Usa: stop viaggi a Cuba, ritirati i diplomatici
Attacchi
acustici contro i funzionari americani della missione diplomatica. Alcuni di loro hanno riportato conseguenze gravi. Gli attacchi per il momento restano inspiegabili e così gli Stati Uniti hanno deciso di ritirare gran parte del personale dell’ambasciata dell’Avana, circa il 60%. interrompendo, a scadenza indefinita, il rilascio di visti per turismo e fermando i viaggi di delegazioni ufficiali.
La decisione, arriva tre giorni dopo l’incontro tra il segretario di Stato Rex Tillerson e il ministro degli Esteri cubano, Bruno Eduardo Rodríguez Parrilla. Nell’incontro tra i due, Tillerson aveva sottolineato “la gravità della situazione e insistito con le autorità cubane sui loro obblighi di protezione del personale dell’amba- sciata e dei loro famigliari”. Il ministro Rodriguez ha replicato che “sarebbe stato deplorevole politicizzare una situazione di questa natura e prendere decisioni affrettate senza sostegno di prove e risultati investigativi conclusivi”.
Gli Stati Uniti hanno deciso la fuga dall’Avana dopo che diversi dipendenti d el l’ambasciata sono stati oggetto di “specifici attacchi”, in residence e hotel. Il dipartimento di Stato si dice convinto che i cittadini Usa possano essere a rischio, a Cuba, anche se non sono diplomatici. Vengono descritti anche i sintomi accusati dalle vittime, come la perdita dell’udito, disturbi di tipo cognitivo, difficoltà nel sonno, affaticamento, mal di testa, capogiri e problemi riscontrati all’a pp arato uditivo.
PER IL MOMENTO, gli Stati Uniti accusano direttamente Cuba: “Non abbiamo escluso la possibilità che sia coinvolto un paese terzo”, riferiscono dal dipartimento di Stato e il ministero dell’Interno cubano nega qualsiasi responsabilità: “Cuba non ha mai permesso né permetterà che il suo territorio venga usato per azioni contro di- plomatici accreditati”. In tutto sarebbero 20 i funzionari di ambasciata che hanno riportato danni alla salute. Tutto è iniziato un anno fa, quando cinque diplomatici americani e alcuni loro familiari hanno cominciato a soffrire di problemi di udito e di altri sintomi, decidendo che la soluzione migliore fosse quella di rientrare negli Stati Uniti.
Intervenne allora l’Fbi e dopo le indagini le autorità conclusero che i funzionari erano stati vittime di “attacchi acustici” o, come riferito dal Washington Post, di “un’arma sonora nascosta”. Secondo le indagini qualcuno avrebbe celato dei dispositivi elettronici che emettono onde sonore non udibili dentro o vicino alle case degli americani, anche se non è chiaro se l’intenzione fosse di colpirli deliberatamente. L’udito di almeno uno dei funzionari sarebbe stato danneggiato in modo permanente.
La prima risposta degli Stati Uniti fu l’espulsione, lo scorso maggio, di due diplomatici dell’Avana dagli Usa. Cuba però insiste; il ministro Rodriguez ha fatto sapere a Tillerson che “secondo i risultati preliminari ottenuti dalle autorità cubane nelle loro indagini, tenute in considerazione le informazioni fornite dalle autorità statunitensi, non esistono ancora prove della causa o dell’origine dei disturbi segnalati dai diplomatici statunitensi”.
La scelta di ridurre la nostra presenza è stata presa per tutelare il personale Le indagini continuano
REX TILLERSON