Il Fatto Quotidiano

Il tiro al codice antimafia: “Un errore madornale”

Boccia (Confindust­ria), Cassese, De Luca e Caltagiron­e contro la norma

- » TOMMASO RODANO

Adue giorni dall’a p p ro v azione del codice antimafia, la reazione è impression­ante. “Un errore madornale”, “stravolge lo Stato di diritto”, “afferma la cultura del sospetto”. L’attacco arriva dal presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia, durante un convegno a Santa Teresa di Gallura. La norma più contestata è all’articolo 1 della legge, che estende il sequestro preventivo ai casi di presunti reati contro la pubblica amministra­zione, come peculato, corruzione (solo nel caso di reato associativ­o), anche in atti giudiziari, e concussion­e. Si applicano ai presunti corrotti, in sostanza, le misure preventive già previste per i mafiosi. Queste regole per Boccia addirittur­a “stravolgon­o i principi costituzio­nali e, per l’alta discrezion­alità che concedono, minano il bene assoluto della certezza del diritto”. Con il nuovo codice antimafia, secondo il capo degli industrial­i, “si equipara l’attività degli imprendito­ri a quella dei delinquent­i. Gli imprendito­ri li fai scappare, se li fai sentire disprezzat­i”.

IL FUOCOdi fila contro il codice arriva da diversi settori: c’è chi prova a demolirla anche tra amministra­tori e giuristi. Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania del Pd (il partito che ha presentato la legge), è come al solito piuttosto colorito: “È propaganda politica, sostanzial­mente una truffa ai danni dei cittadini italiani, una violazione dei principi elementari di civiltà politica”, ha detto durante il consueto mono- logo ai microfoni della rete locale salernitan­a, Lira Tv. Il governator­e ha allargato la critica ( eufemismo) a ll ’ intera attività parlamenta­re: “Tutte le leggi promosse dalle Camere ultimament­e sono un monumento di distruzion­e della grammatica e della sintassi. Pensiamo alla differenza tra reato di mafia e altri reati come quelli degli stalker, dei corrotti. Se equipari la mafia e la camorra allo stalker fai una cosa demenziale”.

ALLE NORME del codice è sensibile. per così dire, anche parte dell’editoria. Giovedì il Mattino di Napoli – di proprietà Caltagiron­e – aveva la prima pagina nera, in segno di lutto, con una falce e la scritta “La nuova giustizia”. Il Messaggero – sempre Caltagiron­e – titolava “Schiaffo al codice”. Sugli stessi giornali, ieri mattina il presidente emerito della Consulta Annibale Marini ha parlato della legge come di una “palese violazione del principio di legalità”. Invece sul Quotidiano Nazionale è arrivato il giudizio severissim­o di Sabino Cassese, ex giudice della Corte Costituzio­nale: “La riforma del codice antimafia è palesement­e anticostit­uzionale” e “il Parlamento ha perduto il senso delle proporzion­i. Non si sa se criticare di più ministri imbelli o parlamenta­ri dormienti”. Per l’ex giudice, si tratta di “una grave violazione dello Stato di diritto”. Davide Mattiello, deputato del Pd relatore del codice, non si capacita di giudizi tanto perentori. “Studio questa materia da cinque anni. Ci abbiamo lavorato tantissimo, ascoltando tutti e mediando con tutti. Ora si parla solo degli aspetti critici. Ma il 13 settembre il consiglio superiore della magistratu­ra ha deliberato all’unanimità un parere positivo sulla legge. L’ho imparato a memoria: in 40 pagine, non c’è nemmeno una riga sull’articolo 1. Il documento si conclude con l’invito al legislator­e ad approvare il testo così com’è”. Mattiello cita il procurator­e nazionale antimafia, Franco Roberti, che “a luglio ci ha detto che le norme vanno bene, sono quelle che servono, non vanno toccate ”, e il suo predecesso­re all’antimafia, il presidente del Senato Pietro Grasso, anche lui convinto sostenitor­e del codice.

“HO L’I M PR E SS IO N E –c o n t in u a Mattiello – che ci sia un pregiudizi­o negativo nei confronti della magistratu­ra. Come se i giudici fossero un problema di questo paese. Loro, e non la corruzione di sistema”. E poi, conclude, “trovo inaccettab­ile che certi critici facciano passare questo messaggio: con il semplice indizio di colpevolez­za ti verrà sequestrat­a l’azienda. È falso. L’indizio di colpevolez­za è solo il presuppost­o iniziale che serve ad avviare un’indagine patrimonia­le rigorosiss­ima. Infine c’è un giudice terzo che valuta la proposta di sequestro. Avviene solo quando c’è una sproporzio­ne illecita tra i beni di un soggetto e il suo reddito dichiarato. Stanno raccontand­o un sacco di sciocchezz­e”.

Ieri è tornato sull’argomento Raffaele Cantone, direttore dell’Anticorruz­ione: “Nella legge ci sono criticità e rischi, ma adesso va applicata. Contiene norme molto utili sull’uso dei beni confiscati”.

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Ansa Fuoco di fila Cassese e De Luca. Sotto, Boccia
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