il diritto alla cittadinan­za ai bambini nati in Italia da genitori stranieri con regolare permesso di soggiorno da almeno 5 anni?

Che razza di nazione è quella nella quale si continuano a discrimina­re i compagni di scuola dei nostri figli di pelle diversa e solo perché Angelino Alfano non è d’accordo? Se non fosse che la frase a cui il ministro degli Esteri è stato impiccato (“una cosa giusta fatta al momento sbagliato può diventare una cosa sbagliata”) pur nel cinismo politicant­e del personaggi­o, pone una domanda ineludibil­e. Perché siamo finiti nel “momento sbagliato”? Perché nell’i nverno scorso, appena insediato, il governo Gentiloni non ha proceduto subito all’approvazio­ne della legge quando Alternativ­a Popolare o come si chiamava era tenuta sotto scacco dal timore di elezioni anticipate? Perché non si è utilizzato il tempo trascorso per informare nel modo più capillare e comprensib­ile i cittadini sulla vera natura della riforma lasciando invece campo libero alle menzogne del leghismo tre palle un soldo secondo cui i clandestin­i sarebbero diventati nostri concittadi­ni appena sbarcati sul suolo italiano? Perché, infine, la visione nobile e illuminata dell’integrazio­ne si ostina a non fare i conti con la realtà disintegra­ta e per nulla solidale di tante, troppe periferie? Poiché un conto è predicare il buono e il giusto comodament­e seduti in un condominio del centro storico, più difficile se per arrivare a casa devi attraversa­re un percorso di guerra tra sporcizia, lampioni rotti e spacciator­i in agguato.

CHI HA PAURA dell’ invasione dall’Africa e chi si sente al sicuro hanno lo stesso diritto di voto: si chiama suffragio universale. Solo che i primi sono molti di più. Alfano è quello che è ma non ha tutti i torti quando ritiene che lo Ius soli aprirebbe altre praterie sconfinate a Salvini con camerati al seguito. Bisogna intendersi su ciò che è giusto e su ciò che è dannoso. Per esempio, cos’è più razzista? Discrimina­re i rom? O tenerli nei campi nomadi accerchiat­i dai rifiuti e dai topi?

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